Alessandra Dal Moro
Tribunale di Milano
La storia dell’Ufficio per il processo comincia da lontano, dall’idea storica sempre coltivata dagli Osservatori della giustizia civile che sfocia nelle prime sperimentazioni degli anni tra il 2005-2008. intraprese negli uffici di Firenze e Milano. Inizialmente l’obiettivo era quello di supportare la decisione del giudice, ma ha presto finito, fisiologicamente, per mutarsi in supporto della attività giurisdizionale intesa come frutto della sinergia di diversi segmenti organizzativi e protagonisti (giudice, cancelleria, addetti, GOP avvocati), in funzione soprattutto della sua tempestività e della sua qualità: in breve la stessa esperienza concreta di chi si è dedicato allo sviluppo de questa ipotesi di struttura organizzativa ha portato dall’ufficio per il giudice con i soli tirocinanti, all’ufficio per il processo.
Il tema dell’attuazione dell’ufficio per il processo è indubbiamente centrale se si guarda in particolare agli obiettivo fissati dal PNRR in tema di giustizia, ma è sostanzialmente assente nel dibattito politico sulla giustizia
Questa tavola rotonda tiene conto del fatto che la manovra complessiva per affrontare gli obiettivi del PNRR ha previsto interventi plurimi e quindi responsabilità a livello attuativo diverse:
- UPP;
- assunzione di personale a tempo determinato;
- pon governance (programma operativo nazionale, che implica coinvolgimento delle università in funzione di supporto ma anche di ripensamento della formazione dei giuristi).
Cercando di mettere a fuoco le maggiori criticità si possono individuare i seguenti temi di dibattito:
- problema della governance: chi gestisce? E come si coordina CSM /SSM/Ministero/Università; quale ruolo ha l’Avvocatura?
- carenza dirigenza amministrativa;
- adeguatezza governance degli uffici giudiziari;
- scoperture organici UPP / forte turn over per assenza di prospettive di stabilizzazione / formazione degli stessi;
- impreparazione università ad affrontare il progetto (scollamento università/uffici giudiziari - scarsa consapevolezza e conoscenza della loro organizzazione anche a livello ordinamentale).
Come conservare però la grande spinta innovativa che c’è stata negli uffici giudiziari e non solo attraverso l’impegno concreto volto a far funzionare l’UPP in funzione del raggiungimento obeittivi? Appare necessario:
- un cambio di mentalità e di cultura del lavoro giurisdizionale e della sua governance;
- interdisciplinarietà (giudice, amministrativi, funzionari, GOP, università, avvocati);
- sviluppo delle banche dati giurisprudenziali alimentate dai casi più che dalle massime;
- cultura della conoscenza attraverso il monitoraggio statistico di qualità del dato non solo nazionale ma ufficio per ufficio, sezione per sezione (conoscere per amministrare).
Carlo CITTERIO, presidente della Corte d’appello di Venezia: quali risultati si possono registrare in termini di quantità (capacità definitorie e riduzione quindi dei tempi del processo e dell’arretrato) e qualità dell’attività giurisdizionale, di supporto all’attività amministrativa (dalle cancellerie, al monitoraggio del modello organizzativo, alla statistiche, a banche dati)?
Partendo dai risultati e dalle criticità in concreto rilevate (mancate assunzioni – forte turn over - formazione inadeguata) quali potenzialità e prospettive ? cosa chiederebbe a CSM / cosa a Ministero come dirigente distrettuale?
Antonello COSENTINO, consigliere della Corte di cassazione, componente dell’attuale CSM: si sperimenta una ridefinizione dello statuto del lavoro del magistrato (da artigiano solitario a coordinatore di uno staff, o comunque a parte di un sistema inclusivo di competenze diverse); come il CSM può contribuire a questo sforzo di rinnovamento culturale, a livello ordinamentale e di governo autonomo (tabelle -linee guida -tavolo tecnico – formazione SSM)?
Giuseppe SANTALUCIA, consigliere della Corte di Cassazione, presidente dell’ANM: l’esperienza degli uffici è positiva per le energie che si sono sprigionate e il cambio di mentalità in atto; l’associazione in che termini può contribuire a promuovere questo cambio culturale (che è anche organizzativo e investe il modo stesso di interpretare la funzione del magistrato)?
E come a monitorare l’esperienza in corso anche con riguardo alla capacità di governance effettiva dei diversi soggetto responsabili a livello istituzionale, affinchè il raggiungimento o meno degli obiettivi non rischi di essere addossato agli uffici? A quale livello ed in che modo il coinvolgimento del CNF può essere importante (avendo l’avvocatura sempre fornito un contributo consapevole all’organizzazione degli uffici)?
Sergio PAPARO, avvocato, Presidente COA Firenze: quale percezione ha l’avvocatura degli effetti dell’esperienza dell’UPP in atto sulla giurisdizione? registra riscontri positivi (produttività-celerità) e/o negativi (es. carenza del coinvolgimento degli avvocati nell’attività di organizzazione e di costituzione dell’Ufficio per il processo);
quale contributo potrebbe dare l’avvocatura che è invece direttamente coinvolta nella formazione del progetto tabellare e nel governo autonomo locale e centrale, anche alla luce dell’esperienza UPP Firenze?
Barbara RANDAZZO, professore ordinario di diritto costituzionale Università di Milano: il pon (programma operativo nazionale) è rimasto un po’ ai margini dell’esperienza UPP benchè prevedesse supporto all’attuazione e sviluppo dello stesso (varie cause...); sulla base dei moduli progettuali che hanno avuto il merito di indurre a superare il muro Uffici/ università, quali prospettive di sostegno ed implementazione del progetto UPP può offrire l’Università ? (formazione formazione delle nuove figure di giuristi che implica questo diverso modo di concepire il servizio della giurisdizione ma anche l’organizzazione del lavoro: nella prospettiva di un lavoro di coordinamento tra e di professionalità diverse tutte serventi il risultato; formazione non solo tecnica ma anche in funzione dello sviluppo di capacità di leadership);
quale contributo potrebbe dare già da oggi in particolare nel monitaraggio e nella valutazione del lavoro dei nuovi funzionari in vista dell’ “attestato di merito” considerato che le funzioni cui sono assegnate sono diverse?)
Walter VERINI, senatore PD, Presidente Commissione Giustizia PD: stanti le potenzialità ma anche i limiti del sistema, non deve essere dispersa l’esperienza e le risorse sprigionate dall’UPP in modo che da strumento di “sopravvivenza” in una situazione critica in funzione del raggiungimento dei risultati del PNRR divenga paradigma organizzativo stabile, capace di cambiare i modelli organizzativi negli uffici giudiziari; la prospettiva di “stabilizzazione” dell’esperienza la diamo per scontata visto che il governo (precedente) ha investito in questa misura di potenziamento dell’efficacia della risposta di giustizia essenziale anche economicamente per il paese, ed anche di suo allargamento agli uffici che oggi non sono coinvolti ( requirenti e specializzati minorili e sorveglianza; ma anche l’ufficio giudice di pace considerato l’aumento forte delle competenze);
Si tratterà di disincentivare, anzitutto, il turn over per impedire che esperienze anche molto positive in termini di risultati finiscano per carenza di risorse, favorendo la stabilizzazione delle nuove figure di funzionari alla cui formazione potrà e dovrà senz’altro contribuire l’Università che deve tener conto che sono cambiati gli obiettivi della formazione essendo cambiato proprio il modello degli operatori che si interfacciano in questo servizio.
All’On. Verini, dunque, che anzitutto ringraziamo della sua presenza, vorrei chiedere se coloro che hanno voluto e creduto in questo nuovo paradigma organizzativo ci credono ancora. Se in particolare le forze di opposizione che sono quelle che hanno voluto questi cambiamenti e chiesto questi sforzi, considerano di farsi promotrici, di attivarsi, per la stabilizzazione di questa esperienza in sede non solo nazionale ma europea. E quali pensano possano essere i passi a livello politico per promuovere la messa a regime dell’UPP al di là delle scadenze del PNRR.