Il testo unico si è perso tra Roma e Messina
Ieri il CSM ha deliberato due nomine che ci sembrano davvero inconciliabili con la disciplina del testo unico sulla dirigenza giudiziaria.
A Roma, per il posto di presidente del tribunale di sorveglianza di Roma, la dott.ssa Marina Finiti, giudice (già presidente di sezione) del tribunale di Roma, è stata preferita (19 voti contro 11) alla dott.ssa Vittoria Stefanelli, magistrato del tribunale di sorveglianza di Roma, già vicaria e, attualmente, presidente facente funzioni.
A Messina, per il posto di procuratore della Repubblica, il dott. Antonio D’Amato, procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, è stato preferito (15 voti contro 14) alla dott.ssa Rosa Raffa, procuratrice aggiunta presso la procura stessa di Messina, già vicaria e, attualmente, procuratrice facente funzioni.
In entrambe le votazioni la delibera vincente è stata sostenuta dai consiglieri di Magistratura Indipendente con il sostegno compatto dei laici di centrodestra e di Italia viva e col voto della Prima Presidente. I consiglieri di Unicost hanno votato la dott.ssa Finiti per il tribunale di sorveglianza di Roma e la dott.ssa Raffa per la procura di Messina.
Tanto il dott. D’Amato quanto la dott.ssa Finiti sono magistrati con curricula di rilievo.
Ma non possiamo non sottolineare, per quanto riguarda il tribunale di sorveglianza di Roma, che il testo unico (art. 19) detta indicatori specifici per gli uffici specializzati nei settori dei minori e della sorveglianza (durata dell’esperienza nel settore specializzato nel quindicennio anteriore alla vacanza e pregressi o attuali incarichi direttivi nel medesimo settore). La dott.ssa Stefanelli possedeva (ampiamente) entrambi tali indicatori specifici; la dott.ssa Finiti, nessuno dei due.
Quanto alla scelta del procuratore di Messina (che è procura distrettuale), sinceramente non riusciamo a capire come possa essere preferito un collega che svolge le funzioni di aggiunto in una procura circondariale (dove è rientrato, al termine del proprio mandato consiliare, da meno di un anno) a una collega che è aggiunto in una procura distrettuale, che, in più, in quell’ufficio – lo stesso messo a concorso! – era vicaria; che, in più, lo stesso ufficio dirige oggi quale facente funzioni; che, in più, ha una pregressa esperienza direttiva di otto anni come procuratore di Patti; che, in più, opera da trent’anni nel contrasto alla criminalità della Sicilia orientale.
Viene in mente Blaise Pascal: forse il CSM ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.
9 febbraio 2024