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Improcedibilità, perché siamo contrari

Approvato il parere del CSM sull’emendamento che introduce in appello e Cassazione un istituto che porterebbe all’estinzione migliaia di processi. Sono altri gli interventi riformatori necessari contro l’eccessiva durata dei giudizi

Oggi il Plenum del CSM ha approvato, a maggioranza, il parere sull’emendamento del Governo che introduce l’istituto della improcedibilità dell’azione penale in appello e in Cassazione per decorso del tempo (16 voti a favore: Ardita, Benedetti, Cascini, Celentano, Cerabona, Chinaglia, Ciambellini, Curzio, Dal Moro, Di Matteo, Gigliotti, Grillo, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro; 3 voti contrari: Balduini, Basile, Lanzi e 4 astenuti: Braggion, Cavanna, D’Amato, Miccichè).

Rinviamo, per una compiuta analisi degli elementi di criticità della riforma, al testo della delibera, consultabile sul sito del CSM.

Abbiamo votato a favore della delibera, in quanto riteniamo che l’intervento proposto avrebbe ricadute molto gravi sulla funzionalità degli uffici giudiziari.

La norma sulla improcedibilità, nella situazione attuale delle corti d’appello e della Corte di Cassazione, porterebbe all’estinzione di migliaia di processi.

E’, dunque, concreto il rischio che per evitare questo esito si debbano spostare magistrati dal primo grado all’appello e dal civile al penale, con l’ovvio risultato che aumenterà la durata dei processi di primo grado e dei processi civili.

L’eccessiva durata dei giudizi è una gravissima patologia del sistema giudiziario italiano, diventata ormai endemica, che ha cause diverse e risalenti: l’eccessivo numero di reati; l’assenza di investimenti sul personale e sull’innovazione; un sistema processuale che pretende di garantire tre gradi di giudizio anche per una condanna a cento euro di multa.

È su questo che bisogna intervenire. In parte la riforma lo fa, ma in modo insufficiente.

Ci dispiace che una parte dei componenti non abbia condiviso l’opportunità di far sentire all’esterno la voce unitaria del CSM, anche allo scopo di evitare che si possa far ricadere sulle spalle dei magistrati la responsabilità del probabile fallimento della riforma.

Elisabetta Chinaglia,
Alessandra Dal Moro,
Giuseppe Cascini,
Mario Suriano,
Ciccio Zaccaro

 

29 luglio 2021