L’Italia ripudia la guerra
I giorni che stiamo vivendo, con inaspettata violenza, ci stanno riportando indietro nella storia.
La mia generazione è cresciuta nell’alveo di una cultura giuridica e politica che, a fronte della carneficina e della devastazione provocate da due conflitti mondiali di cui il territorio europeo, soprattutto, è stato il teatro, ha trovato nel dialogo, nel confronto nel riconoscimento dell’altro, gli strumenti per neutralizzare il principio della forza e la dinamica della relazione fondata sulla sopraffazione.
L’ha fatto attraverso il passaggio imprescindibile del riconoscimento del valore della persona, di ciascuna persona, di cui ha affermato l’insopprimibile dignità, al di là di ogni differenza e di ogni condizione di minoranza o di bisogno.
In tutte le dichiarazioni che stanno alla base delle società realmente democratiche, la prima affermazione, quella che non consente che una persona possa essere strumento, ma impone sia sempre fine dell’attività politica e sociale, è proprio quella che sancisce la sua connaturata dignità: è affermato nell’art. 3 della nostra Costituzione, nel preambolo e nell’art. 1 della Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo; “Dignità” è addirittura il titolo, oltre che il contenuto, del primo articolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Europa.
Questo è il presidio che sta alla base di tutti quegli strumenti che si incarnano nello Stato di Diritto, questo è il principio informatore che consente la vita democratica, la libertà, i diritti, attraverso la consapevole osservanza dei doveri di solidarietà, nella vita relazionale, politica e sociale.
Ogni guerra è una cosa insensata che, scavalcando questo principio e riaffermando il primato della forza, porta atrocità e sofferenze. Ed in questo quella che vede vittima l’Ucraina non è diversa dalle altre che hanno scandito la storia, anche in anni recenti (dalla Bosnia, alla Siria all’Afghanistan solo per citarne alcune).
Ma l’attacco armato e l’invasione contro uno stato sovrano democratico, nel cuore del territorio europeo, la violenza cieca e sconsiderata verso civili inermi, bambini, anziani, donne, uomini, l’indifferenza e il disprezzo per la loro sofferenza, per le loro vite, le loro case, il loro futuro, ci scuote dall’illusione di essere riusciti a tenere fuori le guerre dalle nostre vite e ci chiama inesorabilmente alla responsabilità di rendere reale ed effettivo il presidio che in questi 70 anni di pace in Europa è stato costruito perché quello che è accaduto non accadesse mai più.
Come ci ha ricordato ieri il Presidente della Repubblica in occasione della giornata internazionale dedicata alle donne, il dovere di ogni cittadino europeo, che si è nutrito della cultura della pace e della tutela dei diritti fondamentali, è quello di chiedere l’immediata cessazione delle ostilità, che le armi tacciano e riprenda il dialogo, unico strumento di risoluzione dei conflitti coerente con il principio di dignità di tutti gli esseri umani e di conseguente ripudio di ogni guerra.
Giuseppe Cascini,
Elisabetta Chinaglia,
,Alessandra Dal Moro,
Mario Suriano,
Ciccio Zaccaro
9 marzo 2022