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Processo Civile Telematico: così non va

Il gruppo consiliare di AreaDG chiede un confronto urgente tra CSM e Ministero dopo le disfunzioni del Processo Civile Telematico che continuano a creare disfunzioni al lavoro dei magistrati e al servizio giustizia

Oggi abbiamo chiesto al Comitato di Presidenza l’apertura di una pratica presso la VII Commissione referente per un confronto urgente con la D.G.S.I.A., presso il Ministero della Giustizia, sul funzionamento del Processo Civile Telematico e sullo stato del processo di digitalizzazione dei servizi funzionali alla giurisdizione

IL PCT rappresenta ormai il presente della giustizia civile italiana, specie dopo la pandemia nella quale è stato lo strumento per continuare l’attività giudiziaria nel distanziamento sociale, il che ha portato anche i più contrari ad avvalersi dell’informatica.
Da tempo il deposito degli atti tutti del processo di merito innanzi a Tribunali e Corti d’appello può essere fatto con gli strumenti informatici, anzi è obbligatorio per gli atti endoprocessuali, e fino al 30 luglio prossimo ciò è obbligatorio per legge anche per gli atti introduttivi.

Dal 12 luglio scorso si sono verificati gravi disservizi a causa delle patch dei sistemi civili che hanno tenuto chiusi i server del Ministero della Giustizia nei giorni 9, 10 e 11 luglio.
Dopo la patch i sistemi sono stati riaperti alle 8.30 del 12 luglio per essere poi prontamente richiusi fino al mezzogiorno dello stesso giorno, visti gli inconvenienti immediatamente verificatisi. Il giorno successivo sono stati nuovamente richiusi senza preavviso e senza segnalazione del momento di riapertura.

Dal 12 i depositi di giudice ed avvocati sono frequentemente in errore fatale e quasi sempre in errore di controllo di firma, anche per la indisponibilità di alcuni servizi sul portale dei servizi e del REGINDE.

Le modifiche apportate, su tutta Italia, hanno comportato la necessaria installazione della nuova consolle, poiché altrimenti non è possibile aggiornare la base dati locale, eseguire le controfirme, verificare esito depositi; ma la consolle aggiornata in molti casi segnalava comunque una serie di eccezioni multiple nella estrazione e nella consultazione dei registri per verificare i depositi e per altre operazioni; inoltre molti fascicoli davano errore in aggiornamento.
Ciò perdura fino almeno al 15 luglio.

Il repertorio delle sentenze Siecic (fallimentari) si è bloccato e non è possibile a tutto il 15 luglio la pubblicazione delle sentenze su quel registro riservato a fallimenti ed esecuzioni, quandanche cartacee.
Le funzioni di assegnazione telematiche del presidente di sezione sono a tutto il 15 luglio impossibili.

E i problemi generati dall’aggiornamento sono ancora in fase di censimento completo.

Situazioni simili, in passato fortunatamente meno gravi, si verificano ormai ad ogni aggiornamento (4/5 volte all’anno) in particolare perché è stata persa la prassi di passare gli aggiornamenti su un solo distretto per preservare gli altri dai danni di strumenti testati in modo insufficiente.

Le criticità che si creano ad ogni nuovo aggiornamento della consolle stanno diventando un problema serissimo in un lavoro basato ormai tutto sullo strumento informatico, quando la sua utilizzabilità va via via scemando.

Tanto nefaste, puntualmente verificatesi il 12 luglio, ma certo non solo il 12 luglio. che la maggior parte dei giudici preferisce non aggiornare consolle temendo conseguenze

Inevitabile il calo della fiducia nello strumento informatico che rischia di compromettere il lavoro proficuo svolto negli ultimi dieci anni.

Nella vastità del fenomeno il personale della assistenza, numericamente limitato rispetto alle esigenze, ben poco può fare; e sembra mancare comunque una strategia direttivae una comunicazione efficiente: le notizie circolano, su chat, mailing list e passaparola, il che contribuisce ad aumentare la sfiducia per questo modo di lavorare, per la carenza di risposte istituzionali.

La cosa è nota anche agli avvocati (che a loro volta trovano ostacolo a depositare gli atti) e la sfiducia quindi si comunica alla utenza, giustamente preoccupata dell’esito delle sue istanze, con continue sollecitazioni alle cancellerie degli Uffici Giudiziari, le quali poco sanno e a loro volta poco possono dire, per le carenze della strategia comunicativa di cui s’è detto.

Quindi, con la pratica di cui abbiamo chiesto l’apertura, riteniamo sia necessario chiarire:

  1. quali siano i tempi di risposta effettivi alle richieste di assistenza dei giudici, in presenza o da remoto, ed i tempi di ripristino della completa operatività, nell’ordinario e dopo le patch;
  2. quali siano le evoluzioni previste della assistenza ai giudici,specie quanto al tempo di intervento, nella prospettiva della stipula di nuovi contratti
  3. quale sia l’ambiente test utilizzato per il civile ed il motivo per cui i malfunzionamenti non siano intercettati nei test preventivi all’utilizzo e se vi sia un beta-test, con quali modalità sia condotto;
  4. quali siano i motivi per cui le patch, in presenza di così tante esperienze negative precedenti, siano applicate contemporaneamente su tutti i distretti;
  5. quali presidi siano stati predisposti per sopperire ai prevedibili problemi generati dalle patch nei giorni immediatamente successivi alla loro introduzione;
  6. quali siano le iniziative per l’aggiornamento o la sostituzione di consolle, strumento nato oltre 13 anni fa;
  7. quale sia e quale esperienza abbia il personale attualmente dedicato al PCT sia dal Ministero che dai fornitori;
  8. quali siano i motivi che impediscono di restringere i tempi di fermo da aggiornamentorispetto agli attuali due giorni e mezzo, se venga utilizzato il lavoro notturno e festivo, in quale misura.

L’informatica influenza ormai grandemente il lavoro dei giudici ed il modo e i tempi in cui vengono rese le decisioni ed incide fortemente sulla capacità del sistema di raccogliere e vincere le sfide che l’obiettivo di ridurre drasticamente i tempi del processo pone.

Per questi motivi ci impegneremo, attraverso la VII Commissione referente, a promuovere un urgente confronto con il Ministero della Giustizia sul tema della informatica nel processo civile.

Alessandra Dal Moro
Elisabetta Chinaglia
Giuseppe Cascini
Mario Suriano
Ciccio Zaccaro

17 luglio 2021