Giro d’Italia dei candidati
I candidati alle elezioni "primarie" discutono con i colleghi a Napoli
Mercoledì 24 gennaio 2018, presso il Palazzo di Giustizia di Napoli, si è tenuta l’assemblea di Area Democratica per la Giustizia, Sezione di Napoli, con la partecipazione di numerosi colleghi del distretto per la presentazione dei candidati alle “Primarie” di Area Democratica per la giustizia per l’elezione dei nuovi componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura.
Sono presenti i candidati:
- Paola Filippi
- Rita Sanlorenzo
- Bruno Giordano
- Mario Suriano
- Giuseppe Cascini
- Fabrizio Vanorio
Viene data la parola ai candidati per la presentazione.
Paola Filippi: attualmente in Corte di Cassazione, è stata componente del CG ed ha sperimentato un periodo fuori ruolo presso il Csm. Esprime convinta adesione al metodo delle primarie anche per la possibilità che ha dato ai candidati di raggiungere i distretti e gli uffici, creando un confronto auspicabilmente continuo tra le assemblee locali, i referenti e coloro che andranno al consiglio.
Auspica un Csm che persegua i due obiettivi ritenuti principali: porre la funzione giurisdizionale al servizio del cittadino ed affrontare efficacemente i problemi della giustizia penale, ponendo in essere attività organizzative che tengano conto di priorità uniformi a livello nazionale, in modo da garantire una vera uguaglianza dei cittadini ovunque vivano e risiedano sul territorio nazionale.
Sottolinea l’importanza di stimolare l’attenzione dei colleghi giovani verso i principi di etica della funzione e responsabilità del servizio.
Rappresenta di aver fatto la campagna elettorale per il gruppo, senza logiche personalistiche.
Rita Sanlorenzo: già Segretario Nazionale di MD, ricorda che proprio nel periodo del suo segretariato fu costituita Area come luogo di valori e di idee comuni.
Esprime soddisfazione per il metodo di ampia apertura delle primarie evidenziando che le primarie non devono essere divisive, ma devono al contrario contribuire a creare, attraverso il confronto con la base, il programma per le prossime elezioni per il rinnovo del CSM. Sottolinea l’importanza della difesa dell’autogoverno dall’esterno, ma anche e soprattutto dall’interno della categoria, che appare critica e sfiduciata.
La discrezionalità riconosciuta al CSM nella scelta dei capi degli uffici è un valore che va difeso, rendendo più leggibili e comprensibili le scelte. La discrezionalità deve essere umile e affidabile. Il mero criterio di anzianità non è soddisfacente.
Propugna iniziative che ridiano un ruolo politico più centrale al CSM, ad esempio in tema di garanzia e difesa dell’indipendenza della magistratura, auspicando un’intensificazione delle pratiche a tutela. Il Consiglio Superiore dovrebbe riprendere la tradizione delle relazioni al Parlamento sullo stato della giustizia, che consentivano di reclamare interventi mirati a garantire l’efficace esercizio della funzione giurisdizionale.
Parole chiave per lei è la consapevolezza del valore politico dell’autogoverno unita alla responsabilità di recuperare le prerogative costituzionali del CSM, attraverso la ripresa dell’investimento politico del Consiglio Superiore sulla funzione giudiziaria complessivamente intesa.
Bruno Giordano esprime apprezzamento al Coordinamento distrettuale per aver organizzato l’incontro con tutti i candidati alle primarie, pur avendo il distretto di Napoli espresso candidature locali.
Pone l’attenzione sulla questione morale all’interno della magistratura, non solo in relazione ai casi in cui vi è procedimento disciplinare. Ritiene che l’immagine esterna del Csm e della magistratura sia in parte rovinata dai frequenti casi di annullamento da parte del GA delle nomine di direttivi e semi-direttivi effettuate dal Consiglio per vizi di motivazione: le delibere dovrebbero essere dunque perfezionate nel merito e nelle motivazioni ai fini della "tenuta”.
Il Csm dovrebbe riprendere ad esercitare il potere di proposta normativa, giocando d’anticipo per esprimere le esigenze della funzione. Ritiene necessario che tale potere venga esercitato formulando proposte in materia di riforma della normativa di accesso alla magistratura e modifica delle norme in materia di processo penale di appello.
Esprime contrarietà alla recente norma sul massimario che prevede l’applicazione per legge di magistrati da un ufficio all’altro del Massimario, senza garanzie di merito e tabellari.
Mario Suriano sottolinea che, anche se il modo di intendere la funzione giurisdizionale si è modificato nel corso del tempo, i problemi posti dai colleghi durante il giro negli uffici d’Italia sono stati piuttosto omogenei. Ad esempio molti colleghi hanno manifestato disorientamento per alcune aporie verificatesi tra gruppo e consiglieri.
Evidenzia il rischio dell’autoreferenzialità che a volte matura nel corso del mandato consiliare e propone invece, come rimedio ed antidoto, di mantenere un alto livello di confronto e dialogo tra i consiglieri e la base elettorale, indipendentemente dalle relazioni territoriali.
Rappresenta che la scelta del gruppo di esprimere la sua candidatura alle primarie è strettamente collegata alla sua visione della vita associativa e del lavoro, come manifestata anche nelle precedenti esperienze associative al servizio del gruppo.
Giuseppe Cascini: PM a Roma dal 90, adesso Procuratore Aggiunto a Roma, segretario ANM nel periodo 2008-2012.
Rappresenta l’importanza che Area parli con una voce sola, al Consiglio come in politica, cercando livelli molteplici di dialogo e confronto da tradurre poi sinteticamente in punti comuni. A questo scopo ritiene si debba cercare sempre una sintesi nei vari livelli assembleari, poiché voci distoniche determinano confusione e sconcerto sia nell’opinione pubblica che nel corpo della magistratura.
Ritiene che l’accesso alla magistratura, come attualmente regolamentato, determini un eccessivo innalzamento dell’età di ingresso nella funzione e che troppo spesso ai nuovi colleghi vengono lanciati deleteri messaggi di difesa della carriera personale al solo fine di evitare disciplinari; ugualmente a dirsi con riguardo ai messaggi sulla progressione in carriera che generano ansia di accaparramento di “medagliette” per accedere agli incarichi direttivi e semidirettivi.
Il processo di burocratizzazione e “normalizzazione” in atto va contrastato dando nuovamente fiducia ai magistrati sulla libertà dell’esercizio della propria funzione, sminuendo la paura del parere ai fini delle valutazioni professionalità, liberando i colleghi dalla paura del disciplinare, dell’errore formale, ma anche dalle ambizioni strettamente personali.
Fabrizio Vanorio ritiene che la riproposizione del referendum sulla separazione delle carriere e la nuova paventata introduzione di riforme epocali per normalizzare la magistratura siano iniziative che devono indurre ad una unione della Magistratura associata. Ricorda che c’è anche un tentativo di influire sulla Costituzione inserendo le magistrature speciali in quella ordinaria.
Rammenta che Area Napoli ha avuto parte importante nella nascita e nell’elaborazione di diversi progetti di studio per discutere sulla verticizzazione delle Procure e sul disciplinare. Sottolinea l’esigenza di distinguere ciò che può essere oggetto di critica e ciò che invece ha rilievo di illecito disciplinare.
Anche all’interno degli uffici giudiziari il lavoro di Area Napoli si è distinto; ricorda ad esempio il lavoro di Monica Amirante e Anna Laura Alfano all’Ufficio di Sorveglianza che ora viene portato avanti da colleghi giovani. Area esiste ed il lavoro fatto sinora deve essere portato a compimento, Area deve dimostrare di essere compatta contro il carrierismo, vuole valutazioni serie e l’obiettività del servizio.
Al termine della presentazione dei candidati intervengono:
Alessandra Consiglio: il CSM deve mantenere il contatto con i territori tramite i Consigli Giudiziari, ma c’è problema della eccesiva proliferazione della normazione secondaria, che determina incertezza e crea difficoltà di applicazione e di orientamento a livello locale. Rappresenta che serve un confronto serrato in cui sono fondamentali i consiglieri del CSM. Pone il problema dei carichi sostenibili e delle priorità. Alcuni Tribunali della Campania ci hanno pensato, ma i progetti tabellari sono stati bocciati: in questo è fondamentale il contributo dei consiglieri del CSM attraverso incontri con i capi degli uffici per dare indicazioni precise e consentire ai capi degli Uffici di agire senza timore di un rilievo.
Aldo Policastro: esprime soddisfazione per tutti gli interventi, in quanto si sente rappresentato da tutti i candidati che si propongono per le primarie.
Sente che si è in un periodo in cui si è persa la volontà di cambiare le cose, di agire per introdurre mutamenti radicali.
Auspica che il prossimo consiglio, almeno la componente di Area, sia forte ed autorevole, non ripiegato come quello attuale su situazioni interne, trovando la forza di affrontare problemi di grande spessore, che hanno notevole ricaduta in termini di democrazia, e di non accodarsi alle “sirene” della politica su immobilismo e su carrierismo. Ritiene rischiosa la scelta di candidare al Consiglio un unico Pubblico Ministero, senza la possibilità di candidare entrambi, regalando il secondo posto al candidato di altre correnti. Avrebbe preferito che Area tentasse di avere due PM in consiglio...
Sul disciplinare si sente tranquillizzato dalle intenzioni dei colleghi che si propongono per le primarie. Ritiene però che il problema stia intimorendo ed impedendo la crescita dei giovani magistrati, ed invece è necessario che si ribadisca che il giudice è sottoposto solo alla legge.
Monica Amirante: uno dei problemi dello scenario complessivo nazionale, di cui la magistratura è uno spaccato, è la mancanza di coraggio. Talvolta nelle circolari si nota la piattezza delle decisioni. Anche all’interno del CSM si parte con le migliori intenzioni ed invece si per de il coraggio di incidere su prassi e inutili formalismi.. Evidenzia che la direzione politica di tutte le diverse strutture del Consiglio Superiore deve essere data dai consiglieri.
Ernesto Aghina: ricorda la sua esperienza al Consiglio Superiore tra il 2002 ed il 2006, quando non esistevano le “primarie” e l’estenuante giro dei candidati per gli uffici giudiziari.
Ritiene che il prossimo Consiglio si troverà a dover stare in trincea in quanto i capi di Corte sono soggetti fortemente caratterizzati per la partecipazione attiva in altre correnti. Nella sua esperienza come consigliere ha vissuto una condizione analoga poichè nonostante la componente consiliare progressista fosse forte a livello elettorale, con 8 consiglieri, tuttavia nelle votazioni è andata sempre in minoranza.
Rappresenta l’anomalia che in un paese conservatore, nell’ambito del quale tuttavia i giovani hanno posizioni più progressiste, si registra il dato in controtendenza di una giovane magistratura invece orientata verso posizioni conservatrici. La situazione politica che si prospetta all’esito delle prossime elezioni in ogni caso rischia di consegnarci un ruolo formale di testimonianza ed una posizione sostanziale di trincea.
Vi sono a questo punto nuovi interventi di Paola Filippi, Rita Sanlorenzo e Mario Suriano che condividono la necessità di maggiore raccordo tra i distretti (Consiglio giudiziario) e il Consiglio Superiore.
Paola Filippi insiste, per la risoluzione dei problemi della giustizia penale, per l’individuazione di criteri di priorità uniformi, e per il settore civile facendo applicazione concretamente della motivazione stringata prevista dalla riforma Orlando.
Bruno Giordano evidenzia che c’è una caduta di credibilità e di fiducia nel CSM dovuta al problema della incoerenza. Pone in rilievo il problema della equazione tra i numeri ed i rilievi disciplinari e dell’applicazione dei magistrati del Massimario alle sezioni della Corte di Cassazione civile e da ultimo alla sezione tributaria a causa di una previsione della legge sulla stabilità, con svuotamento della funzione nomofilattica della S.C.
Mario Suriano, in ordine alle sollecitazioni di Policastro e Aghina, rileva che Area ha già fatto un groppo passo avanti, poichè sono stati fatti dal Consiglio attuale degli interventi decisivi per le nomine dei capi degli Uffici giudiziari nel distretto. Ora è forse il momento di cambiare per una politica non più di gestione, ma di recupero dei valori riguadagnando un po’ della fiducia dei giovani che si è persa.
Giuseppe Cascini interviene sulle modalità delle nomine dei semidirettivi e direttivi e sui pareri del Consiglio e sulla necessità di motivazioni comprensibili e trasparenti. Evidenzia la necessità di favorire l’accessibilità ed il reperimento agevole delle circolari del CSM.
Pone il problema della complessità e farraginosità del sistema delle tabelle e di COSMAPP che va risolto con una semplificazione.
Sulla questione posta da Policastro ed Aghina: metterà la passione, l’impegno e la capacità di lotta. Gli esiti dipenderanno anche dai laici che saranno nominati nel prossimo Consiglio.
Fabrizio Vanorio: sulla capacità di avere coraggio, sollecitata da Policastro, ribadisce che Area deve uscire dalle primarie con una vittoria e non con una sconfitta. Per poter evitare di accedere a compromessi serve una vittoria elettorale.
Sullo spunto offerto da Aghina, evidenzia che la comunicazione è importante perché non vale fare battaglia per i principi se poi non la si comunica all’esterno. Rappresenta che il quadro dei carichi di lavoro è diventato insostenibile in Corte d’Appello e in Cassazione e che è necessario che il CSM richieda ai capi degli uffici tabelle snelle, cercando di dare criteri di priorità.