

Diario dal Consiglio del 20 dicembre 2019
In questo scorcio di fine anno, nei giorni che ricordano e onorano la storia di un Uomo che ha sconfitto la logica del potere per testimoniare quella della fratellanza e dell’uguaglianza, dedichiamo il nostro Diario a una delle più gravi eclissi della democrazia che si consuma, nel silenzio, alle porte dell’Europa della CEDU.
Su questa tragedia vogliamo contribuire a mantenere accesa la luce.

Dopo il tentativo di colpo di Stato, il 20 luglio 2016, è stato dichiarato dal Governo turco lo stato di emergenza, prorogato fino al 18 luglio 2018. Sono stati arrestati circa 3.000 giudici e pubblici ministeri, compresi due giudici della Corte costituzionale e 160 giudici della Corte di cassazione e della Corte suprema amministrativa, 5 membri del Consiglio Superiore della Magistratura, insieme a migliaia di avvocati, giornalisti, professori, funzionari pubblici. Il 21 luglio 2016 le autorità turche hanno comunicato al Consiglio d’Europa la deroga agli obblighi derivanti dalla CEDU in base all’art.15. Il 23 luglio Yarsav, l’ associazione che, con circa 1800 iscritti era la più grande associazione di magistrati in Turchia, è stata sciolta; il suo Presidente, Murat Arslan, è stato destituito, il 19 ottobre 2016 è stato arrestato e nel gennaio 2019 è stato condannato per terrorismo a dieci anni di reclusione, dopo un processo in cui tutti gli standard basilari di un processo penale giusto sono stati violati.
Con più sentenze (il 10 dicembre 2019 sul caso Osman Kavala, uno dei principali esponenti della società civile turca; 16 aprile 2019 sul caso del giudice costituzionale Alparslan Altan, arrestato il 16 luglio 2016 e a tutt’oggi detenuto; 20 marzo 2018 sul caso del giornalista e scrittore Mehmet Hasan Altan; 21 novembre 2018 sul caso del politico e parlamentare di opposizione Selahattin Demirtas) la Corte Europea dei Diritti Umani è intervenuta, affermando, con convinzione e precisione, i fondamenti dei diritti di libertà garantiti dalla Cedu, anche in situazioni di emergenza.
Il Plenum
Nel corso del Plenum straordinario di martedì 19 dicembre Elisabetta Chinaglia si è insediata ed è stata collocata fuori ruolo. Il Consiglio è, dunque, stato pienamente ricostituito. Spetterà a tutti i suoi componenti riconquistare, con condotte degne del suo alto ruolo istituzionale, la fiducia dei magistrati e dei cittadini tutti.
Nelle giornate di mercoledì e giovedì si sono svolte altre due assemblee plenarie per l’assunzione delle tante delibere inserite all’ordine del giorno.
Tra le tante segnaliamo:
1. Direttivi:
- Francesco Prete è stato nominato Procuratore della Repubblica di Brescia. Su questa nomina la V commissione aveva formulato due proposte: proposta A, per Francesco Prete (cons. Miccicchè, Mancinetti, Basile), proposta B, per Fabio Napoleone (cons. Suriano e Gigliotti). All’esito della discussione, la proposta A è prevalsa con 12 voti (cons. togati: Braggion, Micchichè, D’Amato, Mancinetti, Grillo, Ciambellini; cons.laici: Benedetti, Basile, Cavanna, Cerabona, Lanzi, Donati). Si sono astenuti i consiglieri togati Davigo, Ardita, Marra e Pepe e i due membri di diritto. Con noi hanno votato per Fabio Napoleone i cons. Gigliotti e Di Matteo.
- Anna Maria Loreto è stata nominata Procuratore della Repubblica di Torino. Anche su questa nomina si confrontavano due proposte di V commissione.All’esito della discussione, Annamaria Loreto è prevalsa, con 12 voti (cons. togati: Suriano, Cascini, Dal Moro, Zaccaro, Chinaglia, Ardita, Davigo, Pepe, Marra, Di Matteo; cons. laici: Cerabona e Benedetti) e 4 astensioni, sul dott. Salvatore Vitello (votanti: Miccicchè, Braggion, D’Amato, Mancinetti, Grillo, Ciambellini).
Siamo molto felici di questa nomina che vede per la prima volta una donna di grande competenza ed esperienza, soprattutto in materia di indagini di criminalità organizzata, al vertice di una grande Procura distrettuale. È una nomina importante che concorre ad affermare in magistratura, dove le donne ormai rappresentano il 53%, una parità effettiva di genere.
- Guido Rispoli è stato nominato, all’unanimità, Procuratore Generale di Brescia.
- Molto interessante, sotto il profilo ordinamentale, la questione posta all’attenzione del plenum in relazione al conferimento dell’incarico di Procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Trento, ove occorre valutare la legittimazione a concorrere da parte di uno degli aspiranti che ambisce a ritornare a ricoprire il medesimo incarico direttivo già ricoperto in passato per oltre 5 anni. Il tema va esaminato con riferimento al generale principio della temporaneità delle funzioni (4 anni prorogabili per ulteriori 4 anni previa conferma da parte del CSM) stabilito dagli articoli 45 e 46 del decreto legislativo 160/2006.
Risultando necessario approfondire la questione, su proposta del cons. Marra, il Plenum ha rinviato l’esame della pratica in altra seduta.
- Giuseppe Ciampa è stato nominato Presidente del Tribunale di Salerno. Anche in questo caso la V commissione aveva licenziato 2 proposte: una prima, in favore del dott. Ciampa (votata in commissione da Gigliotti, Suriano, Davigo, Basile, Mancinetti) e una seconda in favore della dottoressa Giovanna Napoletano (votante Micciché). La discussione in plenum si è aperta con un intervento della cons. Micciché, che ha chiesto al “relatore di maggioranza” di illustrare i motivi per cui era stata ritenuta prevalente la posizione del dott. Ciampa rispetto a quella del dott. Lucio Aschettino, già consigliere superiore nella precedente consiliatura, soprattutto in ragione della circostanza che in precedenza, nella nomina del Procuratore di Brescia, era stato proposto un ex consigliere. Una richiesta piuttosto singolare se si considera che proveniva da una componente della V Commissione, che non aveva proposto il dott. Aschettino per quell’incarico, formulando invece una proposta per la dott.ssa Napoletano, di gran lunga più giovane e con minori esperienze organizzative e ordinamentali degli altri due candidati.
Riteniamo, però, doveroso nei confronti dei colleghi spiegare la nostra posizione sul tema. Abbiamo criticato con forza, all’epoca della sua approvazione, la norma che ha abolito il divieto di conferire incarichi direttivi e semidirettivi agli ex componenti del CSM e abbiamo assunto, tutti, l’impegno a non presentare domande nell’anno successivo alla scadenza. Le recenti vicende emerse con l’indagine di Perugia hanno rafforzato il nostro convincimento.
La valutazione in merito al conferimento di un incarico direttivo ad un ex componente del CSM, involge un chiaro profilo di opportunità politica, di tutela dell’immagine di imparzialità dell’organo di autogoverno, sul quale vi è una diffusa sensibilità all’interno del CSM. E lo stesso vale, o dovrebbe valere, per coloro che ricoprono, o hanno ricoperto, incarichi associativi di rilievo. Ma si tratta, appunto, di un profilo di opportunità politica che può giocare un ruolo, nel confronto con gli altri componenti della Commissione, in sede di complessiva valutazione degli aspiranti ad un incarico, e non può mai diventare criterio di esclusione o condizione di ammissibilità della domanda.
Nel caso del dott. Napoleone - che, peraltro, come abbiamo già illustrato, ricopriva un incarico direttivo prima della elezione al CSM e, quindi, sarebbe stato legittimato a presentare domanda anche in assenza della abolizione della norma - abbiamo ritenuto che il suo profilo fosse nettamente superiore, per esperienze giudiziarie, organizzative e ordinamentali, rispetto a quello dell’altro candidato e per questo lo abbiamo sostenuto con convinzione.
Nel caso di Salerno, invece, la Commissione, nella quasi totalità dei suoi componenti, ha ritenuto prevalente il profilo professionale del dott. Ciampa, in quanto completo di attività giudiziarie di 1º e di 2º grado, nonché di ampio bagaglio di esperienze organizzative (peraltro, oltre che Presidente di sezione è anche Presidente vicario del Tribunale di Napoli Nord, ufficio di dimensioni analoghe a quelle del Tribunale di Salerno).
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2. Su proposta della VII commissione, è terminata l’approvazione dei programmi di gestione che i dirigenti degli uffici giudiziari sono tenuti a redigere annualmente ex art. 37 co. 1 D.L. n. 98/2011 convertito con l. n. 111/2011: una programmazione della gestione degli affari civili finalizzata allo smaltimento dell’arretrato cd. patologico ed alla riduzione dei tempi del processo.
Abbiamo voluto suggellare questo risultato con un documento (per la cui redazione ci preme ringraziare la coordinatrice della STO dott.ssa Cassia), con il quale:
- si ricorda il senso di questo strumento. Salva la necessaria competenza dello Stato nell’assicurare le risorse umane, materiali e finanziarie necessarie all’adeguato funzionamento della giustizia, il programma di gestione rappresenta la modalità con cui l’ufficio rende conto dell’uso delle risorse a disposizione e della loro effettiva finalizzazione al perseguimento degli indirizzi prescritti a livello nazionale e sovranazionale, e sottopone alla valutazione di congruità le proprie scelte. È strumento che consente di conciliare l’obiettivo di rendimento con la qualità della giurisdizione, attraverso una procedura partecipata che mira a salvaguardare la professionalità del singolo magistrato e, per essa, “il tempo” della decisione, garanzia irrinunciabile della sua qualità. La ragionevole durata del processo integra un principio-diritto fondamentale, che la Corte EDU commisura, tra l’altro, al comportamento dell’autorità giudiziaria nell’organizzazione del proprio lavoro, rammentando il ruolo fondamentale dell’efficienza degli uffici giudiziari nel rafforzamento dello stato di diritto.
- Si ringraziano gli uffici e le loro dirigenze del grande sforzo compiuto e si sottolineano i risultati raggiunti. Lo sforzo degli ufficigiudiziari per accrescere la cultura organizzativa e del dato giudiziario ed impostare il lavoro su obiettivi, in primis quello dell’abbattimento dell’arretrato patologico, è stato assolutamente straordinario ed ha consentito di raggiungere risultati rimarchevoli. Detti risultati - fotografati nell’analisi sui programmi di gestione che, per gli anni 2017, 2018 e 2019 il CSM, con il supporto della STO e del proprio ufficio statistico, ha compiuto - testimoniano un trend positivo costante di abbattimento dell’arretrato patologico, la capacità degli uffici giudiziari, pur in contesti sfavorevoli, di definire un numero di procedimenti maggiore delle nuove iscrizioni e la capacità di ridurre, al tempo stesso, la durata media dei processi.
Più nel dettaglio, e a mero titolo di esempio, dall’analisi emerge che:
- nei Tribunali il tasso di riduzione dell’arretrato è passato dal 7% nel 2017 al 9% nel 2018; mantenendo detto tasso di smaltimento, la pendenza degli ultratriennali, pari a 569.816 fascicoli al 31.12.2018 (e tenendo conto anche dei procedimenti che lo diventeranno nel corso del tempo) si dimezzerebbe in circa 7 anni;
- nelle Corti d’Appello vi è stata una riduzione nel 2018 delle cause a rischio “legge Pinto” di oltre il 13%; il mantenimento di un tale tasso di smaltimento consentirebbe di dimezzare in circa 5 anni l’arretrato patologico (tenuto conto anche dei procedimenti che diventerebbero ultra biennali nel corso del tempo).
3. Su proposta della V Commissione è stato approvato il bando dei posti direttivi e semidirettivi che si sono resi (o si renderanno) vacanti.
I lavori di Commissione
In Terza Commissione è stata approvata la graduatoria per la Procura Generale della Corte di Cassazione. La Commissione ha deciso di aumentare a 9 i posti da conferire in considerazione del recente, consistente, aumento dell’organico dell’Ufficio. Con i voti dei quattro componenti togati (Braggion, Cascini, Ciambellini, Pepe) sono stati proposti i colleghi: Locatelli, Pirrelli, Odello, Manuali, Nardecchia, Piccirillo, Mucci, Giordano, Senatore. I due componenti laici (Cavanna e Lanzi) hanno presentato una proposta alternativa coincidente in tutto con quella di maggioranza tranne che per la indicazione del collega Venegoni al posto della collega Manuali. I criteri ai quali ci siamo attenuti in questo concorso, e che sono stati in gran parte accolti dagli altri componenti, sono stati quelli di dare un peso rilevante al giudizio della Commissione tecnica e di valorizzare l’esperienza professionale maturata in uffici di merito.
La trattazione di questa pratica ha fatto emergere alcune criticità della circolare per l’accesso agli uffici di legittimità, in particolare con riferimento alle modalità di redazione del giudizio della Commissione tecnica e al punteggio relativo alle esperienze giudiziarie. Per questo la Commissione ha convenuto di procedere in tempi rapidi ad una revisione della circolare prima delle prossime pubblicazioni.
In Quinta Commissione sono stati proposti:
- all’unanimità Elisabetta Garzo quale Presidente del Tribunale di Napoli; Carlo Calvaresi quale Presidente del Tribunale di Teramo; Maria Agrimi quale Presidente di sezione penale del Tribunale di Roma (vacanza Liotta); Vittorio Anania quale Presidente di sezione penale della Corte d’Appello di Palermo; Antonio Liberto Porracciolo quale Presidente di sezione civile della Corte d’Appello di Palermo; Alfredo Montalto quale Presidente di sezione GIP del Tribunale di Palermo; Alberto Pederiali quale Presidente di sezione penale della Corte d’Appello di Bologna; Simonetta Afeltra quale Presidente di sezione civile della Corte d’Appello di Firenze.
- Per altri incarichi, invece, non è stata raggiunta l’unanimità, con la formulazione di contrapposte proposte. In particolare:
- dopo l’audizione degli aspiranti, per l’incarico di Presidente del Tribunale di Messina sono state proposte Marina Moletti (Micciché, Benedetti) e Ornella Pastore (Mancinetti, Suriano, Davigo), astenuto Cerabona;
- a seguito del “ritorno in commissione”, e dopo l’audizione del dott. Spadaro, sono state formulate nuovamente le proposte in relazione all’incarico di Procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma: Giuseppina Latella (Mancinetti, Suriano, Benedetti, Davigo, Cerabona) e Giuseppe Spadaro (Micciché);
- per l’incarico di Presidente di sezione civile del Tribunale di Sassari sono stati proposti Giancosimo Mura (Micciché, Benedetti) e Maria Giuseppa Sanna (Mancinetti, Suriano), astenuti Davigo e Cerabona;
- per l’incarico di Presidente di sezione lavoro della Corte d’Appello di Roma sono stati proposti Vito Francesco Nettis (Micciché, Suriano, Benedetti, Davigo) e Giovanna Ciardi (Mancinetti, Cerabona);
- per l’incarico di Presidente di sezione penale del Tribunale di Roma (vacanza Capozza) sono state proposte Enrichetta Maria Rosaria Venneri (Mancinetti, Suriano, Davigo, Benedetti, Cerabona) e Maria Bonaventura (Micciché).
In Settima Commissione,come vi abbiamo anticipato, è stata discussa, tra le tante, la pratica di variazione tabellare relativa alla distribuzione su base trimestrale di tutti i ricorsi in tema di immigrazione tra tutte le sezioni civili della Cassazione (esclusa la quinta già pesantemente gravata). Decisione organizzativa che ripropone anche in sede di legittimità (ove le sopravvenienze sono passate da 374 nel 2016, a 1.089 nel 2017, a 6.026 nel 2018, e a 3.211 nel solo primo quadrimestre del 2019) la drammatica questione che moltissimi uffici distrettuali devono fronteggiare, stante l’imponenza dei numeri di un contenzioso difficile e delicatissimo poiché riguarda diritti primari della persona. La Commissione, valutati gli atti, alla luce di una recente analoga delibera, e delle esigenze di specializzazione imposte dalla norma primaria di riferimento, ha formulato proposta di non approvazione della variazione suddetta.
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Vi salutiamo augurando a tutti vacanze serene e un nuovo anno pieno di buone notizie.
Buona settimana... Vi racconteremo…!
Alessandra, Ciccio, Giuseppe, Elisabetta, Mario