Report della seduta
del 24-25 aprile 2021
Come è noto, il CDC svoltosi nelle giornate di sabato 24 e domenica 25, è stato preceduto da una richiesta di dimissioni del Presidente dell’ANM, avanzata dai componenti del CDC eletti nella lista ART. 101 e fondata su inaccettabili quanto infondate accuse di “insabbiamento e rallentamento” dell’attività del Collegio dei Probiviri. Su quella richiesta si era già registrata una nostra immediata e ferma presa di posizione, con cui rivendicavamo la correttezza dell’operato del Presidente SANTALUCIA, a cui era seguito, a distanza di qualche giorno, un comunicato della GEC che esprimeva il proprio dissenso rispetto alle accuse rivolte al Presidente, a cui confermava la sua fiducia, seppure invocando maggiore collegialità gestionale.
Nella sua relazione al CDC il Presidente SANTALUCIA è tornato sull’argomento, richiamando in modo analitico tutte le valutazioni giuridiche che lo avevano guidato nella trattazione dei dati personali relativi a una collega non più socia dell’ANM contenuti negli atti acquisiti presso l’Autorità Giudiziaria di Perugia, spiegando che si era trattato di una scelta obbligata alla luce delle raccomandazioni ricevute dal Garante della Privacy, delle determinazioni assunte sul punto dal Collegio dei Probiviri e delle prescrizioni contenute nei provvedimenti dell’A.G. di Perugia, tutti atti noti alla GEC, la quale era stata informata di ogni passaggio procedimentale, senza che nessun componente della Giunta esecutiva si fosse attivato per chiedergli spiegazioni e/o per avocare alla GEC la decisione sulle modalità di trattamento di quei dati, così dimostrando di condividerne l’operato. Sul punto non possiamo, perciò, che fare nostre le parole del Presidente SANTALUCIA allorquando nella sua relazione ha definito “inaccettabile, strampalata e diffamatoria nonché segno del deprecabile degrado del linguaggio e dei comportamenti” la pubblica accusa di insabbiamento, trattandosi, peraltro, di un insabbiamento impossibile, in quanto avrebbe avuto ad oggetto documenti nel pieno possesso del Collegio dei probiviri e condivisi con la GEC, e quindi “accuse infamanti, che sporcano non solo l’immagine del Presidente ma anche quella della intera ANM”. Non meno importante è stato il passaggio della sua relazioni in cui ha evidenziato la necessità che all’azione di repressione disciplinare si affianchi “una forte e incisiva azione di rilancio della politica associativa, fatta di idee e di proposte per migliorare il servizio che la magistratura è chiamata a rendere...e se non saremo all’altezza di questo compito, l’ANM pagherà un prezzo in termini di credibilità e di autorevolezza nel dibattito pubblico non inferiore a quello già versato per gli scandali recenti”. Giuseppe SANTALUCIA ha anche richiamato il CDC a riflettere sui pericoli insiti nella proposta parlamentare di “istituzione di una commissione di inchiesta sulla magistratura, che mira a mettere sotto accusa i magistrati che si sono impegnati in difficili processi che si sono conclusi con accertamenti irrevocabili nel rispetto delle regole e dei diritti” e ha doverosamente stigmatizzato la posizione dei componenti della lista ART. 101 che hanno pubblicamente plaudito a questa iniziativa, così, non solo manifestando un “pericoloso collateralismo con alcune forze politiche”, ma evidentemente non comprendendo “la palese strumentalizzazione del momento di oggettiva difficoltà in cui versa la magistratura da parte di chi pensa che possa realizzarsi l’obiettivo storico di ridimensionarne il ruolo e lo statuto costituzionale di garanzie”. Infine, il Presidente SANTALUCIA ha concluso la sua relazione con un auspicio che è anche un monito all’intero CDC e che facciamo nostro: “spero fortemente che lo sguardo che poniamo agli scandali dell’associazionismo, alle responsabilità etiche degli iscritti e non, sia posto al servizio di un progetto per un futuro della magistratura che abbia al centro l’attenzione al bisogno collettivo di una giustizia al passo con i tempi e con le attese crescenti di una società che versa, oggi più che mai, in estrema difficoltà. Solo per questa via si dà senso ai sacrifici che il mandato associativo richiede. Almeno, solo lungo questo percorso riesco, io, a percepire l’utilità del mio personale e gravoso impegno”.
La forza delle ragioni espresse da Giuseppe SANTALUCIA è stata tale da non aver praticamente lasciato spazio a repliche da parte di chi aveva provato a mettere in discussione il suo operato. Al contrario ha incassato la fiducia e il sostegno di tutti i componenti del CDC, non solo di AREADG, ma anche di MI, UNICOST ed A&I, intervenuti nel dibattito che è seguito alla sua relazione, i quali hanno evidentemente compreso che non tollereremo in futuro ulteriori titubanze nel difendere l’operato del Presidente dell’ANM da accuse diffamatorie e infamanti come quelle formulate dai colleghi della lista ART. 101.
È seguita la relazione del Segretario Generale, che, per la prima volta da quando si è insediato questo CDC, ci è sembrata in linea con i compiti che l’art. 34 dello Statuto gli affida, finora a nostro giudizio travalicati sulla base di un malinteso ruolo politico che lo Statuto dell’ANM di fatto non affida al Segretario. A Salvatore CASCIARO abbiamo anche contestato la redazione di un verbale di GEC che, per la prima volta nella storia dell’ANM, dà conto in modo analitico delle posizioni individuali dei componenti di un organismo a cui lo Statuto non affida compiti di elaborazione politica, bensì solo compiti esecutivi ed attuativi dei deliberati del CDC.
La seduta è proseguita con l’importante illustrazione, da parte dei rispettivi presidenti, dei lavori sinora svolti dalle 15 Commissioni di studio permanenti, e con l’approvazione da parte del CDC delle proposte che sono state già elaborate in questi primi due mesi di lavori. È stato un momento molto importante e gratificante, durante il quale è emerso il volto migliore dell’ANM, quello rappresentato dai tantissimi colleghi che si impegnano senza divisioni e pregiudizi in un lavoro di maturazione collettiva e di elaborazione comune a tutta la magistratura italiana.
Poiché proprio dall’illustrazione dei lavori della Commissione di studio sui rapporti con le GES è emersa l’urgenza di affrontare il tema delle dimissioni di soci sottoposti a procedimento disciplinare, il CDC ha deciso di anticipare la trattazione dell’ultimo punto all’o.d.g. avente ad oggetto “Dimissioni di alcuni soci dall’ANM ed eventuale pendenza di procedimenti disciplinari. Valutazioni e determinazioni ex art. 7, comma 3, Statuto”.
La questione si è posta in quanto negli ultimi giorni a fronte delle richieste di dimissioni presentate da alcuni soci dell’ANM i presidenti delle GES avevano adottato decisioni diverse tra loro, che avevano di fatto determinato un’irragionevole disparità di trattamento tra i soci. La mancanza di uniformità da parte delle GES nel trattare le richieste di dimissioni nasce dal fatto che l’art. 7 dello Statuto ANM, mentre al comma 1 prevede che “il socio può dimettersi in ogni tempo, ma le sue dimissioni non hanno effetto se non dalla data in cui sono accettate dalla Giunta Sezionale”, al comma 3 prevede che “nel caso in cui il socio dimissionario sia sottoposto a procedimento disciplinare, il CDC può disporre che si sospenda di provvedere sull'accoglimento delle dimissioni fino all'esito del procedimento medesimo”. È evidente, pertanto, che, come tutti i componenti del CDC hanno riconosciuto, il combinato disposto delle due norme si presta ad una duplice interpretazione, in quanto, a fronte della previsione di cui al co. 1, in virtù della quale le dimissioni acquistano efficacia dal momento dell’accettazione delle stesse da parte della GES competente, il co. 3 attribuisce al CDC il potere di disporre la sospensione dell’accoglimento delle dimissioni del socio “dimissionario” sottoposto a procedimento disciplinare, fino all’esito del procedimento medesimo, il che lascerebbe intendere che il CDC, per poter attivare i poteri di cui al co. 3, debba essere informato della richiesta di dimissioni prima dell'accettazione da parte della GES, al fine di verificare se vi sia o meno un procedimento disciplinare in corso; e che, al contrario, l'accettazione de plano delle dimissioni da parte della GES e il loro successivo inoltro al CDC perché ne prenda atto, di fatto, non consente al CDC di attivare il meccanismo di sospensione delle dimissioni di cui al co. 3 dell'art. 7 dello Statuto, in quanto il CDC si troverebbe non più in presenza di un socio “dimissionario”, bensì al cospetto di un ex socio ormai dimesso.
Ciò ha determinato che, negli ultimi giorni, a fronte di richieste di dimissioni inviate dai soci direttamente ed unicamente ai presidenti delle GES, si è verificato che:
- alcune GES hanno accettato de plano le dimissioni rendendole così definitivamente efficaci e così impedendo al CDC di sospenderle in virtù della pendenza di un procedimento disciplinare;
- altre GES hanno preso atto delle dimissioni, inviandole però al CDC per le sue valutazioni ai sensi dell’art. 7 co. 3 dello Statuto ANM;
- altre GES, invece, hanno ritenuto di non accettare le dimissioni, limitandosi ad una trasmissione delle stesse al CDC ai sensi dell’art. 7 co. 3 dello Statuto ANM, con riserva di provvedere solo all’esito delle determinazioni del CDC.
Preso atto che la diversa lettura dell’art. 7 dello Statuto ANM che, più di recente, è stata data dalle diverse GES sta producendo un’irragionevole disparità di trattamento tra soci, oltre a non consentire, in alcuni casi, al CDC di esercitare il poter di sospensione delle dimissioni dei colleghi sottoposti a procedimento disciplinare, previsto dall’art. 7 co. 3 dello Statuto, il CDC, all’esito di un’ampia discussione, si è pronunciato sulle tre diverse mozioni presentate, rispettivamente da MI, UPC e da AREADG.
La nostra mozione era finalizzata all’adozione da parte del CDC di un protocollo operativo tra le GES e il CDC, che fungesse da indirizzo per tutte le GES, finalizzato a risolvere il difetto di coordinamento tra i commi 1 e 3 dell’art. 7 dello Statuto.
Per risolvere questo problema, che sta assumendo un rilievo determinante anche in relazione all’azione svolta dal Collegio dei Probiviri, abbiamo proposto la soluzione più rispettosa dello Statuto, e che realizzava il duplice obiettivo di consentire al CDC di esercitare le sue prerogative e di assicurare una parità di trattamento tra tutti gli associati che intendono dimettersi, prevedendo che le GES, ricevuta dal socio la richiesta di dimissioni, la comunichino al CDC per consentirgli di assumere le sue determinazioni ai sensi dell’art. 7 co. 3 dello Statuto ANM, sul presupposto che tale norma finché esiste non può essere disapplicata e che il Codice Etico, che essa di fatto richiama, è stato adottato in base ad una previsione normativa (art. 58 bis del D.lgs. n. 29/1993) e non può essere derubricato alla stregua di un regolamento interno di una qualunque associazione privata.
Ciononostante, la nostra mozione, pur avendo raccolto il voto favorevole dei colleghi della lista ART. 101 e di una parte di quelli di A&I, è stata respinta con il voto convergente dei colleghi di MI e di UNICOST la cui posizione rischia di essere letta, all’esterno, come una mera protezione degli incolpati. È stata ugualmente respinta una mozione di mediazione proposta da A&I alla quale abbiamo comunque dato il nostro sostegno pur di uscire da questo stato di impasse. Con la conseguenza che su questo problema delicato il CDC non ha fornito alcuna indicazione alle GES le quali continueranno a decidere sulle dimissioni dei soci in ordine sparso, così finendo, anche inconsapevolmente, per favorire, di fatto, l'uscita dall’ANM dei soci dimissionari già iscritti nel registro dei procedimenti disciplinari, senza delibazione alcuna da parte del CDC, e con modalità destinate a perpetuare una disparità di trattamento, e quindi una sostanziale ingiustizia nell'applicazione di una regola statutaria che, invece, è inequivoca se correttamente letta e interpretata.
Ne prendiamo atto, ma non possiamo non evidenziare che la determinazione nel voler procedere nell’accertamento delle responsabilità di chi ha leso gravemente l’immagine della Magistratura va dimostrata nei fatti e non semplicemente professata a parole.
Il CDC ha poi deliberato sulle posizioni dei soli 4 colleghi le cui dimissioni non erano state accettate de plano dalle GES competenti e rimesse al CDC per le sue valutazioni, sospendendo le dimissioni di un solo collega, la cui iscrizione nel registro dei procedimenti disciplinari era precedente alla richiesta di dimissioni, decisione a cui si è arrivati con il voto favorevole di AREADG, A&I e ART. 101, e con l’astensione di UNICOST, mentre MI ha votato contro la sospensione delle dimissioni del collega indagato.
Subito dopo il CDC ha approvato all’unanimità la proposta (avanzata dal gruppo di AREADG, che si è fatto interprete delle sollecitazioni pervenute da alcuni colleghi) di organizzare un evento commemorativo in ricordo di Rosario LIVATINO in occasione della sua beatificazione che avverrà il 9 maggio 2021.
È stato poi trattato il punto all’o.d.g. riguardante le modifiche della prova scritta del concorso in magistratura contenute nel d.l. n. 44/2021, sul quale il CDC ha deliberato di dare mandato alla GEC di redigere un documento unico che rappresenti le parti coincidenti delle tre mozioni, sostanzialmente convergenti, presentate da AREDG, MI e UNICOST.
Infine il CDC si è pronunciato sulla proposta di piano editoriale illustrata dalla direttrice della rivista “La Magistratura” sulla quale ci siamo opposti a che si votasse l’intera proposta in assenza di un documento scritto dal quale si potesse comprendere nel dettaglio i contenuti del progetto e i relativi costi. La votazione, perciò, ha avuto ad oggetto solo un generico mandato al comitato di redazione per l’implementazione del progetto e la presentazione di un documento scritto dal quale risulti anche l’impegno di spesa.
Per concludere, ci piace ricordare le parole con cui il Presidente della seduta ha aperto i lavori di ieri, Festa della Liberazione, ricordando “l’immenso sacrificio che la “meglio gioventù” di quegli anni non esitò ad offrire per la liberazione del Paese dalle forze di occupazione tedesche e collaborazioniste…la memoria non è solo un “ricordo”: è l’esercizio paziente che permette di avere chiaro cosa è accaduto nel passato, anche lontano, per comprendere quello più recente, fino all’oggi, e aprire lo sguardo per comprendere il futuro. Per capire che i valori di eguaglianza, di rispetto, di solidarietà, quelli che il nazifascismo non solo ignorava, ma combatteva e calpestava, vanno praticati e reinventati ogni giorno”. E ha concluso la sua “preghiera laica” con un invito rivolto a tutti i componenti del CDC ad osservare un minuto di silenzio “in memoria di chi, ieri come oggi, ha dato la vita per gli altri, per un paese più giusto, più solidale, insomma più umano”.
I componenti del CDC eletti nel Gruppo di AreaDG