Report della seduta
del 4-5 marzo 2023
La seduta del CDC del 4 e 5 marzo si è aperta con un minuto di silenzio per commemorare le 70 vittime del naufragio di Cutro.
I 32 punti all’ordine del giorno (20 dei quali aventi ad oggetto proposte del Collegio dei probiviri con riferimento ad altrettanti procedimenti disciplinari), sono stati tutti trattati ed esauriti in modo proficuo, con l’approvazione di ben 5 importanti documenti, il che dimostra che le preoccupazioni espresse dai colleghi di MD al termine della seduta di sabato 4 marzo sull’inversione dell’ordine dei lavori erano infondate.
Nella sua relazione introduttiva ai lavori del CDC, il Presidente dell’ANM Giuseppe SANTALUCIA, dopo aver espresso le sue perplessità sulla proposta di innalzamento a 72 anni dell’età pensionabile dei magistrati, sul presupposto che, per come formulata (il magistrato che deciderà di rimanere in servizio oltre il 70esimo anno di età dovrà dismettere l’incarico direttivo o semi-direttivo sino a quel momento ricoperto), produrrà un effetto del tutto trascurabile, potendosi facilmente prevedere che ben pochi saranno i colleghi che saranno disposti a permanere in servizio a quelle condizioni, e che pertanto è più che probabile una modifica della norma in sede parlamentare volta a garantire la prosecuzione nell’incarico dirigenziale, con i deleteri effetti sul carrierismo che una simile previsione potrà produrre, e dopo aver fatto il punto sulle riforme del processo civile (ricordando l’importante conferenza stampa tenuta il 27 febbraio dalla GEC congiuntamente con le rappresentanze dell’associazionismo forense) e del processo penale (segnalando l’iniziativa del Ministro della Giustizia di sostituire alcuni componenti della commissione di monitoraggio della riforma del processo penale dando spazio a rappresentanti dell’associazionismo forense, senza tuttavia riservare la stessa attenzione all’associazionismo giudiziario), ha svolto una riflessione sul tema della libera esplicazione dell’attività di rappresentanza associativa, che riteniamo utile riproporre: “Quando si registrano fatti e comportamenti istituzionali che sembrano rispondere a volontà di metter da canto, di trascurare, di ridimensionare la presenza e il punto di vista dell’associazionismo giudiziario, affiora l’idea che questi lunghi e tormentati anni in cui l’ANM è stata al centro di polemiche e critiche anche feroci abbiano lasciato il segno. E questa idea si rafforza nell’apprendere, con un senso di amara sorpresa, che la libera esplicazione dei compiti di rappresentanza associativa possa divenire oggetto addirittura di atti parlamentari di sindacato ispettivo. Non so se ne siete informati e allora vi dico che sono state rivolte interrogazioni parlamentari al Ministro della Giustizia, il 23 febbraio e il 1° marzo, per chiedergli di valutare se costituiscano ‘una interferenza rispetto alla sfera di competenza del Governo e del Ministero’ le parole spese dal Segretario nazionale del gruppo di AreaDG, Eugenio Albamonte, in una intervista alla stampa con cui ha espresso una opinione critica su quanto detto dal Ministro della Giustizia in relazione alle iniziativa della Procura della Repubblica di Roma di una indagine su possibili rivelazioni del segreto di ufficio ad opera di un Sottosegretario di quel Dicastero; e se siano ‘adeguate alla funzione di magistrato’ le parole che io, nella qualità di Presidente della ANM, ho utilizzato per rispondere in una intervista alle domande aventi ad oggetto lo stesso tema trattato, qualche giorno prima, dall’intervista di Eugenio Albamonte. Le iniziative parlamentari sembrano muovere dalla premessa che l’attività di rappresentanza associativa, che naturalmente si sostanzia in critiche e dissenso rispetto all’operato del Ministro della giustizia, possa essere valutata dallo stesso Ministro ai fini dell’esercizio dell’azione disciplinare. Faccio allora una sola osservazione e formulo un auspicio finale. La prima è che se si dovesse aver timore dei poteri disciplinari del Ministro quando si esercitano mandati di rappresentanza associativa si manderebbe in soffitta una intera storia di impegno democratico e la libertà di associazione verrebbe nei fatti compressa. Una cosa è il rispetto delle Istituzioni e delle loro prerogative, che pratichiamo per adesione piena all’assetto costituzionale e radicata convinzione ideale, altra cosa è la libertà di intervenire nel dibattito pubblico sui temi della giustizia senza condizionamenti di alcun genere. Il secondo (l’auspicio) è che il Ministro della giustizia, che giustamente si fa vanto della cultura liberal-democratica, saprà fugare anche solo la più pallida idea che l’attività associativa possa essere confinata in un recinto di timorosi ossequi all’Autorità. Per parte mia ritengo, forte della storia della nostra Associazione, che il prendere parola sui temi della giustizia sia per l’Associazione stessa, e quindi per i suoi rappresentanti, un diritto e insieme un dovere, a cui mai potrà rinunciarsi e che mai dovrà restare inadempiuto”.
Le parole del Presidente dell’ANM hanno raccolto, a stretto giro, l’attenzione del vice Presidente del Senato Maurizio GASPARRI il quale ha accusato Giuseppe SANTALUCIA di voler “mettere il bavaglio al Parlamento” e di aver posto in essere “un vero e proprio attentato a organi costituzionali”.
La reazione del senatore Gasparri è stata stigmatizzata in apertura della seduta del CDC del 5 marzo da tutti i gruppi che compongono l’ANM, che, con l’intervento di un rappresentante per gruppo, hanno espresso solidarietà al Presidente dell’ANM, riconoscendosi nel suo operato, e restituito al mittente le gravi accuse di violazione del principio di separazione dei poteri. Per AreaDG ha preso la parola Luca PONIZ che ha espresso il nostro punto di vista pronunciando le seguenti parole: “Intervengo anche a nome del gruppo che rappresento e spero di farlo anche a nome di tutti gli altri magistrati che nella Costituzione della Repubblica credono e su cui hanno giurato, per ringraziare il Presidente Santalucia per le bellissime e fermissime parole che ha pronunciato ieri in apertura del comitato direttivo centrale. Per vero sorprende, ancora una volta, che vi sia stato bisogno di riaffermare principi basilari della democrazia scolpiti nella Costituzione che a noi sono molto chiari e continuano ad esserlo. Siamo noi e non altri a richiamare con forza il principio della separazione dei poteri che implica l’irrinunciabile controllo di legalità affidato alla giurisdizione e dunque alla magistratura. Ed è un diritto ed un dovere della magistratura, nell’adempimento di questo irrinunciabile compito costituzionale, intervenire e spiegare le ragioni di questo controllo di legalità, che implica anche il diritto-dovere di riaffermare le proprie prerogative, il senso di questo controllo e il senso della democrazia liberale che alcuni invocano continuamente, ma del quale evidentemente non conoscono tutte le implicazioni. Grazie Presidente, noi ci ritroviamo perfettamente nelle tue parole!”
Come detto, nel corso dei lavori svoltisi nella giornata di sabato 4 marzo il CDC ha valutato, discusso e votato una ventina di proposte del Collegio dei probiviri con riferimento ad altrettanti procedimenti disciplinari. In rigorosa osservanza dello statuto dell’ANM (che impone di procedere “a porte chiuse” quando vi è la richiesta dell’incolpato, come è sempre avvenuto sinora) e in ossequio alle indicazioni del Garante della Privacy, abbiamo sempre mantenuto il più stretto riserbo sulle singole vicende trattate. Ci duole, invece, segnalare che, evidentemente, il rispetto dello statuto dell’ANM e, prima ancora, della privacy del singolo collega incolpato non è prerogativa di tutti i componenti del CDC, come testimonia l’articolo di un quotidiano che, nella giornata di ieri, ha dato la notizia dell’esito di uno di questi procedimenti, specificando anche il tipo di sanzione irrogata e il voto espresso da alcuni componenti del CDC. Si tratta di una violazione della privacy e delle regole statutarie grave e senza precedenti, che rischia di minare i rapporti di fiducia interni al CDC e di intaccare ulteriormente l’immagine e la credibilità dell’ANM.
Nella giornata di domenica 5 marzo il CDC ha approvato all’unanimità 4 documenti, alcuni dei quali proposti dal gruppo di AreaDG, per la cui lettura rinviamo al sito dell’ANM, aventi ad oggetto:
- la stabilizzazione dei funzionari addetti all’Ufficio per il processo attualmente in servizio negli uffici giudiziari
- la proposta governativa di innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni
- l’adozione di una disciplina di dettaglio in materia di carichi esigibili
- l’anticipazione al 28 febbraio dell’obbligo di deposito telematico dei provvedimenti e dei verbali di udienza
Diversa e più travagliata è stata invece l’approvazione di un documento sulla tragedia di Cutro, che costituiva la sintesi di due diversi documenti proposti da AreaDG e da MD (alla cui rielaborazione si era pervenuti anche con il contributo di una collega della lista ART. 101), la cui approvazione è avvenuta a maggioranza e con un solo voto di scarto.
Come detto la seduta del CDC di sabato 4 marzo si era aperta osservando un minuto di silenzio per commemorare le 70 vittime, di cui 16 minori, di quel grave naufragio. Eppure quando si è trattato di approvare un documento sulle norme sul soccorso in mare dei migranti, il cui inserimento nell’o.d.g. è avvenuto su nostra richiesta, i colleghi di MI e di UNICOST (con una sola eccezione), hanno dapprima espresso perplessità con riguardo ai riferimenti alle indagini in corso e alle proposte in materia di politica migratoria contenuti nei testi originari, e, dopo aver deciso di non contribuire alla riscrittura di un testo condiviso, hanno comunque votato contro un documento che non conteneva più alcuna delle criticità segnalate, a dimostrazione della pretestuosità delle critiche manifestate nel corso della discussione su questo tema.
Noi siamo invece orgogliosi di essere riusciti a dare voce a tutti quei colleghi che, con il loro lavoro quotidiano, sono impegnati a promuovere i valori tutelati dalla Costituzione e che siamo certi che si riconosceranno in un documento con il quale l’ANM ribadisce che, alla luce della cornice normativa nazionale e sovranazionale vigente, il soccorso in mare è un obbligo a cui non ci si può sottrarre in alcun caso.
I componenti del CDC eletti nel Gruppo di AreaDG