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Procure: progetti organizzativi e ruolo del CSM

L’assegnazione per “specie d’autore” del reato non è in linea col dettato legislativo. Perciò il Consiglio deve sindacare le scelte del Procuratore che si attribuisca procedimenti o formi gruppi di lavoro in base a questo criterio

Oggi abbiamo trattato in Plenum due pratiche relative ai progetti organizzativi delle Procure della Repubblica di Bologna e di Ivrea.

Il tema del sindacato del Consiglio sulle scelte organizzative compiute dai Procuratori è estremamente rilevante poiché attiene alla realizzazione effettiva dell’opzione culturale e valoriale che ha ispirato in materia gli interventi effettuati nel tempo dal CSM e culminati nella circolare del 16 novembre 2017 e nel suo aggiornamento del dicembre 2020.

Questi interventi regolatori di autovincolo (peraltro “sintesi” di ulteriori plurimi precedenti interventi del CSM di segno omogeneo) sono stati realizzati in funzione, da un lato, dell’obiettivo di individuare i tratti di un’organizzazione unitaria, armonizzando le regole di funzionamento degli uffici del Pubblico Ministero; dall’altro, dell’obiettivo di realizzare in tema di uffici requirenti, dopo l’intervento normativo del 2006, un assetto ordinamentale ispirato ed interpretato alla luce dei principi espressi dagli artt. 105, 107, 108 e 112 della Costituzione, e quindi di temperamento dell’indirizzo fortemente gerarchico che agli uffici stessi ha impresso la novella legislativa.

La questione, in parte comune alle due pratiche, su cui si è incentrata la discussione era quella relativa alla scelta organizzativa di prevedere un criterio di assegnazione degli affari non legato alla materia oggetto dell’indagine, bensì alla qualifica soggettiva dell’autore del reato.

In un caso (Bologna) il progetto organizzativo prevedeva la istituzione di un gruppo specializzato (composto da due magistrati e coordinato dal Procuratore) con competenza per tutti i “Reati commessi da appartenenti alla polizia giudiziaria nell’esercizio delle funzioni”.

Nell’altro (Ivrea) il progetto organizzativo prevedeva l’assegnazione al Procuratore di tutti i “Procedimenti a carico degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, dei ministri di culto e dei dipendenti del ministero della giustizia”.

Per entrambe le pratiche abbiamo votato a favore delle proposte (relatore Suriano) che formulavano rilievi sul punto.

Per quanto riguarda il progetto organizzativo della Procura di Bologna, abbiamo ritenuto che la previsione di un gruppo di lavoro in ragione della “specie d’autore” anziché “della specie di reato” non fosse in linea con la normativa primaria: i gruppi di lavoro possono essere costituiti per “specifici settori di affari, individuati con riguardo ad aree omogenee di procedimenti ovvero ad ambiti di attività dell’ufficio che necessitano di uniforme indirizzo”, (art. 1 comma 6 del d. lgs. 106/2006), laddove omogeneità e uniformità sono riferibili a requisiti oggettivi e non al profilo meramente soggettivo dell’appartenenza degli autori, di qualsivoglia reato, ad una determinata categoria: non solo una siffatta individuazione del gruppo di lavoro pare in contrasto con il principio della specializzazione (ad esempio, un reato di violenza sessuale sfuggirebbe alla trattazione del gruppo specialistico in materia;), ma essa contrasta, a nostro parere, con la previsione normativa che, nel prevedere “omogeneità” dei procedimenti in funzione di “uniformità” di indirizzo (di indagine e di esercizio dell’azione penale) non può che essere intesa sotto il profilo oggettivo, e non sotto quello soggettivo dell’appartenenza degli autori dei fatti/ reato ad una certa categoria (nella specie la polizia giudiziaria).

Analogamente, per quanto riguarda la Procura di Ivrea, abbiamo ritenuto priva di adeguata giustificazione la previsione di una assegnazione esclusiva al Procuratore di tutti i procedimenti a carico degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, dei ministri di culto e dei dipendenti del ministero della giustizia, atteso che anche in questo caso si attribuisce indebitamente rilievo, ai fini della auto-assegnazione degli affari al Procuratore, alla qualifica soggettiva degli indagati (agenti di polizia, ministri di culto, dipendenti del Ministero della Giustizia), e ciò in base ad una astratta presunzione di delicatezza di tali affari.

Al contrario, le opposte proposte hanno affermato che il Consiglio non può sindacare queste scelte, in un caso (Bologna) in quanto la scelta organizzativa “seppur in termini oltremodo sintetici”, “risulta intellegibile e/o in ogni caso non arbitraria”; nell’altro (Ivrea) in quanto si tratta di scelte “che non si pongono in contrasto con alcuna norma, primaria o secondaria, e che rientrano nella discrezionalità organizzativa del dirigente dell’ufficio”.

In particolare, nella proposta B sul progetto organizzativo di Ivrea, relatore cons. D’Amato, si afferma il principio generale per cui “la necessità (per il Procuratore) di fissare criteri obiettivi e trasparenti per la designazione dei magistrati incaricati di svolgere le indagini preliminari e la conseguente azione penale si pone solo dopo che il procuratore della Repubblica abbia deciso di non avvalersi dei poteri a lui conferiti”.

Ossia: i criteri obiettivi di assegnazione degli affari valgono solo per i casi in cui il procuratore non riservi a se stesso alcuni affari.

Una affermazione che, a nostro avviso, finisce per avallare un modello verticistico dell’ufficio di Procura difforme rispetto al precetto costituzionale secondo il quale i magistrati si differenziano solo per funzioni. E che costituisce un passo indietro nella affermazione del potere del Consiglio di verificare la coerenza dei progetti organizzativi delle procure con i principi che ne costituiscono la cornice normativa e costituzionale.

Dopo ampio dibattito le due proposte hanno avuto esiti differenziati.

Per quanto riguarda la Procura di Bologna, votata alla fine della mattinata, è stata approvata la proposta che non formulava rilievi sul punto relativo al gruppo specializzato per i reati commessi da ufficiali di polizia, con 10 voti favorevoli (Balduini, Basile, Braggion, Celentano, Ciambellini, D’Amato, Donati, Grillo, Lanzi e Miccichè), mentre la proposta contenente rilievi sul punto ha ottenuto 9 voti (Ardita, Cascini, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Marra, Pepe, Suriano e Zaccaro) e 6 astenuti (Benedetti, Cavanna, Cerabona, Curzio, Gigliotti e Salvi).

Per quanto riguarda la Procura di Ivrea, votata nel pomeriggio, è stata, invece, approvata la proposta contenente rilievi sulla autoassegnazione degli affari al Procuratore con 12 voti (Benedetti, Cascini, Cavanna, Cerabona, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano e Zaccaro), mentre la proposta senza rilievi sul punto ha ottenuto 8 voti (Balduini, Braggion, Celentano, Ciambellini, D’Amato, Grillo, Lanzi e Miccichè); 4 astenuti (Ardita, Basile, Curzio e Donati).

 

Alessandra Dal Moro
Elisabetta Chinaglia
Giuseppe Cascini
Mario Suriano
Ciccio Zaccaro

 

3 novembre 2021