Il Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie
Gaetano CAMPO
Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Ministero della Giustizia
Sono un magistrato anch'io e da gennaio dello scorso anno, sono fuori ruolo nel Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria che si sta occupando di alcuni aspetti decisivi e fondamentali per la riuscita della riforma sotto diversi profili – alcuni molto rilevanti sono stati accennati – della determinazione delle piante organiche dei magistrati, del personale amministrativo, dell'edilizia.
Pensiamo agli uffici giudiziari più importanti e all'analisi delle ricadute poi organizzative che la rideterminazione delle piante del personale di magistratura e amministrativo determinerà sulla vita dei Tribunali persone minorenni e famiglia, ma anche sui Tribunali ordinari, in piena attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza il cui orizzonte è al 30 giugno 2026, con target della riduzione dell'arretrato civile e della riduzione del disposition time penale.
Cerchiamo di analizzare anche quelle condizioni di criticità che al termine del mio intervento riassumerò, evidenziando ove possibile, alcune soluzioni.
L'attività del Dipartimento è stata molto condivisa e discussa in sede di Comitato paritetico con il Consiglio superiore della magistratura, con cui c'è stato, anche negli ultimi incontri, un confronto proficuo con scambi anche di dati di analisi, che ha portato poi a due sostanziali parametri di determinazione delle piante organiche dei magistrati.
Con soddisfazione, grazie a questa interlocuzione molto approfondita, possiamo dire che i parametri presi come riferimento dal Ministero, e quelli presi dal Consiglio superiore della magistratura, sia pur diversi, non hanno portato a una forbice divaricata. Sono solo risultati sostanzialmente sovrapponibili con una differenza di qualche decina di unità.
Che poi calati – come dirò dopo – nelle operazioni di ritaglio, magari possono penalizzare di più alcuni uffici giudiziari rispetto ad altri, ma insomma non modificano l'impianto generale.
Proverò delineare qual è l'approccio che il Dipartimento e il Ministero stanno avendo per questo tema delle piante organiche, anzitutto quelle del personale dei magistrati e cercando di darvi notizie importanti e trasparenti, perché gli arcana imperii non fanno parte della mia cultura generale.
Ringrazio Area democratica per la giustizia per l'invito e per l'opportunità per parlare di questi tempi con la massima trasparenza.
Per mettere in evidenza il percorso che porta alle cadute di carattere organizzativo, parto da quelli che sono i principi cardine della riforma relativi al tema di cui tratterò nel corso di questo intervento, che sono quello della specializzazione dei giudici e dell'esclusività delle funzioni, ma anche quello della prossimità territoriale.
E qui c'è un primo elemento critico della dell'esigenza di mettere insieme specializzazione, prossimità. Nel senso che sono due concezioni, posso dire generali, della giustizia che possono andare in conflitto.
La giustizia di prossimità è una giustizia generalista, nel senso che si occupa di temi di argomenti più vicini a una pluralità di interessi, di diritti in gioco.
La specializzazione l'abbiamo sperimentata col Tribunale per le imprese, con la Protezione internazionale, con la Sorveglianza e con la stessa esperienza dei giudici minorili.
È una giustizia che va amministrata, non con uffici di prossimità, ma attraverso una forte centralizzazione che consente la razionalizzazione delle risorse di specialità della magistratura in determinate materie, allo scopo di offrire un servizio qualitativamente più elevato.
Quindi, questi due aspetti, prossimità e specializzazione, in questo caso vanno insieme.
Questo, come abbiamo sentino negli altri interventi, può creare un primo elemento di frizione quando andiamo a parlare di copertura di questi uffici, soprattutto, quelli circondariali.
Altro principio cardine della riforma ai fini che ci interessano riguarda l'invarianza finanziaria.
Cioè stiamo parlando di una riforma che dal punto di vista delle risorse non offre investimenti aggiuntivi e quindi comporta di necessità virtù l'esigenza di razionalizzare le risorse esistenti e di disegnare la mappa di questi nuovi uffici giudiziari usando il bisturi in modo assolutamente chirurgico in modo da offrire un prodotto finale più razionale possibile.
Senza depauperare eccessivamente gli uffici che subiranno i tagli e attribuendo ai nuovi uffici le risorse necessarie per poter funzionare adeguatamente. Un gioco di equilibrio molto delicato e molto difficile, appunto, come sempre avviene quando ci sono in corso riforme a costo zero.
Tuttavia, come ho detto prima, è un impegno che, insieme al Consiglio superiore, stiamo cercando di risolvere predisponendo nel modo più razionale possibile il quadro delle risorse esistenti.
L'assetto organizzativo del Tribunale delle persone minori e famiglia in larga misura è assimilabile alla precedente esperienza relativa ai tribunali ordinari e delle sezioni distaccate. Una gestione delle risorse rimessa esclusivamente alle prerogative del presidente del Tribunale, che ha sede dell'ufficio distrettuale. Mentre i giudici del TPMF possono svolgere le proprie funzioni sia presso la sede distrettuale che presso una o più sezioni circondariali dello stesso tribunale, anche per singoli procedimenti, secondo disposizioni tabellari.
Dal punto di vista organizzativo, il modello di riferimento è quello delle sezioni distaccate. Quindi, la determinazione della pianta organica poi deve tenere conto della previsione del rito collegiale in materia civile presso la sezione distrettuale e del rito monocratico presso le circondariali. La pianta organica è unica e comprende sia la sezione distrettuale che le sezioni circondariali.
Lo strumento di assegnazione alle singole sezioni è esclusivamente quello tabellare per iniziativa del presidente del TPMF.
Quando si ragiona di piante organiche dei magistrati si tiene conto di tutta una serie di indicatori dea cui i procedimenti sopravvenuti, l'incidenza della criminalità organizzata, il bacino territoriale.
Nel nostro caso la legge stessa individua come indicatore principale quello delle cause sopravvenute. Perché attribuendo ai tribunali ordinari la competenza a decidere il contenzioso fino al 31 dicembre 2029 e facendo partire questi nuovi uffici ad arretrato zero, ci dice che il dato di cui dobbiamo tenere conto è quello delle cause sopravvenute come criterio essenziale. Sia la legge delega 206 del 2021, sia il decreto legislativo 149 del 2022 prevedono l'esigenza di calcolare la pianta organica a livello distrettuale, mentre per le sezioni distaccate le piante organiche non riguarderanno i magistrati ma solo il personale amministrativo.
Alla luce di quanto già detto, i dati statistici di interesse sono quelli dei procedimenti civili e penali di competenza del Tribunale per i minorenni, dei procedimenti civili di competenza del Tribunale ordinario nelle cause riguardanti lo Stato, la capacità delle persone escluse – cittadinanza, immigrazione, protezione internazionale – e le cause riguardanti la famiglia, unioni civili, convivenze, minori, procedimenti del giudice tutelare e quelli del risarcimento del danno endofamiliare.
Infine, i procedimenti di competenza delle Corti d'appello, relativamente materie famiglia, persone tutelari che sono attribuite alle sedi distrettuali del TPMF.
Fatta questa premessa, andiamo ad eseguire un'analisi dei dati e degli indicatori che abbiamo considerato.
Al Dipartimento abbiamo acquisito i dati relativi alle iscrizioni delle cause civili e penali elaborati sulla base dei dati statistici forniti dalla Direzione di statistica sulle medie triennali di questi procedimenti. Abbiamo calcolato l'incidenza della materia famiglia sul totale delle iscrizioni e qui il dato, ovviamente, non è uguale in tutti gli uffici giudiziari.
Passiamo da percentuali molto basse, intorno al 4-5% di alcuni uffici giudiziari a punte vicino al 17-20%: una forbice piuttosto ampia di incidenza di queste materie sull'attività dei singoli uffici giudiziari.
Abbiamo poi acquisito il dato relativo ai magistrati addetti alle materie del TPMF, desunte dai dati tabellari.
Grazie anche al contributo dato dal Consiglio superiore della magistratura che ci ha fornito questi dati, abbiamo individuato per ogni ufficio il rapporto tra i giudici, i magistrati tabellari assegnati a queste materie e le piante organiche generali. Abbiamo quindi selezionato un campione di uffici di varie dimensioni e in differenti realtà territoriali d'Italia.
Dai risultati del monitoraggio del campione è emerso un sovradimensionamento della stima preliminare della pianta organica del pm, basato sul mero flusso delle iscrizioni, cioè l'incidenza di queste materie in rapporto al numero di giudici tabellari assegnati a queste materie ha portato a un dato forse eccessivo. Questo ci ha portato a rivedere la stima fatta nel documento della prima analisi organizzativa del 2022.
Rispetto a quella stima abbiamo ampliato il bacino di rilevamento, aumentando il numero di uffici giudiziari che abbiamo analizzato.
Quindi, abbiamo individuato l'indicatore portante, che è appunto il dato delle iscrizioni delle materie TPMF, integrandolo con questo secondo indicatore che il rapporto tra le previsioni tabellari in materie TPMF e le piante organiche complessive dei tribunali del Tribunale ordinario.
In questo modo, appunto, la determinazione della pianta organica di questi nuovi uffici data dall'indicatore portante (le sopravvenienze), più l'indicatore integrativo (numero di giudici tabellari), rapportato al fabbisogno del TPMF.
L'invarianza di dotazione ha comportato la ridistribuzione delle risorse già esistenti nelle piante organiche degli uffici giudiziari interessati e questo ha portato a individuare il numero da attribuire assegnare le piante organiche del tribunale a persone di famiglia tenendo conto delle piante organiche dei tribunali per i minorenni, il contributo delle piante organiche dei tribunali ordinari e il contributo delle Corti d'appello, secondo appunto i parametri che ho che ho indicato.
L'applicazione di questi indicatori e di questi dati di piante organiche esistenti, come dicevo prima, ha portato a un risultato che non è molto difforme da quello offerto dal Consiglio superiore in sede di Comitato paritetico, che invece si è fondato essenzialmente sull'analisi dei programmi di gestione ex articolo 37 che, non senza fondamento, il Consiglio superiore ha ritenuto essere la fotografia più vicina alla realtà degli uffici giudiziari.
Da parte nostra questo indicatore è considerato meno attendibile, un po' per la variabilità, perché il programma di gestione si fa ogni anno e rispecchia valutazioni, indicazioni, indirizzi della politica giudiziaria, – chiamiamola così in senso ampio – di quell'ufficio giudiziario.
Quindi, può più o meno privilegiare alcune materie rispetto ad altre.
E tuttavia questa individuazione della pianta organica da parte del Consiglio superiore, come ho detto prima, non differisce di molto dalla risultante dagli indicatori che abbiamo considerato all'interno del Dipartimento.
Per quanto riguarda lo stato dei lavori, a giorni verrà inviata la richiesta di parere al Consiglio superiore prevista dalla legge sulle piante organiche secondo il modello predisposto dal ministero.
E poi, appunto, ci attendiamo la procedura consiliare che riguarda le risposte a questa proposta.
L'altro aspetto che abbiamo considerato riguarda la caduta di questa riforma sulla pianta organica delle procure. Un aspetto piuttosto delicato, perché sulle procure non abbiamo un indicatore preciso delle cadute organizzative di questa riforma.
Quando ci siamo confrontati con il Consiglio superiore, gli indicatori che sono emersi sono di difficile individuazione: parliamo del numero di pareri, del numero di udienze a cui i pubblici ministeri devono partecipare, che sono dati difficilmente ricavabili dai sistemi informativi che abbiamo.
L'orientamento che stiamo avendo è quello anche indicato nel documento del 2022 (sia pure con parametri diversi da quelli cui stiamo pervenendo), che parte dal rapporto tra numero di giudicanti e numero di pubblici ministeri.
Attualmente il rapporto per il settore minorile è di 1,9: quindi un rapporto piuttosto favorevole.
Tra i giudicanti di primo grado e Procura della Repubblica il rapporto è di 2,7; invece il rapporto tra giudicanti e pubblici ministeri nelle Corti d'appello è 5,1.
>Come vedete, c'è una forbice molto ampia tra il rapporto giudicante-pm minorile e il rapporto giudicante-pm, per esempio, nelle Corti d'appello.
Il dato del rapporto Tribunali pm si colloca su una dimensione intermedia, per cui si tratta di capire qual è il parametro di riferimento.
In un'ottica di equilibrio e di tenuta del sistema, e anche di razionalizzazione delle risorse esistenti, ritengo difficile mantenere il rapporto esistente di 1,9, nel senso che i tagli alle procure rischiano di essere piuttosto sanguinosi.
Quindi dovremmo rimodulare questo rapporto portandolo più vicino alla sfera intermedia tra primo e secondo grado. Altrimenti c'è il rischio di tagliare eccessivamente uffici requirenti particolarmente importanti.
Senza troppi giri di parole, mi riferisco essenzialmente alle procure distrettuali, tenendo conto del volume di affari rapportato al numero di sostituti presenti. È un tema politicamente delicato, perché le procure distrettuali, soprattutto in alcuni territori del Paese, sono in prima linea nell'affrontare la criminalità organizzata, che nel nostro Paese non è proprio un dato irrilevante.
Per quello che riguarda le criticità, il Dipartimento sta modificando l'impostazione originaria dal punto di vista dell'organizzazione attraverso il suggerimento di interventi di carattere anche normativo, di adeguamento, soprattutto sul piano ordinamentale della disciplina vigente all'entrata in vigore della riforma.
Fra queste criticità vorrei indicare la necessità di un piano dedicato di edilizia giudiziaria. A questo proposito il Dipartimento sta svolgendo un'attività di ricognizione sul territorio di riprogettazione di interventi edilizi laddove necessari per l'adeguamento delle strutture a questa nuova realtà giudiziaria.
Altra criticità sono le possibili ricadute sul conseguimento degli obiettivi del Pnrr.
Per quello che riguarda la definizione dell'arretrato civile, praticamente stiamo parlando di materie che per la maggior parte esulano da quelle che rilevano ai fini del Pnrr. E tuttavia alcune delle materie che verranno trattate dal TPMF, rilevano per il dispositivo civile. Quindi occorre valutare con molto equilibrio quali sono le possibili ricadute.
Questo lo stiamo facendo con la Direzione generale di statistica del trasferimento di questa e di queste materie, soprattutto ai fini del disposition time.
L'impoverimento dei tribunali ordinari per il trasferimento dei giudici nei nuovi uffici giudiziari, rischia di appesantire l'attività degli uffici giudicanti e quindi di ridurre l'attività diretta alla riduzione dell'arretrato risalente.
In questo senso le ricadute non sono preventivabili, considerando che il minor numero minor numero di magistrati potrà smaltire l'arretrato e definire i procedimenti incardinati con riferimento al disposition time.
Le riduzioni di organico possono determinare nei tribunali ordinari una presenza di magistrati in sovrannumero rispetto alle piante organiche. Questo è un problema perché, ovviamente, si trasferisce sul Consiglio superiore della magistratura e sulle procedure di mobilità.
Perché ovviamente la presenza di un numero di magistrati in sovrannumero determina l'impossibilità di mettere a concorso posti in quel determinato ufficio giudiziario finché, appunto, ad esaurimento. Questi questi su, questo soprannumero viene a essere definito. E, come dicevo, come abbiamo detto anche in altri interventi, come è stato detto, la previsione di una pianta organica su distrettuale, lo strumento tabellare di assegnazione dei magistrati, anche per sezioni, contestualmente, costituisce sicuramente un elemento utile di flessibilità per far fronte appunto alle difficoltà di affrontare magari il carico di lavoro nei singoli uffici.
Tuttavia questa nota positiva di una flessibilità che consente di far fronte a eventuali emergenze di determinati uffici giudiziari, presenta il rovescio della medaglia di rendere poco appetibili queste sedi, per l'incertezza della sede effettivamente effettiva di servizio, che può essere un elemento ostativo alla copertura dei posti.
C'è poi un rischio di proliferazione dei posti dei ruoli direttivi, in eventuale contrasto con gli obiettivi della riforma dell'ordinamento giudiziario, la 71 del 2022.
C'è poi il tema molto delicato dell'incidenza sul personale amministrativo. Uno dei rischi l'incompatibilità temporale del progetto di riforma con la riscrittura delle piante organiche complessive del personale amministrativo, a seguito delle trattative che sono in corso per la definizione del contratto nazionale integrativo.
E poi l'insufficienza degli attuali strumenti ordinamentali per poter coprire di personale amministrativo le sedi che sono maggiormente in difficoltà e che non vedono coperture su base volontaria.
Pensiamo di utilizzare lo strumento dell'interpello prima di tutto in sede distrettuale proprio per evitare che l'interpello nazionale possa portare quel fenomeno di depauperamento delle sedi del Nord a costituire un veicolo di accesso invece di copertura delle sedi meridionali, che sono peraltro quelle maggiormente coperte oggi nel nostro territorio nazionale.
Quindi sicuramente si partirà con con un interpello distrettuale. Tuttavia non ci nascondiamo dietro un dito la difficoltà di un interpello di questo tipo che appunto cade in distretti e in zone in territori del nostro Paese, in cui le carenze del personale amministrativo sono già piuttosto rilevanti. Da questo punto di vista noi oggi scontiamo una serie di difficoltà di copertura non solo perché poi pensiamo sempre ai funzionari Upi e al personale assunto in ambito PMR R con contratto a tempo determinato.
E riteniamo poi che questo personale potrebbe anche non optare – questo può accadere – per concorsi che offrono il lavoro a tempo indeterminato. Inoltre abbiamo sperimentato anche nell'ultimo anno, anno e mezzo, la difficoltà di copertura dei posti a tempo indeterminato in giustizia.
Ricordo per tutti che la copertura di 600 posti di funzionario a metà dello scorso anno ha visto una risposta positiva meno della metà degli idonei in graduatoria.
L'ultimo scorrimento in graduatoria degli assistenti a tempo indeterminato, l'avete visto anche negli uffici giudiziari, ci ha dato una risposta molto carente. Una graduatoria nazionale orizzontale per varie amministrazioni non è una graduatoria di giustizia. Hanno risposto positivamente circa 500 idonei su una richiesta di 1.500 assistenti. Ovviamente faremo un secondo passaggio, ma i dati sono piuttosto preoccupanti e siamo sotto la soglia dei 30.000 unità per quello che riguarda l'area seconda e terza, cioè assistenti, cancellieri, funzionari e direttori. Cioè il personale amministrativo che costituisce un po' l'ossatura degli uffici giudiziari, quello che consente agli uffici giudiziari di lavorare.
Questa preoccupazione è un tema di sistema, nel senso che il Pnrr ha liberato risorse importanti all'interno di tutto il settore pubblico. Stiamo assistendo da tempo – lo hanno scritto anche analisti e il Formez – che l'ordinaria concorrenza fra lavoro pubblico e lavoro privato è affiancata dalla concorrenza all'interno del comparto pubblico. Lo stiamo vedendo, appunto, con la concomitanza di concorsi per agenzie, altri ministeri e quant'altro.
Un sistema di questo tipo è destinato a penalizzare amministrazioni che rischiano di offrire condizioni lavorative più onerose o meno brillanti e anche meno pagate rispetto ad altre. Penso alle agenzie all'Inps, che hanno un tipo di contrattazione integrativa molto più favorevole dei dipendenti del ministero non solo di quello della Giustizia.
Questo è un tema di fondo, che può sembrare esulare, ma in realtà è strettamente connesso per il reperimento delle risorse anche di carattere amministrativo, di supporto alla giurisdizione.
È chiaro che dobbiamo abituarci sempre di più a modelli organizzativi innovativi, ad una cultura dell'approccio lavoro e dell'organizzazione diversa rispetto al passato. Ragionare nei termini tot escono, tot devono entrare non funziona, non solo per i motivi contingenti che ho detto, ma non funziona in generale perché è diverso il mercato del lavoro che si è sviluppato in questi ultimi anni in Italia.
Sono diverse le aspettative dei giovani che si approcciano al lavoro, anche pubblico, e richiedono di lavorare per progetti innovativi con valorizzazione delle professionalità, con la formazione professionale dedicata e maggiormente incisiva, con prospettive di carriera che molto spesso noi non offriamo. Sappiamo per esperienza, che da noi chi entra cancelliere molto spesso muore cancelliere, lavorativamente parlando.
Dobbiamo essere capaci di sviluppare queste nuove forme e nuove modalità organizzative. Un mesetto fa ho letto su Sole 24 Ore la notizia che Unicredit dà in locazione venti piani del grattacielo di Milano. Non venti stanze, venti piani. Noi siamo ancora indietro rispetto a modalità soprattutto di coworking, perché lo smart working presenta problematiche, in cui non mi addentro, perché dovrebbero essere affrontate in un convegno di giuslavoristi.
Dobbiamo essere anche noi più performanti da questo punto di vista, più bravi a cogliere queste novità nei modelli organizzativi, tenendo conto anche dello sviluppo telematico del processo civile e adesso anche di quello penale.
L'altro aspetto importante, che incide anche su un tema che avete sollevato nel vostro documento, è degli addetti all'ufficio per il processo che è legato alla contrattazione collettiva perché noi oggi non abbiamo pianta organica e in dotazione organica del ministero la figura del funzionario addetto all'ufficio di processo.
Questa è una novità introdotta con il Dl 80 in ambito Pnrr, ma gli addetti all'ufficio per il processo, i tecnici di organizzazione a tempo determinato non fanno parte delle piante organiche amministrative. Sono un organico a parte ed è una figura professionale che, come tutte le figure professionali, deve essere poi sviluppata anche quando declinata nel decreto legislativo 151.
Deve essere poi riempita di contenuti, anche con riferimento ai profili di ruolo o all'appartenenza alle famiglie professionali individuate dalla contrattazione nazionale del comparto pubblico.
Deve essere poi descritta nell'ambito del Contratto nazionale integrativo del settore Giustizia. A questo proposito le trattative con le associazioni sindacali sono ancora in corso. Devo dire che l'ultimo contratto integrativo in giustizia risale al 2010. Il nuovo contratto integrativo ovviamente ha una particolare rilevanza perché in questi 14 anni è cambiato il mondo all'interno del nostro settore, anche dal punto di vista delle professionalità che noi richiediamo.
Abbiamo sempre più bisogno di professionalità, tecniche, di analisi, di organizzazione, di statisti, di informatici, perché i nostri uffici vivono anche di questo. È l'esperienza del Pnrr che ha popolato i nostri uffici anche di queste professionalità tecniche. Ci ha insegnato a lavorare anche con queste figure, a costituire unità di uffici giudiziari quelle con gli staff di supporto, soprattutto ai capi degli uffici e al presidente di sezione, che hanno anche questa finalità di fotografare e seguire la situazione, di dare quel supporto anche di carattere organizzativo e non solo giurisprudenziale, di ricerca e di stesura delle bozze di provvedimenti che sono propri dei funzionari Upp.
Quindi stiamo vivendo una fase importante da questo punto di vista, grazie al Pnr di individuazione anche di diversi modelli di ufficio per il processo. Nel senso che accanto al modello attuale, insomma quello tradizionale, un giudice per un funzionario stiamo vedendo, anche attraverso le analisi di monitoraggio che stiamo compiendo, anche la particolare efficacia di modelli diversi da quello puntuale di modelli trasversali di modelli organizzativi che richiedono il passaggio.
Stiamo assistendo un po' a questo passaggio, che forse sarà quello definitivo anche dopo il 7 giugno 2026, da un rapporto 1 a 1 a un lavoro davvero di staff, che magari prescinde dal collegamento stretto, come avviene per il tirocinante, ma che segna anche un cambiamento di mentalità e di organizzazione anche all'interno uffici giudiziari. Questa è la prospettiva.
Queste trattative sono in corso e sono importanti anche per le cadute che avranno sull'argomento di cui oggi noi stiamo discutendo. Nel delineare le nuove famiglie professionali, quindi famiglie tecniche, famiglie amministrative, famiglie di supporto alla giurisdizione – appunto il funzionario addetto all'ufficio per il processo – delineeranno anche l'oggetto dell'accordo sindacale e i profili di ruolo.
Cosa facciamo fare a queste figure che popoleranno i nostri uffici? Questo comporterà la stesura del contratto nazionale e anche una caduta concreta sulle piante organiche del nostro personale amministrativo. Quindi quanti saranno all'interno della dotazione organica complessiva che poi andrà poi calata delle piante organiche dei singoli uffici giudiziari? Quante saranno le figure tecniche, le figure di coordinamento, le figure amministrative in senso stretto, le figure di supporto alla giurisdizione?
Non sarà un'attività breve e credo che vedrà impegnato il Dipartimento per tutto l'anno in corso.
Il Dipartimento sta lavorando per l'entrata in vigore del 17 ottobre e non possiamo fare altrimenti. Questa è la nostra mission e il nostro scopo, il nostro obiettivo e non vogliamo perdere ulteriore tempo. Per questo stiamo programmando tutte queste attività che ho detto prima.
Pianta organica dei magistrati, edilizia, organici del personale amministrativo. Le stiamo svolgendo non solo per dare un supporto amministrativo attuale agli uffici giudiziari, ma anche in funzione dei prossimi Tribunali per persone, minori e famiglia.
Questa attività è finalizzata a dare il più possibile, a consentire il più possibile, appunto, l'entrata in vigore, a far funzionare questi uffici per la data di entrata in vigore della riforma.
Ovviamente, accanto a questi di carattere più strettamente organizzativi, ci sono aspetti di carattere ordinamentale che richiedono un intervento. Penso alla magistratura onoraria e il tema della mobilità dei magistrati e dei magistrati in sovrannumero che richiedono interventi più specifici e, probabilmente, anche un ripensamento di alcune regole. L'articolo 2 delle guarentigie sui trasferimenti d'ufficio, insomma, in modo da assicurare anche quegli aspetti di specializzazione che la riforma vuole assicurare.
Ma questi sono aspetti in corso di approfondimento e che vedono come orizzonte, appunto, la data di entrata in vigore.
Accanto a questa attività più strettamente organizzativa vi è poi, all'interno del Ministero, un'attività di indirizzo attraverso la costituzione di questo tavolo che si riunirà ai primi di aprile, del quale fanno parte anche i principali esponenti delle principali associazioni, dai giudici minorili agli avvocati, ecc.
Quello sarà il luogo per affrontare e per calare nella realtà tutti questi aspetti di carattere organizzativo, ordinamentale e anche processuale. In quella sede si potrebbero ridefinire quella che Luca Villa chiamava la "riprogrammazione" più che un rinvio. Una riprogrammazione di tutte queste attività complessive per meglio coordinare, indirizzare verso la data di effettiva entrata in vigore di questa importante riforma.
in attesa di approvazione dal relatore