Seconda sessione
Il Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie

Riccardo ROSETTI
Presidente sezione civile Tribunale di Civitavecchia

Buonasera, speriamo di uscire dal vicolo cieco e di trovare una luce in fondo al tunnel.

È stato già detto, ma secondo me su alcuni aspetti giova ripeterlo, anche perché partecipai indegnamente a quella esperienza.

Questa riforma non nasce nel 2022 con la ministra Cartabia. Questa riforma affonda le sue radici intanto in modifiche proprio nel tessuto sociale del nostro Paese e nella composizione delle famiglie italiane. Ma nasce soprattutto con la riforma bianca, con la riforma del 2012 del 2013, che ha unificato lo stato di figlio.

In quella fase ci fu una modifica, per certi versi ancora una volta frettolosa, improvvida, nata in Parlamento dell'articolo 38 delle disposizioni attuative. Alla forte affermazione di principio, si rispose comunque con una serie di problemi circa questo flusso di controversie che venivano a essere trasferite al tribunale. Anche lì si temevano sconquassi e difficoltà insormontabili.

Anche lì si temevano sconquassi e difficoltà insormontabili. Invece i tribunali ordinari hanno cominciato ad avere un nuovo approccio, a conoscere le situazioni di disagio e più marginali, gestendole in questi dieci anni tutto sommato in modo adeguato.

Naturalmente, l'unificazione dello stato di figlio sotto il profilo delle norme sostanziali reclamava una unificazione dei riti, perché convivevano il rito della separazione, il rito del divorzio, il rito camerale e chi più ne ha più ne metta.

Ed erano stati scritti libri e biblioteche intere circa l'inadeguatezza del rito camerale nell'ambito della procedura minorile. Quindi c'era un'unanime iniziativa della classe forense degli avvocati che reclamava l'unificazione del rito. Nel frattempo era intervenuta la disciplina del divorzio breve, una differente concezione della separazione e, quindi, si è sempre più vissuto, anche innanzi al tribunale ordinario, una duplicazione di accertamenti e di procedimenti per il succedersi della separazione e del divorzio.

Dopo un anno, questa unificazione del rito possiamo anche cominciare a valutarla: dall'angolo di visuale dei tribunali ordinari – è stato già detto, ma lo ripeto – è una prova assolutamente positiva, soprattutto dove i tribunali ordinari sono riusciti a destinare adeguate risorse alla trattazione di questi procedimenti e dove non c'è un carico di pendenze arretrate che impedisca in senso assoluto una trattazione di questi procedimenti nei termini che indica la legge e una trattazione consapevole del giudice fin dalla prima udienza.

Se si colgono le potenzialità deflattive e di consensualizzazione di queste procedure, si riesce a comprendere come la riforma miri praticamente a dei processi che durino meno, che diano una decisione del conflitto familiare immediata. E poi si possono cogliere anche tutti quegli istituti che la riforma offre al giudice per una gestione del nucleo familiare. Dopo la definizione, diciamo procedurale, il processo dura di meno, si fa un intervento di equilibrio sul nucleo familiare, si offrono al nucleo familiare degli strumenti, quali ad esempio quello del curatore sostanziale, nella fase processuale quello del curatore speciale, del mediatore, c'è un mandato ai servizi sociali, ci sono sentenze che disegnano un progetto familiare che si prolunga.

Si prolunga il progetto e la fase di esecuzione della sentenza con due risultati, secondo me importantissimi. Il primo è quello di offrire alle parti un provvedimento impugnabile, perché è un momento di tutela imprescindibile.

Se non ha capito il tribunale di Civitavecchia ci sarà un altro giudice che magari potrà approfondire la questione.

Dall'altra parte si dà la possibilità di costruire dei procedimenti che abbiano una certa elasticità e una possibilità di seguire il nucleo familiare in crisi e i minori attraverso gli anni e quindi l'intervento del curatore sostanziale di minori.

Un programma di tutela che il giudice scrive in termini specifici può accompagnare il minore senza costringere le parti a una nuova giurisdizionalizzazione del conflitto, cercando di superare quelle prospettive che noi vedevamo nei tribunali ordinari: il conflitto a volte iniziava con la separazione, proseguiva con il divorzio, insisteva con le modifiche della separazione e del divorzio, riaprendosi continuamente.

Abbiamo una fase di maggiore concentrazione e con interventi giurisdizionali mirati e degli strumenti che cercano di evitare l'intervento del giudice, se non nei casi in cui sia strettamente necessario.

Quindi, alla prova del rito, noi dall'angolo visuale dei tribunali ordinari possiamo dare un giudizio positivo.

Naturalmente tutto è migliorabile e anche il gruppo di lavoro che abbiamo portato avanti qualche indicazione l'ha data e qualche indicazione sta uscendo anche dai decreti correttivi.

Credo che l'istituzione di un tribunale unico per le persone, per i minorenni e la famiglia sia un'occasione storica.

Adesso non abbiamo tempo per ricostruire storicamente come molti giudici minorili abbiano invocato già da decenni addietro un'evoluzione del sistema in questo senso.

È evidente che poi, come molto spesso succede nel nostro ordinamento, alla fine le riforme arrivano in modo tumultuoso, quasi di soppiatto, mai nel modo in cui uno immaginava, ma comunque io credo che sia una riforma adottata con un ampio consenso parlamentare. Ce lo ha raccontato Franca Mangano.

È un passo avanti dal quale non si può tornare indietro anche se, naturalmente, ci pone moltissimi problemi. Ma credo sia sbagliato rimanere con lo sguardo all'indietro, rivendicando le proprie specifiche competenze. È sbagliato perché potrebbe rappresentare un atteggiamento pregiudiziale negativo che ci preclude di aprire il tavolo di lavoro al quale siamo chiamati tutti.

Non ci nascondiamo che l'ufficio che andrà a nascere dovrà far fronte a delle competenze molto diverse, perché ci vorrà una particolare capacità di trattare da una parte il contenzioso, anche di carattere seriale, consensuale, patrimoniale, tipico del contenzioso della famiglia; e dall'altra parte dovrà però trattare, facendo tesoro della irrinunciabile esperienza dei tribunali per i minori, per quelle fasce sociali che sono le più disagiate e per quelle fasce sociali che danno più problemi proprio perché non ci sono due parti in conflitto.

Dovremo immaginare insieme degli strumenti, ma non sono d'accordo con l'idea secondo la quale c'è la Repubblica italiana contro i genitori. Questa la possiamo lasciare alle spalle: fa parte di impostazioni paternalistico tipiche degli anni '30 e dei codici come li abbiamo conosciuti sui libri dell'università.

Credo che ce la possiamo lasciare alle spalle senza rimpianti. Così come giustamente  diciamo che ha diritto alla difesa tecnica l'assassino, il migrante appena sceso dal balcone, ecc., penso che abbiano diritto a una difesa tecnica e a un contraddittorio anche i genitori di tutte le razze e di tutte le difficoltà sociali che noi ci troviamo di fronte in queste situazioni di marginalità.

Non basta dire che queste persone non cercano il contraddittorio, non si avvalgono delle garanzie che il procedimento gli appronta. Le garanzie e il contraddittorio possono e debbono essere anche eventuali, cioè devono stare lì anche per chi non se ne avvale e per chi qualche volta se ne potrebbe avvalere. E per dargli questa possibilità, anche con il gratuito patrocinio, anche con tutti gli strumenti che possiamo mettere in campo per poter venire incontro a tutti i soggetti deboli, protagonisti di questo processo.

Quindi non abbiamo la Repubblica Italiana contro i genitori. Abbiamo la Repubblica italiana tutela dei minori, per i minori. E in questa nuova prospettiva tutte le parti, tutti i genitori e tutti quanti, debbono poter avere la possibilità di essere ascoltati, di essere sentiti e di essere difesi nei loro diritti e anche secondo una prospettiva di contraddittorio giurisdizionale.

Abbiamo il massimo rispetto dell'attività compiuta negli anni dai tribunali per i minori. Alcuni di noi l'hanno conosciuta in via diretta, alcuni in via indiretta, ma non si può negare che quello che mancava e quello di cui abbiamo bisogno oggi è un'uniformità nella trattazione di questi procedimenti.

Conosciamo l'esperienza di tribunali minori virtuosismi. Ma già in quello che ci ha riferito Luca Villa, abbiamo visto due modelli di tribunali minori.

Ha detto che è arrivato al tribunale di Genova e ha abbattuto del 95% l'arretrato, aggiungendo, in modo molto sincero, che questo è stato frutto, non solo e non tanto della sua laboriosità e della sua capacità organizzativa – che sono indiscusse –, ma anche di un diverso modo di intendere il procedimento e la funzione del Tribunale dei minori.

Questo significa che nei tribunali minori avevamo una certa concezione, poi avevamo quella di Luca Villa e poi altre concezioni. Sappiamo che all'interno del Tribunale dei minori, in alcuni casi, l'assenza di un contraddittorio formalizzato e riconosciuto dal rito, i tempi incerti e la multidisciplinarietà declinata secondo il modello della delega al giudice onorario con difficoltà della componente togata a riappropriarsi del potere della gestione del procedimento, in alcune realtà ha creato delle distorsioni intollerabili.

È vero, a volte si sono presi questi esempi e queste situazioni estreme per giustificare la riforma e magari si è agito anche sulla base di spinte che riguardavano casi particolari.

Ma tutto questo ormai è superato e noi dobbiamo immaginare un nuovo ufficio.

Lo ha già detto Franca Mangano: questa non è la colonizzazione dei tribunali ordinari nei confronti dei tribunali per i minori. Anzi, io direi che forse c'è il rischio contrario. Nel senso che i capi di questi nuovi uffici saranno tutti i presidenti dei tribunali per i minori. Secondo me, un errore – fra virgolette – della riforma o una conseguenza voluta o non voluta, necessario o non necessaria di questa riforma è che noi adesso avremo che i motori di questa attività saranno i capi degli uffici minorili.

Poi parleremo del ruolo del ministero del Csm.  I presidenti di sezione dei tribunali ordinari non possono passare, perché devono gestire l'arretrato. I giudici specialisti dei tribunali ordinari hanno le loro incertezze a passare al tribunale per i minori per le ragioni che ci ha spiegato Luca e sono spesso giudici anziani e molto esperti della materia.

Io avrei preferito la creazione di un ufficio unico, andando a ritagliare anche brutalmente una parte dell'organico dei tribunali ordinari e facendo partire il nuovo ufficio con l'intero arretrato in materia di persone, famiglie minori, creando immediatamente l'osmosi totale tra i vari uffici.

Perché la persistenza di questa gestione del pregresso nei tribunali ordinari non creerà particolari problemi nei tribunali ordinari, dove abbiamo già nella mia sezione undici giudici. Più o meno dobbiamo immaginare che due giudici trattano materie della famiglia e del giudice tutelare. E se ad ottobre entra in vigore la riforma non succederà niente, perché quei due non ci penseranno lontanamente ad andarci e continueranno a trattare quelle materie.

E se il nostro capo del Dipartimento che ci toglie un posto in pianta per trasferirlo al Tribunale per le persone minori e la famiglia, non ci cambia niente lo stesso. Siamo già quattro sotto organico, quindi saremo tre sotto organico. Da questo punto di vista, noi nei tribunali ordinari questa fase riusciamo a gestirla. Ma rischiamo di non parteciparvi.

Questo lo vedo come un peccato, perché le migliori energie dovrebbero trovare un'osmosi immediata.
E questo naturalmente non vuol dire che siamo in un vicolo cieco. Vuol dire che in questa fase, con tutte le difficoltà che Luca Villa ci ha descritto per il Tribunale per i minorenni, pensare di rimanere a metà del guado è secondo me sbagliato.

Una riforma della riforma in senso politico sostanziale, io non credo che sia né nei voti di questo governo, né nella volontà. E, secondo me, neanche da augurarsi.

A questo punto, quindi, lasciare la situazione in uno stato di rinvio molto lungo è pregiudizievole per la funzionalità del sistema. Si può fare un rinvio, se questo sarà necessario e se così deciderà chi ne ha il potere.

Ma deve essere un rinvio di pochi mesi aprendo questo cantiere, altrimenti non si può immaginare un sistema che funzioni.

La sfida per questi nuovi uffici sarà non silo quella di gestire in modo adeguato i procedimenti tipici del Tribunale per i minorenni, perché abbiamo l'expertise e saranno proprio trattati a livello distrettuale. La sfida sarà quella di riuscire a gestire in modo adeguato, rapido e idoneo le nuove iscrizioni tipiche dei tribunali ordinari della famiglia.

È una sfida anche culturale. Sento dire dai colleghi dei minori quanto saranno impegnati a trattare cose importanti e quanto pensino che gli avvocati pretendano di trattare velocemente i procedimenti di famiglia. Secondo me, questo è un approccio non positivo ed è una semplificazione.

Intanto non esistono procedimenti totalmente marginali e i procedimenti del tribunale ordinario dove si tratta soltanto di questioni patrimoniali. Molto spesso il minore in sofferenza c'è in tutti e due i casi e molto spesso, se non si sciolgono i problemi economici con dovuta rapidità, equità e attenzione, la sofferenza minorile aumenta oppure si crea laddove non c'era.

Questi nuovi uffici saranno chiamati a una trattazione attenta, specialistica di tutti e due questi tipi di procedimenti. E questo bisogna aspettarci.

Rimangono i problemi ordinamentali e delle risorse, ecc.

È chiaro che qualsiasi riforma viene meglio se ci sono nuove risorse. Se il presidente di una squadra di calcio, si compra il centravanti, due centrocampisti e il miglior portiere, sicuramente l'anno prossimo si gioca meglio.

Invece, la clausola di invarianza finanziaria vuol dire che non ci sono nuove risorse e oneri a carico dello Stato. Non vuol dire in assoluto che non ci sono risorse. Vuol dire che si possono fare le opportune scelte e gli opportuni movimenti nell'ambito delle dotazioni del ministero della Giustizia organiche, di personale e di magistrati.

Questo non vuol dire che io sono contento che la riforma non abbia nuove risorse. Vuol dire che tutti gli attori di questo processo riformatore sono chiamati ad un impegno raddoppiato e ad esprimere all'esterno i progetti, i programmi, le idee che si hanno sul punto. Ma non vuol dire che non possono esserci risorse per il tribunale.

Bisognerà prendere delle scelte dolorose. La scelta sulle piante organiche è una scelta fondamentale. Il Consiglio superiore della magistratura dovrà fare il suo lavoro con i profili organizzativi che attengono però alla giurisdizione e con riguardo naturalmente alla normativa secondaria in materia di tabelle. Non è nell'ambito di questo breve intervento che possa io immaginare chissà quali soluzioni.

Quello che è importante, secondo me, è non fermarci a metà di questo processo riformatore e andare avanti in questo senso.

Certamente la multidisciplinarietà è un valore e lo era nei tribunali per i minori. Ma quella che abbiamo conosciuto nei  tribunali minori è una delle possibili declinazioni della multidisciplinarietà.

Soprattutto negli ultimi dieci anni e dopo la modifica dell'articolo 38, nei tribunali ordinari, con esperienze che credo meritevoli anch'esse di rispetto, abbiamo sperimentato una multidisciplinarietà che ci ha permesso comunque di accedere anche a casi di marginalità, anche a casi di forte sofferenza di minori, secondo altri modelli.

Con l'articolo 10 della circolare delle tabelle, nei tribunali ordinari abbiamo già cominciato ad esercitare il modello dell'ufficio del processo nella materia della famiglia, anche con la preparazione di appunti, studi in preparazione della causa.

Abbiamo degli psicologi che ci aiutano nell'ascolto dei minori; abbiamo i consulenti tecnici d'ufficio quando è necessario; abbiamo una rete di servizi sociali, almeno nel mio circondario, che ci risponde in maniera abbastanza puntuale. Naturalmente, laddove cessa la multidisciplinarietà nella declinazione del Tribunale per i minori, forse la collegialità può essere una scelta positiva, soprattutto se si immagina che i nuovi uffici siano popolati da Mot e da giovani magistrati.

Quindi quello che dico è non ci sono soluzioni facili, ma ormai ci siamo avviati e ritornare indietro sarebbe negativo. Grazie. 

Trascrizione a cura della redazione,
in attesa di approvazione dal relatore
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