Introduzione alla prima sessione
Il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie

Sebastiana CIARDO
Consigliere Corte d’Appello di Palermo

Buongiorno a tutti. Io ringrazio Ciccio Zaccaro per aver aperto questo convegno. Chiamiamolo incontro di studi, riflessioni.

Apro questa prima sessione pomeridiana dicendovi quello che oggi intendiamo fare in questa giornata di studi. Intanto, come ha già detto Ciccio, l'idea di questo convegno è nata dal lavoro di un gruppo  creato all'interno di Area che, all'indomani del congresso nazionale tenuto a Palermo, ha inteso avviare una profonda riflessione sul tema della tutela dei minori, della famiglia, del contenzioso familiare minorile.

Perché ovviamente ci aspettavano e ci aspettano tante sfide. La prima è stata quella processuale, che già abbiamo affrontato lo scorso anno e che è il tema di questa prima sessione antimeridiana.

Faremo una prima riflessione e un bilancio su quello che è stato il rito unitario che è stato applicato sia per il contenzioso familiare sia, come sapete bene, per il contenzioso minorile. Nella seconda sessione pomeridiana, affronteremo l'altra sfida che ha impegnato il gruppo di lavoro in questi mesi: quella che oggi è diventata più impegnativa e più urgente che è la sfida relativa alla costituzione del Tribunale unico.

Prima di presentarvi i relatori, voglio fare una piccola premessa a questa sessione nella quale si parlerà del rito, pensando al giudice unico, perché anche il rito è stato pensato così.

Ricollegandosi e continuando il discorso fatto da da Ciccio che personalmente condivido così come tutto il gruppo di lavoro che si è impegnato in modo particolare.

Ci siamo visti quasi ogni settimana, anche in periodo natalizio. Abbiamo ideato il documento, con riunioni anche da remoto, sentendo i consiglieri del Csm, proprio perché abbiamo capito che l'entrata in vigore del Tribunale unico ad ottobre sarebbe stata una grande sfida, ma anche un grande rischio. E, come dire, senza i passaggi necessari potrebbe rivelarsi un fallimento. Cosa che nessuno di noi, che abbiamo a cuore questo tema, vuole.

Per questo il gruppo di lavoro si è impegnato, perché, secondo me, anche questo è un modo di fare associazionismo. Scusatemi se puntualizzo: le correnti sono anche luoghi di elaborazione culturale, ideologica e di approfondimento del nostro lavoro.

Anche questo è un modo di fare associazionismo e così noi abbiamo pensato di fare, in questi mesi di riflessione in cui ci siamo anche scontrati perché, chiaramente, le posizioni esperienziali e ideologiche possono essere diverse. Siamo riusciti a far confluire in un documento unico tutto ciò che, invece, ci unisce.

E abbiamo pensato di giungere al primo approdo del lavoro di questi mesi, questo incontro è solo il primo passo perché la strada da seguire è ancora lunga.

Torno al tema della sessione, perché non voglio rubare troppo tempo ai relatori che non finirò mai di ringraziare per essere qui a discutere con noi in questa mattinata. Voglio aggiungere che questo convegno segue quello che si tenne a Genova lo scorso anno, organizzato da Luca Villa, Domenico Pellegrini, i colleghi di Genova.

Anche quello era un convegno nato all'interno di AreaDG. Fu fatto a marzo dell'anno scorso e aveva un tema diverso da questo di oggi: pur parlando della tutela dei deboli e del relativo contenzioso, focalizzava in modo particolare la riforma processuale che era appena entrata in vigore.

C'erano diversi schieramenti a seconda di come veniva visto il nuovo rito processuale, con interventi pro e contro la riforma. 

Oggi faremo un passo avanti perché la riforma è già stata attuata dai tribunali, sia minorili che ordinari.

E quindi nella sessione di questa mattina faremo un bilancio e una riflessione su ciò che va corretto. Dopo un anno con i magistrati e gli avvocati al tavolo proviamo a fare un primo bilancio.

Nel pomeriggio, invece, si affronterà il lavoro concreto che va ancora fatto, secondo le analisi che sono state condotte sia dal gruppo sia dal documento che è nato dalle riflessioni di tutti i magistrati, a firma dei presidenti Luca Villa e Domenico Pellegrini.

Ma in questa mattina di bilancio della riforma, dobbiamo partire da cosa è nata: perché è la riforma del processo unico per un giudice unico. È chiaro che alcune disfunzioni che stanno emergendo erano già presenti e altre  sono causate dal fatto che ancora permane la dualità tra organi giudiziari.

Questo è un primo dato. Da cosa partivamo? Perché i bilanci non possono non farsi non tenendo conto di quello che era. Quello che era – e che allo stato ancora è  così – è la dualità di giudici. E su questo ci torneremo con tutto quello che ne consegue.

Quindi sullo stesso nucleo e su stessi minori provvedimenti diversi e soluzioni  spesso conflittuali, che la modifica dell'art. 38 ha cercato di prevenire. Altra questione fondamentale riguardava la pluralità di riti davanti al TO:  chi ha fatto famiglia sa bene che sul tavolo si ritrovava cinque, sei, sette fascicoli con 5 o 6 riti diversi.

Quindi il rito processuale per la separazione e il divorzio. Il rito camerale contenzioso – così si chiamava – per la regolamentazione della relazione genitoriale dei figli delle coppie non matrimoniali. Il rito in camera di consiglio che si chiudeva con sentenza o con ordinanza, a seconda se si trattava di procedimento di modifica, o di attribuzione della quota dl Tfr al coniuge divorziato o della ripartizione della quota della pensioni di reversibilità tra coniuge superstite e coniuge divorziato.

Questo era chiaramente, secondo me, una situazione insostenibile. La ratio della riforma è stato quella di unificare, di fare pulizia. Avere un rito unico con un rafforzamento del potere ufficioso del giudice, al pari di come già è al TM.

Non dimentichiamo che il contenzioso del TO riguarda anche minori perché si gestiscono non solo i conflitti nelle coppie, ma anche i figli. Quindi quello stesso potere ufficioso che già il TM aveva sperimentato era necessario estenderlo anche al giudice ordinario.

Perché non dobbiamo dimenticare che, con la riforma della filiazione, il giudice ordinario è stato inondato da un contenzioso complicatissimo e difficilissimo, senza rito – perché praticamente il rito camerale è stato adattato – che è quello appunto dei figli delle coppie non matrimoniali. 

È un rito concentrato: questo si è voluto fare. Scompare l'udienza presidenziale e così la prima udienza, dopo aver garantito la regola del contraddittorio, in astratto potrebbe essere anche l'ultima.

Cioè dove non c'è necessità di istruire, è possibile che in quella fase si definiscano i procedimenti.

E tanto altro: c'è l'ordine di protezione esteso al TM, c'è la sessione della violenza, c'è la figura del curatore rafforzato e tanti altri strumenti. Ma non è questo che voglio approfondire, piuttosto dobbiamo fare un bilancio per riflettere su ciò che va aggiustato.

Certamente è stata una riforma epocale, una riforma processuale, che è entrata in vigore prima di quella ordinamentale. E, secondo me, questo forse è stato un errore politico anche se è stata una scelta del legislatore.

È un rito pensato per un giudice unico E se lo stesso giudice deve trattare contenzioso minorile e familiare, non può utilizzare diversi riti. Non dimentichiamo che il Tribunale per i minorenni ha utilizzato un rito camerale che nel corso degli anni in qualche modo si è aggiustato, pur residuando una serie di problematiche. Oggi il bilancio ci consente di dire che questa riforma processuale epocale va sistemata e aggiustata.

Le riforme così grandi e radicali sono quelle che poi in concreto vanno modulate in relazione a tipologie di contenzioso che qualche volta possono essere diverse. Nei casi in cui ci fosse meno bisogno di garantire il contraddittorio e  intervenire in maniera più rapida. Oppure in altri casi in cui fosse necessaria maggiore elasticità. C'è tutta la parte del pregiudizio del minore che forse richiede una maggiore elasticità.

Tutto questo abbiamo fatto all'interno del gruppo ed è quello che proseguiremo a fare stamattina, provando a fare un bilancio di ciò che effettivamente va bene e ciò che va male, un bilancio di ciò che può essere aggiustato.

Il nostro punto di vista lo abbiamo scritto  nel documento di AreaDG. Oggi i relatori sono chiamati a fare questo tipo di bilancio, perché i bilanci ci aiutano sempre ad andare avanti e a migliorare rispetto al tema trattato così importante e così delicato.

Io mi fermo qui e do la parola ai relatori. Aggiungo che la sessione pomeridiana si occuperà in dettaglio e nel concreto dell'applicazione della riforma, con numeri e con l'analisi dei dati, necessari per riflettere in vista della costituzione del Tribunale unico.

Interventi