“Da troppo tempo si accetta l’idea che le sedi più problematiche si reggano sui magistrati di prima nomina, provenienti da altri luoghi d’Italia, che poi le abbandonano in blocco non appena ne hanno la possibilità, causando arretrati e difficoltà organizzative. Bisogna portare il tema al centro dell’interlocuzione con la politica, perché il Governo investa su quei territori e su quelle sedi, incoraggiando anche i magistrati del luogo a rimanervi. Ma bisogna anche calibrare i trasferimenti in modo tale che gli uffici non si trovino, da un giorno all’altro, privati della metà del proprio organico”. Le Sono da criticare le evoluzioni della normativa sulle sedi disagiate, che hanno portato a situazioni del tutto irrazionali. La qualifica di sede disagiata dev’essere attribuita in modo stabile, tenendo conto della difficoltà di collegamento, dei carichi di lavoro, delle condizioni strutturali degli uffici. Inoltre, secondo il candidato di Area la permanenza in sede disagiata non dovrebbe comportare benefici economici, ma solo vantaggi comparativi in vista di un futuro trasferimento”.