“La candidatura è il punto d’arrivo del mio percorso nell’associazionismo. Quando sono entrato in magistratura, il Csm era per noi giovani il baluardo dell’indipendenza e dell’autonomia. Certo, succedevano anche allora cose che non ci piacevano, ma ci riconoscevamo nei nostri consiglieri. Occorre ritrovare l’orgoglio dell’appartenenza, sentire il Csm come un presidio fondamentale dell’autonomia esterna ed interna della magistratura: in questo senso, il Consiglio non dovrebbe occuparsi solo di nomine e trasferimenti, ma far sentire la propria voce sui temi della politica giudiziaria”.