“L’introduzione delle valutazioni quadriennali è stata letta da molti come simbolo di una volontà punitiva da parte del CSM, e ha dato origine ad un arroccamento che definirei ingiustificato, poiché le valutazioni di professionalità vengono superate nella quasi totalità dei casi. Durante la campagna elettorale, però, abbiamo incontrato una magistratura giovane, appassionata e desiderosa di dare tutto anche in condizioni difficili. La burocratizzazione del nostro ruolo esiste, ma non riguarda solo i nuovi entrati: la tendenza a “giocare in difesa”, a badare più alla forma e ai numeri che alla qualità dei provvedimenti, è un problema di tutta la categoria, e a volte viene incoraggiata da disposizioni organizzative che sembrano spingere in questo senso. Su questo Area dovrebbe svolgere un’importante sensibilizzazione culturale, aiutando i colleghi a superare il dogma della produttività per affermare i principi della buona giurisdizione, sui quali si fonda la bellezza del nostro lavoro”.