All’inizio della carriera i giovani magistrati fanno molta attenzione ai numeri, all’efficienza, alla produttività; temono le valutazioni, tendono a non discostarsi dagli orientamenti giurisprudenziali consolidati. “Il Csm ha peccato di autoreferenzialità, mostrandosi poco empatico nei confronti dei nuovi entrati; invece dovrebbe dare loro coraggio, perché un magistrato timoroso e insicuro darà più facilmente ragione ai potenti. Occorre rivedere il sistema dell’accesso alla professione, perché entrare in magistratura a trent’anni compiuti comporta sempre qualche problema di adattamento da parte di chi ha una vita relazionale e familiare stabilizzata. Inoltre e soprattutto, non è accettabile che in alcune sedi i magistrati di prima nomina siano sobbarcati di responsabilità e lavoro dai dirigenti più anziani”.