APRILE
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Diario dal Consiglio del 24 aprile 2025

25 aprile, sedici nomi, mille episodi dell’umanità resa martire

25 aprile: in ricordo dei magistrati vittime del nazifascismo

Sono trascorsi quasi dieci anni – era il 10 settembre 2015 – quando nell’atrio del palazzo di via Arenula a Roma, che ospita il Ministero della giustizia, fu inaugurata una lapide a ricordo di sedici magistrati uccisi dai nazifascisti. I loro nomi sono Dino Col, Pasquale Colagrande, Francesco Drago, Carlo Ferrero, Mario Finzi, Mario Fioretti, Giuseppe Garribba, Vincenzo Giusto, Cosimo Mariano, Cosimo Orrù, Nicola Panevino, Pietro Amato Perretta, Pasquale Saraceno, Vittorio Tradardi, Mario Viglino.

Tra loro v’è chi morì combattendo i repubblichini di Salò, chi fu deportato nei lager, chi fu arrestato e torturato.

Dino Col, ad esempio, era sardo e pretore a Iglesias quando venne in visita alle locali miniere metallifere il futuro re Umberto, che gli chiese se avesse qualcosa da segnalargli. Alla risposta che le condizioni dei minatori erano tristi e pericolose il principe replicò altezzoso “lo sappiamo”; il pretore non poté tacere e aggiunse: “tanto meglio, ma tanto peggio”.  Rimosso, fu trasferito a Genova, dove divenne noto per la sua capacità di fare giustizia senza soggiacere alle leggi fasciste. Nel 1943 si unì clandestinamente alle prime unità partigiane. Il 27 giugno 1944 fu arrestato nel palazzo di giustizia genovese, torturato, trasferito a Bolzano e infine nel campo di concentramento di Flossemburg, dove morì il 31 dicembre 1944, a quarant’anni. 

Pasquale Colagrande dopo il 25 luglio 1943 aveva ordinato l’immediata scarcerazione di tutti i detenuti politici a Ferrara. Arrestato dai fascisti un mese dopo l’armistizio, venne subito ucciso, avendo rifiutato di sottrarsi, lui solo, alla fucilazione. Aveva trentadue anni.

Giuseppe Garibba, friulano, fu pretore di Cles dal 1938 e in seguito di Soave e Cologna. Divenne membro del Partito d’Azione clandestino nel 1943, entrando in contatto col futuro presidente della Corte costituzionale, Ettore Gallo. Proseguì l’attività nel CLN di Soave incurante anche di un attentato subito nel giardino di casa e che costituiva un chiaro avvertimento. Le brigate nere lo arrestarono il 25 settembre 1944. Morirà a Dachau il 24 marzo 1945, a trentadue anni. Insignito della medaglia d’argento al valor militare alla memoria, lasciò la moglie con quattro figli piccoli, cui aveva spedito un’ultima, commovente lettera dal carcere di Bolzano.    

Mario Finzi fu pianista diplomatosi al conservatorio bolognese a quindici anni e magistrato già a ventiquattro, nel 1937. Ma un anno dopo le leggi razziali pongono fine alla sua carriera. Lui, ebreo, è costretto a rifugiarsi a Parigi, dove suona sotto contratto per la radio francese. Allo scoppio della guerra Finzi è in Italia per rinnovare il visto e non può più ripartire. S’impegna dunque nelle operazioni clandestine di salvataggio degli orfani ebrei provenienti dai Balcani e dalla Germania, finché il 31 marzo 1944 viene arrestato mentre sta pagando il ricovero di un ragazzo in ospedale. Dal carcere di Bologna viene trasferito prima a Fossoli, poi ad Auschwitz, dove muore a trentuno anni, non si sa - le testimonianze sono contraddittorie - se per un’infezione intestinale o gettandosi contro il filo spinato ad alto voltaggio che circonda il campo.   

Tutti questi sono ricordi dietro ai quali si celano storie molto più ricche e sorprendenti. Per ognuno dei sedici martiri - e per quanti non compaiono nella lapide - varrebbe la pena raccontare della loro umanità, dei loro affetti, del loro essere magistrati. In questo giorno di festa dedicata all’Italia liberata e di mestizia per l’addio al Papa degli ultimi, poniamo idealmente le loro toghe tra le scarpe, gli occhiali e le vesti conservate nel museo delle vittime di Auschwitz. L’antifascismo è il timbro sulla Costituzione che i magistrati sono chiamati a servire, un impegno alla difesa dei valori democratici, una responsabilità ad esercitare la memoria nella gelosa custodia dell’eredità affidataci da quelle persone.

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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