

Diario dal Consiglio del 1º marzo 2025
Una sfida innovativa per il nuovo procuratore generale
Nel Plenum straordinario del 26 febbraio, presieduto dal Capo dello Stato, il CSM ha scelto il magistrato che fra qualche giorno succederà al dott. Luigi Salvato nell’ufficio di Procuratore generale della Cassazione.
La Quinta commissione aveva formulato due proposte: una (votata da Maurizio e dai consiglieri Miele, Forziati, Paolini ed Ernesto Carbone) per il dott. Piero Gaeta e una (votata dalla consigliera Eccher) per il dott. Pasquale Fimiani.
In Plenum ha prevalso la candidatura del dott. Gaeta, che ha ricevuto venti voti contro i nove del dott. Fimiani.
Per il dott. Gaeta hanno votato, oltre a noi di Area, i consiglieri di Unicost, tre consiglieri di M.I. (D’Ovidio, Paolini e Cilenti), i consiglieri Mirenda, Miele, Fontana e il consigliere prof. Romboli, nonché i membri di diritto. Per il dott. Fimiani hanno votato i cinque consiglieri laici espressi dalla maggioranza di governo (Aimi, Giuffrè, Bertolini, Bianchini ed Eccher) e quattro consiglieri di M.I. (Mazzola, Scaletta, Marchianò e Nicotra). Assente il cons. Papa e astenuto il Vicepresidente.
La pratica si segnala, oltre che per l’evidente rilevanza dell’Ufficio conferito, per essere stata la prima nomina effettuata in applicazione del nuovo t.u. direttivi, che, come abbiamo più volte sottolineato, tra tutti gli indicatori di attitudine direttiva privilegia soprattutto la durata e la qualità dell’esperienza giudiziaria.
In questa prospettiva, pur dovendosi dare atto della grande brillantezza del percorso professionale del dott. Fimiani, la nostra scelta è caduta sul dott. Gaeta per la durata significativamente più ampia (quasi doppia) della sua esperienza direttiva di legittimità, peraltro spesa nell’esercizio di deleghe rilevantissime (tra cui quella alla direzione dell’intero settore penale della Procura generale), per il più risalente inizio del suo servizio nella Procura generale e, da ultimo, per il consistente divario, a suo vantaggio, di anzianità di ruolo.
Trascriviamo di seguito il discorso svolto in Plenum da Antonello.
“Ringrazio il Presidente della Repubblica, che ancora una volta ha scelto di essere presente in occasione di una importante decisione del Consiglio.
Rivolgo un saluto al Procuratore Generale Salvato, che nei prossimi giorni cesserà dall’incarico; sono certo di interpretare il sentimento di tutto il Plenum nel ringraziarlo per i tanti contributi di saggezza umana e di sapienza giuridica che ha offerto ai lavori del Consiglio.
La nomina del Procuratore Generale della Cassazione sollecita inevitabilmente un momento di riflessione sulle prospettive del giudizio di legittimità in Italia.
La Corte di cassazione rappresenta, secondo la celebre formula di Michele Taruffo, un vertice ambiguo, sospesa, come essa è, tra ius costitutionis e ius litigatoris, tra funzione di nomofilachia e funzione di giudice di ultima istanza del caso concreto.
All’inizio di questo secolo, questa ambiguità – permettetemi di dire, questa felice ambiguità – è esplosa sotto la pressione dei numeri.
Sappiamo – ne abbiamo parlato nel Plenum della settimana scorsa, in occasione dell’approvazione del programma di gestione della Corte di cassazione – che le sopravvenienze civili e penali in Cassazione sono di proporzioni così ingenti da rappresentare unicum tra tutte le corti supreme dei paesi con tradizioni giuridiche più o meno latamente assimilabili alle nostra; e sappiamo anche quale è stata la risposta che il legislatore, e la giurisprudenza della stessa Cassazione, hanno dato al problema del sovraccarico: distinguere la funzione “retrospettiva”, cioè quella di controllo della corretta applicazione del diritto nella singola controversia (funzione che si esplica pertanto verso il passato), dalla funzione “proattiva”, diretta a guidare pro futuro le decisioni dei giudici di merito circa la corretta interpretazione (la “esatta osservanza”) delle disposizioni giuridiche.
Distinzione che ha portato ad adottare modelli procedimentali (la camera di consiglio o l’udienza) e forme e contenuti del provvedimento decisorio (l’ordinanza o la sentenza) diversi a seconda che in un singolo giudizio la Corta debba esercitare la funzione di controllo del passato o di orientamento del futuro, ossia di nomofilachia.
Lo sdoppiamento dei moduli procedimentali e decisori ha rappresentato un mutamento strutturale della Corte di cassazione.
Tale mutamento della Corte ha messo inevitabilmente in discussione anche la struttura e la funzione della Procura generale della cassazione.
Nella tradizione consegnataci dal Novecento la Procura generale della Corte di cassazione è un “consigliere giuridico” della Corte di cassazione, una sorta di “amicus curiae”, che conclude nell’interesse della legge, facendosi portatore dell’interesse pubblico alla difesa del diritto e della sua unità, così concorrendo all’esercizio della funzione nomofilattica.
La versa sfida che attende oggi la Procura generale è quella di mantenere quella tradizione in una realtà in cui la Cassazione è cambiata e la sua funzione di nomofilachia si esercita a cavallo del mobile confine tra udienza e camera di consiglio.
La Procura generale non è più chiamata soltanto a dare il proprio parere giuridico su una singola causa civile o penale ma a co-gestire il giudizio di legittimità, sia nel civile che nel penale, insieme alla Corte di cassazione. È chiamata a condividere la responsabilità della decisione non più del merito della singola questione di diritto, ma del modo in cui vanno selezionate le questioni di diritto per avviarle a differenti modalità di trattazione.
È un cambio di paradigma decisivo ed è una sfida particolarmente ardua.
Il magistrato all’altezza di questa sfida è, a mio giudizio, il dott. Gaeta.
Non mi dilungherò nell'illustrazione delle ragioni che sorreggono la sua prevalenza sugli altri candidati, ben esposte nella proposta di delibera e ben sintetizzate dal relatore cons. Ernesto Carbone.
Al riguardo è sufficiente evidenziare, quale dato di sintesi in cui precipitano tutti gli altri dati enunciati nella proposta, che il dott. Gaeta vanta una esperienza direttiva di legittimità di durata quasi doppia rispetto a quella del dott. Fimiani; il quale peraltro – ci tengo a dirlo – è un magistrato di grandissimo valore, come ho avuto modo di apprezzare personalmente, allorquando condivisi con lui l’esperienza di componente della commissione tecnica per il conferimento delle funzioni di legittimità.
Ciò che qui mi preme sottolineare è che il profilo del dott. Gaeta, per un verso, rappresenta la memoria storica della Procura generale, dove è arrivato, quale magistrato di merito con funzioni di appello, fin dall’ormai lontano 2005 e dove ha vissuto in prima persona, dal 2019 con funzioni direttive, tutto il processo di trasformazione del giudizio di legittimità a cui ho sopra fatto cenno.
Per altro verso, ha un profilo di studioso di straordinario rilievo, arricchito dalla collaborazione con tre giudici della Corte costituzionale (il prof. Giovanni Maria Flick, il prof. Franco Gallo e il Prof. Franco Modugno); profilo che abbraccia – oltre ai temi penalistici a cui ha legato tutta la sua esperienza di giudice e di pubblico ministero (e consentitemi di sottolineare quanto la sperimentazione di funzioni sia giudicanti che requirenti abbia arricchito lo straordinario profilo professionale del dott. Gaeta) – anche temi ordinamentali e costituzionalistici; penso, per citare solo due titoli recenti, al suo contributo al Codice disciplinare dei magistrati curato dal prof Gigliotti, del 2024, e al saggio Poteri e garanzie (la magistratura), in Potere e Costituzione, Enc. dir., I Tematici, del 2023; sono temi che intersecano tanto le funzioni istituzionali della Procura generale della Cassazione quanto l’attività di componente di diritto del CSM, nella quale il nuovo procuratore generale dovrà cimentarsi.
Non credo si possano avere dubbi, in conclusione, sulla giustezza della scelta in favore del dottor Piero Gaeta”.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello