APRILE
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Diario dal Consiglio del 24 aprile 2025

Un’altra nomina che fa discutere in barba alle regole

Nel Plenum del 16 aprile è stato conferito alla dott.ssa Francesca Di Landro, consigliere presso la corte d’appello di Reggio Calabria, l’ufficio di presidente di sezione penale presso la medesima corte.

La Quinta commissione aveva elaborato due distinte proposte, una a favore della dott.ssa Francesca Di Landro, sostenuta dai consiglieri Eccher, Paolini e Forziati, e l’altra a favore del dott. Daniele Cappuccio, attualmente consigliere presso la corte di Cassazione, avanzata da Maurizio e dalla consigliera Miele. Si era astenuto il consigliere Ernesto Carbone.

Entrambi i candidati proposti, la cui anzianità di servizio risulta sostanzialmente equivalente (il dott. Cappuccio è entrato in magistratura nel 1994, la dott.ssa Di Landro nel 1997) presentano profili di indubbio rilievo e spessore.

Il percorso professionale della dott.ssa Di Landro evidenzia un’ampia esperienza maturata nell’arco di quasi diciotto anni nell’esercizio di funzioni giudicanti, sia in ambito penale che civile, comprensiva anche di settori specializzati, quali quelli di competenza del Tribunale per i minorenni. Tale percorso è stato ulteriormente arricchito dall’attività di consigliere presso la corte d’appello di Reggio Calabria per sette anni, con l’assegnazione a funzioni sia penali che minorili.

Il profilo del dott. Cappuccio, per contro, si contraddistingue maggiormente, alla luce degli indicatori specifici, per la pluralità e la rilevanza delle esperienze giurisdizionali maturate. Il collega ha infatti esercitato prevalentemente funzioni giudicanti in ambito penale, operando per circa sei anni in secondo grado e per poco più di cinque anni presso la Cassazione in sede penale. Il suo curriculum è integrato, inoltre, dall’attività di spoglio presso la sezione penale della Cassazione, incarico che presuppone una solida competenza nella materia ed una chiara visione organizzativa della gestione dei procedimenti. Ha avuto altresì un’esperienza qualificante operando presso l’ufficio studi del Consiglio Superiore della Magistratura.

Il dibattito svoltosi in Plenum, analogamente a quanto avvenuto in occasione di precedenti nomine, si è incentrato sul delicato equilibrio tra il valore da attribuire alla pluralità delle materie trattate e quello da attribuire allo svolgimento di funzioni giurisdizionali di secondo grado e di legittimità.

A nostro giudizio si era in presenza di una oggettiva prevalenza del dott. Cappuccio, secondo gli indicatori specifici di cui all’art. 16 TU, in relazione tanto alla lett. a), tenuto conto della esperienza più prolungata - addirittura doppia - nello specifico settore penale (24 anni e 7 mesi, contro i 12 anni e 5 mesi della dott.ssa Di Landro, avendo ella svolto per lungo tempo funzioni promiscue) quanto alla lett. b), dato che il dott. Cappuccio vantava esperienza nel secondo grado per 5 anni e 7 mesi cui va aggiunta quella nella legittimità per 5 anni e 1 mese (per complessivi  10 anni e 8 mesi rilevanti per l’indicatore in disamina), rispetto alla sola esperienza in appello dell’altra aspirante (7 anni e 1 mese). Malgrado questi dati la scelta del Plenum è ricaduta, con 17 voti a favore e un’astensione da parte del Consigliere Romboli, sulla dott.ssa Di Landro.

Si tratta di una soluzione contrastante con gli indicatori citati dell’art. 16 del testo unico in vigore al momento della vacanza, i quali avrebbero dovuto invece orientare verso una preferenza per il dott. Cappuccio, data la sua chiara prevalenza sia per le esperienze maturate nel lavoro giudiziario, tenuto conto della specificità del settore in cui si colloca il posto da conferire, sia per le esperienze maturate in uffici di secondo grado e di legittimità. È quanto si trova illustrato nella delibera di proposta a suo favore nonché negli interventi svolti in Plenum da Maurizio, Antonello e Marcello, nei quali abbiamo evidenziato come la motivazione della delibera contraria fosse chiaramente viziata, in quanto non conforme ai parametri normativi che dovrebbero orientare la scelta dei direttivi e dei semidirettivi degli uffici.

In questo contesto, desta sorpresa e perplessità che la nomina in oggetto sia stata sostenuta anche dai consiglieri di Unicost che, in occasione della riforma del nuovo testo unico, si erano fatti promotori dell’introduzione di un sistema di punteggi, che a loro dire, doveva assicurare trasparenza e certezza nel sistema delle nomine, riducendo gli spazi della discrezionalità del Consiglio, secondo parametri chiari e meramente oggettivi.

La nomina del presidente di sezione d’appello di Reggio Calabria dimostra, ancora una volta, che piuttosto che rincorrere formule magiche e demagogici proclami, la trasparenza e la correttezza nella scelta dei dirigenti vengono assicurati solo attenendosi con coerenza e rigore alle regole esistenti.

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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