

Diario dal Consiglio del 1º marzo 2025
Cassazione, come è difficile gestire un carico simile
Nel Plenum del 19 febbraio è stato approvato il programma per la gestione dei procedimenti civili e penali, per l’anno 2024, della Corte di cassazione.
Tralasciando la parte di delibera concernente la valutazione del procedimento di formazione del programma, il suo contenuto e l’organizzazione dell’ufficio, ci sembra importante soffermarsi sull’aspetto relativo alla stima del carico esigibile.
La circostanza che l’attuale straordinario impegno richiesto ai giudici di legittimità possa incidere negativamente sulla funzione nomofilattica della Corte di cassazione, specie se mantenuto per un intervallo temporale eccessivamente lungo, deve essere valutata con estrema attenzione. Effettivamente non è più procrastinabile una adeguata determinazione dei carichi esigibili dell’ufficio di legittimità da parte del Consiglio che, in maniera condivisa, passando attraverso la collaborazione fra gli attori protagonisti, Primo presidente, Consiglio direttivo, presidenti di sezione, singoli consiglieri, gruppo di lavoro appositamente costituito, giunga alla individuazione di un range di valori adeguato. Ed è a tale scopo che si è deliberato di avviare a breve, da parte della settima commissione, mediante uno specifico gruppo di lavoro da istituire con autonoma delibera, un’attività di analisi volta alla individuazione di valori che rappresentino il parametro di riferimento nella determinazione dei carichi esigibili.
Non è questa la sede per trattare dell’argomento, per capire le ragioni di cosa sia accaduto e cosa stia accadendo, della compatibilità con il sistema (ecc.), ma i dati statistici a disposizione mostrano con certezza inconfutabile un andamento esorbitante e crescente di flussi in ingresso nel corso degli anni.
Peraltro, la situazione che si è andata sviluppando nel tempo, associata allo sforzo proteso al raggiungimento degli obiettivi del PNRR, pone quale ulteriore argomento di rilievo, non solo quello connesso alla funzione nomofilattica, ma anche quello dei riflessi sulla vita professionale dei singoli magistrati. La necessità di assicurare un servizio tempestivo è sempre più sentita e i ritardi della giustizia hanno finito per assumere una valenza che si sviluppa in varie direzioni, per esempio rispetto al diritto al giusto processo, alla sua ragionevole durata, ma pure rispetto alle valutazioni di professionalità, ai profili disciplinari e via dicendo.
A fronte di numeri esorbitanti di processi da trattare per evitare che il sistema giustizia e i suoi attori protagonisti possano entrare in profonda crisi, uno degli strumenti di tutela cui fare ricorso è certamente quello di individuare una soglia massima di definizione esigibile in sede di programma di gestione. Una corretta individuazione dei carichi esigibili, dunque, anche in Corte di cassazione, diventa un obiettivo primario al duplice scopo, come detto, di evitare riflessi negativi sulla persona del singolo magistrato e, al contempo, sul livello della risposta giudiziaria. Come evidenziato dall’ANM nel dicembre scorso, non è più possibile pensare che ai colleghi della Cassazione sia richiesto un impegno che vada oltre ogni ragionevolezza, che rischia di deprimere la qualità delle pronunce e l’obiettivo della funzione nomofilattica, che il CSM ha il dovere istituzionale di garantire e preservare. I carichi individuali sostenuti dai consiglieri di Cassazione non hanno eguali nel raffronto con gli altri uffici di merito e, in particolare, con le Corti di appello.
Rispetto all’urgenza di questa situazione il CSM è solo all’apparenza in ritardo, fermo restando che il problema non è di facile soluzione e che tanta strada dovrà essere ancora percorsa.
Questo Consiglio, infatti, ha posto particolare attenzione al tema dei carichi esigibili, riappropriandosi, fra l’altro, di una prerogativa prevista da norma primaria, con le due delibere del 2023 e del 2024 relative agli uffici di merito di primo e di secondo grado, ribadendo che il carico esigibile rappresenta un limite insuperabile nel contesto della redazione dei programmi di gestione, imponendo un cambio di paradigma che ha condotto al passaggio dalla mera valutazione di congruità del carico indicato dal dirigente alla individuazione in proprio del carico stesso entro una forbice di valori frutto dell’esame di oltre un decennio di analisi dei programmi di gestione, dei dati statistici, parametrati poi a livello nazionale in modo da evitare quell’isolamento statistico verificatosi sinora.
Rispetto agli uffici di merito, per la Cassazione v’è un numero inferiore di estrazioni statistiche e di dati disponibili da interpretare, al momento insufficienti per adottare una delibera simile a quelle menzionate; il metodo induttivo seguito in questi casi non può essere inoltre riferito al lavoro della legittimità. I dati indicati dal Consiglio nelle delibere citate con riguardo alle Corti di appello possono, infatti, costituire solo parzialmente un primo parametro di riferimento per l’avvio di una attività di analisi, stante le differenze organizzative e giurisdizionali esistenti con la Cassazione.
Più pregnante risulta per quest’ultima una valutazione del valore ponderale dei singoli procedimenti trattati e delle singole udienze (in attesa, peraltro, degli esiti dell’operato del gruppo di lavoro attualmente esistente, creato per giungere ad una adeguata pesatura dei fascicoli).
In definitiva, la delibera assunta nel Plenum del 19 febbraio, prevedendo l’istituzione del gruppo di lavoro, rappresenta una tappa importante nella soluzione del problema, perché enuclea in termini netti la questione, perché avvia un metodo di lavoro condiviso, perché pone la determinazione dei carichi esigibili per la Cassazione come obiettivo ineludibile, perché si colloca nel solco della stessa spinta programmatica espressa dal Consiglio in precedenza.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello