

Diario dal Consiglio del 12 aprile 2025
APP in vigore dal 1° aprile e non è uno scherzo
Facendo seguito a quattro delibere precedenti, il Consiglio ha approvato il 10 aprile (con l’astensione della componente laica eletta in quota centro destra) le nuove osservazioni sulle criticità proposte dall’applicativo APP per gli uffici giudiziari penali. L’attività di monitoraggio viene condotta costantemente con la collaborazione della struttura tecnica organizzativa (STO) e messa a confronto con le articolazioni ministeriali competenti nel corso delle sedute periodiche del tavolo paritetico.
In questo caso la delibera si è incentrata sui problemi determinati dall’entrata in vigore, il 1° aprile scorso, della parte della disposizione dell’art. 3, co. 4, DM n. 217/2023 che ha reso obbligatoria l’esecuzione per via telematica, da parte dei soggetti abilitati, dell’iscrizione della notizia di reato ex art. 355 c.p.p. e il deposito di atti, documenti, richieste e memorie nei procedimenti per i giudizi abbreviato, direttissimo e immediato.
In via metodologica il Consiglio ha premesso la necessità di discernere le criticità strutturali di APP da quelle imputabili a carenze infrastrutturali, prime tra tutte quelle degli hardware in dotazione agli uffici. Ciò che preme valutare è non solo la funzionalità dello strumento rispetto alle esigenze dei magistrati, ma anche la sua neutralità rispetto all’esercizio dell’attività giurisdizionale; il rischio concreto, infatti, è che quest’ultima venga piegata alle esigenze e alle rigidità dell’informatica, costringendo giudici e pubblici ministeri a modificare le proprie scelte applicative se non, addirittura, interpretative.
Sotto questo profilo è parso sintomatico – e Marcello non ha mancato di sottolinearlo nel proprio intervento, anche con riferimento alla necessità che il Ministero esprima una corretta visione dei rapporti tra i soggetti protagonisti dell’indagine penale – il fatto che APP impedisca al pubblico ministero, al momento dell’iscrizione, di eliminare o qualificare diversamente il reato individuato nella n.d.r. dalla polizia giudiziaria o valutato, all’atto dell’accettazione, dalla segreteria e di modificare le persone offese e l’indicazione della materia del procedimento.
È di appena due giorni fa, 10 aprile, il rilascio di una nuova versione di APP, che dovrebbe consentire al p.m. di determinare liberamente il contenuto dell’atto di iscrizione. Sarà ancora una volta la concreta attività di sperimentazione diretta degli uffici a dire se, sotto questo aspetto, le ultimissime modifiche corrispondono alle esigenze della giurisdizione rappresentate dal Consiglio.
Le criticità elencate nella delibera sono ancora una volta numerose e toccano tutte le novità introdotte dal 1° aprile. L’indifferibilità della loro segnalazione aveva suggerito alla Settima commissione di porle all’ordine del giorno del Plenum del 2 aprile, ma una richiesta di rinvio del consigliere Aimi ne ha impedito la trattazione in via di urgenza.
I problemi rilevati sono tali - ancora una volta - che avrebbero dovuto dissuadere il Ministero dal volere l’entrata in vigore delle norme a quella scadenza. Così non è stato. Nella delibera approvata si dà atto del “cambio di passo” colto di recente presso il dipartimento digitale, che ha espresso una maggiore attenzione alle ragioni espresse dal Consiglio. Ma a questa non è corrisposta un’eguale sensibilità sul versante politico, che ha preteso di introdurre le innovazioni digitali senza preoccuparsi delle loro carenze.
C’è da augurarsi che il dialogo diventi presto effettivo e che - così come ha auspicato il procuratore generale presso la Cassazione stesso nel proprio intervento - il Ministero inizi a rendere conto delle iniziative di adeguamento con solerzia e continuità non minori a quelle delle segnalazioni che gli arrivano dal CSM.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello