MAGGIO
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Diario dal Consiglio del 13 maggio 2023

Chi vuole carriere separate per i magistrati dirigenti?

Nel Plenum del 3 maggio 2023 è stato nominato il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere (magistrato uscente dott.ssa Maria Antonietta Troncone).

L’adunanza si è divisa sulla nomina: la Quinta commissione aveva formulato due proposte, una (votata dai consiglieri Mazzola, Mirenda, Bianchini ed E. Carbone) per il dott. Pierpaolo Bruni, attualmente procuratore della Repubblica presso il tribunale di Paola, e una (votata dai consiglieri Cosentino e D’Auria) per il dott. Marco Del Gaudio, attualmente sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia.

All’esito della discussione, il Plenum ha deliberato a maggioranza in favore del dott. Bruni, che ha ricevuto diciassette voti, a fronte dei quattordici ricevuti dal dott. Del Gaudio (Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello Marco Bisogni, Roberto D’Auria, Michele Forziati, Antonio Laganà, Mimma Miele e Roberto Romboli, più i due componenti di diritto).

Entrambi i candidati vantavano solidi profili, caratterizzati, per il dott. Bruni, dalla esperienza di contrasto alla criminalità organizzata maturata nella DDA della Procura di Catanzaro e dalla esperienza direttiva alla guida della Procura di Paola, e, per il dott. Del Gaudio, dalla esperienza di contrasto alla criminalità organizzata, maturata nella DDA della Procura di Napoli e nella Direzione nazionale antimafia e arricchite dalle esperienze di vice capo di Gabinetto del Ministero della giustizia e, poi, di vice direttore generale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

La comparazione dei suddetti profili ha pertanto offerto al Plenum l’occasione per una riflessione di ampio respiro sul perimetro della discrezionalità amministrativa dell’organo consiliare in materia di conferimenti, nonché sul ruolo e l’interpretazione degli indicatori attitudinali dettati nel testo unico sulla dirigenza giudiziaria.

In particolare, si è discusso del rapporto tra l’indicatore rappresentato, per gli uffici direttivi di primo grado di grandi dimensioni, dallo svolgimento di funzioni direttive (art. 18, lettera “a”, testo unico sulla dirigenza giudiziaria) e l’indicatore rappresentato, per gli uffici direttivi requirenti collocati in zone caratterizzate da rilevante presenza di criminalità organizzata di tipo mafioso,  dalla pregressa esperienza specifica acquista presso una Procura, una Procura generale o la presso la Procura Nazionale Antimafia.

Il dibattito nel Plenum ha visto confrontarsi due visioni chiaramente contrapposte: quella che tende a privilegiare in ogni caso la pregressa esperienza direttiva e quella che, al contrario, dà della disciplina dettata dal testo unico un’interpretazione sistematica, che rifugge dagli automatismi e tende ricercare il candidato “più idoneo per attitudini e merito, avuto riguardo alle esigenze funzionali da soddisfare e, ove esistenti, a particolari profili ambientali” (art. 25 t.u.).

Va evidenziato che la stessa giurisprudenza amministrativa sottolinea che il t.u. non contempla regole di diritto, ma si limita a elencare criteri di regolamentazione propedeutici ad assicurare un futuro e coerente esercizio della discrezionalità valutativa dell’organo di autogoverno, nella consapevolezza che un’eventuale inosservanza degli stessi può tradursi soltanto in un indice sintomatico di uso distorto di quel potere valutativo.

Sulla scorta di tali principi noi riteniamo che l’autorevolezza del CSM si accresca con la piena assunzione di responsabilità delle scelte volte a selezionare di volta in volta il profilo più adatto a un determinato ufficio, rifuggendo da ogni automatismo e motivando con chiarezza le ragioni della scelta, in modo da rendere l’azione consiliare trasparente ai colleghi e correttamente controllabile da parte del giudice amministrativo.

L’opposta opzione (a favore del dott. Bruni hanno votato Aimi, Bertolini, Bianchini, E. Carbone, Cilenti, D’Ovidio, Eccher, Fontana, Giuffré, Marchianò, Mazzola, Mirenda, Natoli, Nicotra, Paolini, Papa e Scaletta) rischia, a nostro avviso, di introdurre un automatismo che inevitabilmente finirebbe col garantire la prevalenza pressoché costante, nei concorsi per incarichi dirigenziali, a chi già vanti una posizione direttiva; e dunque rischia di creare, in ultima analisi, un percorso differenziato per i semi direttivi e direttivi che finirebbe per dividere la magistratura  tra chi è nel circuito dei capi e chi ne è fuori. Con buona pace del principio costituzionale per cui i magistrati si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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