Diario dal Consiglio del 3 febbraio 2023
L’anno giudiziario 2024 preoccupazioni e impegni
A Venezia come a Perugia, ad Ancona come a Bari o Lecce, abbiamo rappresentato il Consiglio Superiore della magistratura nelle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario, mettendo a disposizione dei presidenti delle Corti le ampie relazioni con la raccolta dei principali dati sui lavori consiliari e pronunciando interventi sintetici con l’intento di evidenziare alcuni punti fermi che riguardano l’esercizio della giurisdizione e il governo autonomo della magistratura.
L’occasione è stata favorita dalla quasi perfetta coincidenza tra l’annata trascorsa e il primo anno della nuova consiliatura: all’immancabile resoconto consuntivo abbiamo preferito aggiungere qualche riflessione comune di prospettiva.
Abbiamo quindi spiegato come il nuovo assetto dei lavori adottato dal CSM per fronteggiare il notevole arretrato – non soggettivamente imputabile peraltro ai componenti uscenti, considerati gli eventi eccezionali che travolsero quella consiliatura – non vada riguardato solo dal punto di vista organizzativo, ma abbia ricadute molteplici, che attengono anche alla relazione dei consiglieri coi magistrati, e debba dunque essere oggetto di attenzione specifica da parte dei colleghi.
Nel sintetizzare i risultati del primo anno di attività, abbiamo poi evidenziato le contrapposizioni registratesi in Consiglio soprattutto sulle conferme di direttivi e semi direttivi, particolarmente quelle interessate dalle conversazioni col dott. Luca Palamara e segnalato la difficile gestione della mobilità dei magistrati – di fronte alla scopertura dell’organico vicina alle 1.600 unità e all’assenza di presa di funzioni di nuovi m.o.t. nel corso del 2024 – sempre in bilico tra esigenza di fare fronte alle vacanze più rilevanti, tanto più nelle sedi più impegnate nel perseguimento degli obiettivi del PNRR, ed esigenza di limitare la fuga dalle sedi periferiche e disagiate.
Tra le riflessioni che guardano anche al futuro, abbiamo segnalato come risvolto implicito della soggezione solo alla legge sia l’obbligo per il giudice di interpretarla secondo Costituzione: uno spunto che troppo spesso manca nel dibattito pubblico sulle scelte ermeneutiche dei magistrati.
Invocando l’attenzione del legislatore verso la semplificazione del corpus normativo e la capacità del Ministro della giustizia di assicurare finalmente le risorse in base al suo mandato costituzionale (con un pensiero alle riforme in campo per il 2024), abbiamo infine ribadito la leale collaborazione che il Consiglio intende apprestare. Essa comporta, tra l’altro, l’espressione di pareri sulle leggi e sui regolamenti senza intenzione alcuna d’interferenza con gli altri poteri dello Stato, ma al solo fine di rappresentare le ricadute delle iniziative normative sull’organizzazione e sull’amministrazione della giustizia. Ci impegneremo in questa funzione senza protervia, ma senza timidezza.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello