Diario dal Consiglio del 14 ottobre 2023
L’azione del CSM per l’ufficio per il processo
In un convegno organizzato il 5 ottobre dalla Settima commissione (in collaborazione con la Sesta) il CSM ha riunito i dirigenti di tutti gli uffici giudiziari giudicanti per fare il punto sulle soluzioni organizzative adottate per l’ufficio per il processo.
Rispetto all’impiego di questa risorsa, introdotta, come noto, per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza, la nuova consiliatura ha adottato una linea d’iniziativa, per non lasciare che l’attività giurisdizionale subisca in modo passivo l’inevitabile condizionamento che deriva da uno strumento promanante dall’Esecutivo. Il passo iniziale più vistoso è stato rappresentato dal cd. “cruscotto PNRR”, la piattaforma realizzata elaborando i dati dell’ultimo triennio sull’andamento dei flussi in ciascun ufficio e disaggregandoli per macromaterie. Ciò permetterà di comprendere quali siano le tendenze in atto in vista del conseguimento dei primi risultati previsti già entro il 31.12.2024.
Nel convegno del 5 ottobre si è passati dal piano statistico a quello attuativo, raccogliendo le esperienze vissute negli uffici. Attraverso tre tavole rotonde su più livelli si è privilegiato il metodo dell’ascolto e del confronto, sottoponendo alla prova dei fatti le aspettative di trasformazione culturale e sviluppo professionale che l’UPP ha suscitato e che sono state ribadite nelle relazioni preliminari di Marcello Basilico, Marco Bisogni e Margherita Cassano.
Alcune criticità già note – il numero ridotto delle risorse acquisite rispetto a quelle programmate; il progressivo ulteriore ridimensionamento per i numerosi abbandoni verso occupazioni o concorsi più attrattivi; l’inadeguatezza culturale di taluni addetti, rispetto alle esigenze di settori specifici della giurisdizione; la convivenza della nuova figura professionale con cancellerie stremate dalla prolungata carestia dell’organico – sono state illustrate con riferimento ai contesti locali. Gli interventi dei dirigenti hanno delineato un quadro composito di scelte organizzative; l’UPP è stato attuato in modo variegato, frutto non solo delle diverse realtà giudiziarie, ma anche dell’assenza ab origine di una regia strategica.
Il tempo rimasto è poco sia per raggiungere gli obiettivi dati sia per cogliere l’occasione dell’auspicato mutamento culturale, che affranchi il giudice dall’isolamento in cui opera nell’ufficio e nell’attività complessa della decisione. Perciò l’attivazione della cabina di regia è ineludibile. Il CSM se ne propone come componente necessaria, anche perché ogni nuovo investimento sull’UPP influenza la qualità (non solo la quantità) della risposta giudiziaria.
Dal Ministero giungono notizie per cui, quand’anche la Commissione europea accogliesse la richiesta del Governo italiano, gli addetti attualmente in servizio potrebbero vedersi prorogati i loro contratti, non invece stabilizzati in via definitiva. Nel 2024 ci sarà inoltre, verosimilmente, il concorso per l’innesto del secondo gruppo di funzionari UPP, con l’auspicio di una loro formazione e di una loro dislocazione attente alle esigenze immediate.
Questo è lo scenario prefigurabile. Il CSM lavora per concorrere governarlo, cominciando però già a stabilire – con gli studi che sono in corso – quale sia stato l’apporto effettivo che la collaborazione degli attuali addetti abbia dato ai risultati del lavoro giudiziario. Se da un lato la magistratura deve offrire il massimo contributo alla realizzazione degli obiettivi, dall’altro non può permettersi di essere additata come responsabile dell’eventuale insuccesso in presenza di risorse ancora una volta inadeguate.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello