GIUGNO
8

Diario dal Consiglio del 8 giugno 2024

Se il magistrato è valutato per ciò che pensa

Il Plenum del 5 giugno scorso ha deliberato il mancato superamento della settima valutazione di professionalità del dott. Emilio Sirianni, consigliere (già presidente), della sezione lavoro della corte di appello di Catanzaro, esprimendo un giudizio negativo sui prerequisiti dell’indipendenza e dell’equilibrio; ciò in ragione del contenuto delle conversazioni intercorse tra lui e Mimmo Lucano, all’epoca Sindaco di Riace, intercettate nell’ambito di un procedimento penale aperto a carico di quest’ultimo  dalla procura di Locri.

La vicenda delle conversazioni tra Emilio Sirianni e Mimmo Lucano è così nota da non rendere necessario riepilogarla ancora una volta: l’abbiamo già descritta nel nostro DIARIO del 22 luglio 2023, in cui demmo conto della non conferma del collega nelle funzioni semidirettive di presidente della sezione lavoro della Corte di appello di Catanzaro. Come ricorderete, in Quinta commissione solo Antonello aveva ritenuto, per le ragioni analiticamente esposte nella proposta di minoranza e ribadite nel suo intervento in Plenum, che le conversazioni intercorse tra il dott. Sirianni e Mimmo Lucano non incidessero sul prerequisito della indipendenza da impropri condizionamenti. Tutti gli altri componenti della commissione avevano invece proposto una delibera di non conferma, poi approvata, a maggioranza, dall’adunanza plenaria.

In occasione del giudizio di conferma la proposta di Antonello fu votata in Plenum da Tullio, mentre Geno, Francesca, Marcello e Maurizio, pur ritenendo inaccettabili le motivazioni della proposta di non conferma, si astennero, per le ragioni già illustrate nel Diario precedente. L’astensione non fu peraltro decisiva sull’esito del voto (la proposta di non conferma prevalse sulla contrapposta di conferma per 14 voti contro 7).

Sul superamento della settima valutazione di professionalità – i cui presupposti, va evidenziato, non sono comunque del tutto sovrapponibili a quelli della conferma nelle funzioni direttive – tutti noi abbiamo sostenuto la proposta favorevole, che era stata votata in Quarta commissione da Maurizio e dal cons. Bisogni (relatore). Tale proposta ha raccolto in Plenum, oltre alle nostre, le preferenze dei consiglieri di Unicost e quelli dei consiglieri Miele, Fontana, Mirenda, Romboli, per complessivi 14 voti.

La proposta di valutazione negativa era stata votata in Quarta commissione dai consiglieri Bertolini (relatrice), Nicotra, Eccher e Cilenti; in Plenum ha raccolto, nel corso delle prime due votazioni, anch’essa 14 voti, espressi dai consiglieri di M.I. (tranne il cons. Scaletta), dai consiglieri del centrodestra e di Italia Viva e dal cons. Papa (astenuti i componenti di diritto ed il cons. Scaletta); i voti sono diventati 15 alla terza, avendo il cons. Scaletta mutato il proprio voto da astenuto a favorevole. Ciò ha comportato il mancato superamento della settima valutazione di professionalità.

Il dibattito pubblico è stato molto lungo; numerosi consiglieri hanno preso posizione su una scelta che tocca temi fondanti del modello costituzionale di magistrato.

Antonello, Tullio, Geno e Marcello intervenuti nell’ordine per evidenziare l’arretramento culturale insito in una delibera che fa ricadere sullo status professionale del magistrato condotte che egli ha adottato nell’ambito della sua vita privata e che – oltre ad essere state giudicate irrilevanti in sede penale, disciplinare e di apprezzamento di eventuali profili di incompatibilità ambientale – si caratterizzano per non avere alcuna connessione né con il suo “fare il magistrato” né con il suo “essere magistrato”.

Quanto al “fare il magistrato”, l’imparzialità e l’indipendenza del dott. Sirianni nella conduzione dei processi da lui istruiti e decisi non è mai stata messa in dubbio in alcuna sede.

Quanto all’ “essere magistrato”, va sottolineato, per un verso, che al dott. Sirianni non è mai stato contestato, sotto alcun profilo, di avere tentato di condizionare, o anche solo avvicinare, i colleghi che si occupavano del procedimento penale a carico di Mimmo Lucano; per altro verso, che le dichiarazioni su cui si fonda la delibera di non superamento della valutazione negativa della professionalità non hanno formato oggetto di esternazioni accessibili a una cerchia più o meno vasta di persone, ma erano contenute in una conversazione telefonica e, per ciò stesso, risultavano  strutturalmente inidonee ad incidere sulla immagine pubblica del magistrato.

A quest’ultimo proposito è necessaria una precisazione: noi non mettiamo in dubbio che il CSM possa (e debba) utilizzare, per le proprie valutazioni sulla professionalità e sulle attitudini dei magistrati, le intercettazioni telefoniche o ambientali o i messaggi whatsapp acquisiti in sede penale e trasmessi al medesimo CSM dall'autorità giudiziaria procedente.

Il punto non riguarda l’utilizzabilità come fonti di conoscenza di determinate conversazioni, ma riguarda il loro contenuto. Una conversazione da cui emerge il tentativo di condizionare le scelte consiliari in materia di nomine – come hanno fatto tanti interlocutori del dott. Palamara – incide, a nostro giudizio, sull’ “essere magistrato”, perché l’indipendenza “nella giurisdizione” si sostanzia anche nel rapporto con il sistema di autogoverno della magistratura, di cui ciascun magistrato è parte e condivide la responsabilità. Una conversazione da cui emerge l’adesione e il sostegno all’azione politico-amministrativa del sindaco di un comune della quale si condividano i valori e le finalità non riguarda l’“essere magistrato”, bensì l’“essere cittadino”.

E ci preoccupa molto, ma davvero molto, che la maggioranza consiliare, con il decisivo apporto dei consiglieri di M.I., abbia imboccato una strada che condiziona il giudizio sull’“essere” e sul “fare” il magistrato all’apprezzamento delle scelte valoriali che il magistrato svolge nella sua vita privata; che affidi al CSM la valutazione politica del pensiero di un magistrato piuttosto che quella giuridica del suo agire; che, in definitiva, vada a colpire non il comportamento, ma il modo di pensare di un collega.

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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