DICEMBRE
28

Diario dal Consiglio del 28 dicembre 2023

Trasferimenti di primo grado, logiche generali e non

La mobilità di noi magistrati è diventata questione sempre più complessa e sempre più difficile da gestire a causa delle gravi scoperture della pianta organica che mettono quotidianamente in difficoltà una serie di uffici sparsi su tutto il territorio nazionale, pregiudicando spesso la stessa funzionalità del servizio.

La serietà del tema e la visione complessiva del sistema impongono un approccio alle questioni ragionato e non polemico.

L’individuazione delle sedi contenute nelle due proposte di delibera, pertanto, è stata oggetto di ampio dibattito nel corso dei lavori della Terza commissione, che ha visto protagonisti anche molti consiglieri che non ne sono componenti, e si è sviluppata nei seguenti termini.  

Il primo dato tenuto in considerazione è che, dopo l’immissione in servizio dei Mot nominati con D.M. 23.11.2022 (già assegnatari di sede), ai quali saranno conferite le funzioni giudiziarie per la fine di gennaio prossimo, non ce ne saranno altre prima di due anni circa o poco meno: per conseguenza, le sedi che risulteranno vacanti a seguito della procedura di mobilità attuale resteranno tali per molto tempo. La già alta percentuale di scopertura dell’organico e l’assenza di flussi in entrata per un considerevole periodo impongono dunque di evitare quanto più possibile il rischio che i tramutamenti disposti dal CSM determinino scoperture rilevanti in sedi tradizionalmente poco ambite: la pubblicazione di un eccessivo numero di posti appetibili, infatti, avrebbe comportato sicuramente lo svuotamento di tanti uffici ritenuti meno interessanti sparsi su tutto il territorio nazionale, ma in particolar modo al sud Italia.

Non occorre mai dimenticare che per ogni ufficio che si avvantaggia per l’arrivo di un nuovo magistrato ve ne è un altro che patisce la sopravvenuta scopertura.

In questo quadro la Terza commissione ha quindi inteso evitare la pubblicazione di un numero eccessivo di posti (pur arrivando ad un numero complessivo di circa 200 sedi pubblicate).

Il secondo dato considerato è rappresentato dalla non più sopportabile asimmetria della nostra geografia giudiziaria: è una nota dolente, questa, che non tutti, anche all’interno della magistratura interno, gradiscono affrontare in modo ragionato. Non si tratta di differenze di poco conto, ma di sopravvenienze pro capite molto lontane fra loro che, valutate unitamente ad altri criteri, dovrebbero imporre un pesante riequilibrio delle forze in campo e una revisione generale delle piante organiche (obiettivo solo in parte raggiungibile con le procedure di mobilità).

A questo si affianca l’ulteriore problema rappresentato dalle eccessive differenze dimensionali fra i vari uffici giudiziari italiani: alcuni, lo sappiamo, sono composti da poche unità, altri, invece, da centinaia di magistrati; con la conseguenza, innegabile, che ben diverso è l’impatto, sulla gestione ordinaria, dell’assenza di un magistrato a seconda delle dimensioni dell’ufficio in cui si registra.

Per concludere, va ancora detto che la mobilità rappresenta un diritto del singolo magistrato che non può essere compresso, se non entro certi limiti: vanno salvaguardate, infatti, non solo le legittime aspettative dei colleghi che hanno maturato per la prima volta la legittimazione al trasferimento, dopo la prima assegnazione, ma anche quelle dei colleghi più maturi, desiderosi di completare il proprio percorso professionale. In proposito il Consiglio superiore, nelle sue interlocuzioni periodiche, ha bloccato sul nascere il tentativo ministeriale di introdurre una sospensione della mobilità dei magistrati per un anno, giustificata dal fine di meglio garantire il raggiungimento degli obiettivi del PNRR.

Fatte tali premesse, sono stati vari i criteri utilizzati e contemperati tra loro per giungere in concreto alla individuazione delle sedi di primo grado da pubblicare:

- si è così tenuto conto dell’indice di scopertura degli organici degli uffici, cercando di mantenere un certo equilibrio fra uffici giudicanti ed uffici requirenti;

- si è dato forte rilievo alla lettura dei dati statistici disponibili in Consiglio, attribuendo particolare peso al numero delle sopravvenienze e al numero dei procedimenti pendenti pro capite, tenendo anche conto degli indici di ricambio e di smaltimento, onde rafforzare la presenza di magistrati negli uffici in cui tante sono le sopravvenienze, tante le pendenze finali e tanto il lavoro svolto da ogni singolo magistrato;

- con riferimento ai dati statistici, oggetto di particolare attenzione sono stati gli uffici nei quali si è riscontrata una certa fatica nel raggiungimento degli obiettivi programmati al fine del rispetto delle indicazioni del PNRR e, più in generale, gli uffici distrettuali, alle prese con una serie di interventi normativi tali da incidere pesantemente sulla loro funzionalità;

- nonché, sempre sulla stessa scia, quegli uffici nei quali i dirigenti hanno segnalato ai Consigli Giudiziari il superamento del limite di aumento del 10% delle pendenze annuali ai sensi del nuovo disposto di cui all’art. 37, comma 5-quater, d.l. 98/2011, per come novellato dalla riforma Cartabia;

- sono state esaminate e valutate le tantissime segnalazioni provenienti dai dirigenti degli uffici, capaci a volte di evidenziare peculiarità, proprie dell’ufficio diretto, meritevoli di attenzione, specie sotto il profilo della qualità delle pendenze e della natura degli affari abitualmente trattati; 

- si è inoltre tenuto conto delle dimensioni degli uffici e di alcune funzioni specialistiche presenti, nei limiti in cui non lo si era fatto nella individuazione delle sedi riservate ai Mot (occasione in cui il Consiglio aveva avvertito l’esigenza di garantire la massima copertura possibile alle sedi di piccole dimensioni, agli uffici di sorveglianza, agli uffici minorili).

Attendiamo ora l’esito dei lavori della Terza commissione nell’esame degli emendamenti proposti in Plenum: certo è che il nostro sforzo sarà sempre quello di mantenere l’impianto complessivo delle proposte già avanzate dalla commissione, di contemperare quanto più possibile al meglio le esigenze dei singoli con quelle di funzionalità degli uffici, respingendo logiche non rispondenti ai criteri generali enunciati in principio

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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