Diario dal Consiglio del 22 luglio
Un episodio allarmante per un incarico alla CEDU
Nel Plenum del 19 luglio è stata approvata la delibera con la quale è stato autorizzato il collocamento fuori ruolo del collega Lorenzo Jannelli presso la Divisione italiana della cancelleria della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a Strasburgo, con l’incarico di magistrato distaccato, la cui attività consiste principalmente nell’esame e nello studio dei ricorsi individuali presentati alla CEDU contro il Governo italiano, valutandone ricevibilità e fondatezza alla luce della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, e nella consequenziale predisposizione di atti e provvedimenti motivati in lingua inglese o francese.
Invero a seguito di interpello, il dott. Jannelli, giudice in servizio presso il tribunale di Palermo, noto anche per essersi occupato con funzioni di gup del processo “Open Arms”, con imputato l’allora Ministro degli interni, Matteo Salvini, era stato designato dal Ministero unitamente ad altri candidati e successivamente scelto dalla Corte, a seguito di esame comparativo tra le domande presentate.
La suddetta pratica, da considerarsi assolutamente di routine, ha subito però un andamento anomalo, che pertanto merita una attenta ricostruzione dei fatti.
Infatti:
- la proposta favorevole espressa all’ unanimità dalla Terza commissione del CSM, in presenza di tutti i presupposti previsti dalla normativa primaria e secondaria in materia di collocamento fuori ruolo dei magistrati in servizio, era stata posta per l’approvazione nell’o.d.g. del Plenum del 12 luglio;
- al momento della discussione, alcuni consiglieri laici chiedevano, per non meglio specificati motivi di ulteriore approfondimento, il differimento alla seduta successiva, rinvio che veniva accordato a titolo di “cortesia”, come accade per prassi quando non ci sono particolari motivi di urgenza;
- nel corso del successivo Plenum del 19 la pratica, inserita nell’ordine del giorno cd. RAS (Rinvio da altra seduta) non veniva trattata, come da regolamento, a inizio seduta, ma posposta a numerose altre pratiche degli o.d.g. ordinario e aggiunto, tanto che il suo esame slittava alla seduta pomeridiana, convocata dal vicepresidente alle ore 16;
- nel pomeriggio, al momento della trattazione, quasi a lavori ultimati, il relatore Consigliere laico Enrico Aimi dava atto che era pervenuta, nel corso della mattinata, alla segreteria della vice presidenza una richiesta da parte del capo di gabinetto del Ministro della giustizia, con la quale si chiedeva un ulteriore rinvio della trattazione della pratica, per consentire di espletare “un supplemento istruttorio, al fine di prevenire contenziosi, in via di autotutela amministrativa”, tenuto conto che era giunta al Ministero, sempre nella stessa mattinata, un’istanza da parte di uno dei partecipanti all’interpello, con la quale lo stesso lamentava di non avere ricevuto risposta sull’ esito della procedura cui aveva partecipato. Sulla base di questa nota, il relatore chiedeva pertanto il rientro in commissione in adesione alla richiesta del capo di gabinetto del Ministro;
- nella discussione che ne seguiva, alle dichiarazioni di adesione al rinvio da parte di alcuni consiglieri laici del centro destra si contrapponevano gli interventi contrari di consiglieri togati, in cui si evidenziava, in particolare, che la richiesta di ritorno in commissione appariva ingiustificata, tenuto conto che l’istanza del candidato asseritamente pretermesso risultava essere giunta al termine di una selezione già conclusa e che comunque il Consiglio doveva limitarsi a deliberare sul collocamento fuori ruolo del magistrato, già designato dalla Corte europea su indicazione dello stesso Ministro;
- la proposta di rinvio veniva respinta a maggioranza grazie al voto contrario dei consiglieri di AreaDG e Unicost, del primo presidente della Cassazione, dei consiglieri laici Papa e Romboli; favorevoli invece erano i laici di centrodestra e di Italia viva; la componente togata di MI si è divisa, votando comunque in prevalenza per il rinvio.
Dovendosi a questo punto procedere alla votazione per l’approvazione della delibera di collocamento fuori ruolo, il relatore della pratica, cons. Aimi, dichiarava di rinunciare al ruolo di relatore, non avendo condiviso il mancato rientro in commissione, e chiedeva contestualmente il rientro in commissione della pratica, al fine di individuare un nuovo relatore.
Dopo una breve sospensione dei lavori disposta dal vicepresidente per verificare la procedura corretta da applicare al caso, si disponeva a norma di regolamento, di nominare nella stessa seduta di Plenum un nuovo relatore, individuato nella figura del presidente della Terza Commissione, in modo da poter procedere alla votazione per l’approvazione della proposta di delibera.
A questo punto, però, si constatava che durante la pausa si erano allontanate tre consigliere laiche (Bertolini, Eccher e Natoli), sicché era venuto a mancare il previsto numero legale.
La defezione, improvvisa e non comunicata, creava una situazione di grande imbarazzo tra tutti i consiglieri presenti, tanto da richiedere il tempestivo e autorevole intervento della presidente Margherita Cassano, la quale rimarcava la gravità di quanto stava accadendo, ritenendo inaccettabile che il dissenso rispetto ad una decisione democraticamente assunta potesse essere manifestato con un comportamento ostruzionistico, tale da comportare una paralisi dei lavori del Consiglio, e invitava il vice presidente a un richiamo formale al rispetto di regole basilari che sono a fondamento per il corretto funzionamento dell’organo di governo autonomo della magistratura.
Dopo questo intervento del primo presidente, il vicepresidente Pinelli assumeva l’impegno di attivarsi personalmente per ricomporre il numero legale, assicurando la presenza almeno di un membro laico.
Alle 19:30 riprendevano i lavori con il rientro della consigliera laica Claudia Eccher, la quale pur motivando il proprio allontanamento dall’aula per avere dovuto accompagnare un’altra consigliera colpita da un malore, replicava all’intervento della presidente Cassano, riferendo di averlo comunque ascoltato da remoto, e rivendicava il diritto, anche nel Consiglio Superiore, a ricorrere all’istituto dell’ostruzionismo, quale legittima pratica sempre ammessa in sede parlamentare per combattere battaglie in difesa di principi e libertà fondamentali.
Dopo la dichiarazione della cons. Eccher si procedeva finalmente alla votazione della delibera che veniva approvata a maggioranza, con sei astenuti.
La ricostruzione di quanto avvenuto è di per sé sufficiente ad evidenziare il sentimento di profonda preoccupazione che tale vicenda ha suscitato in tutti noi ed in tal senso non possiamo non riconoscerci in primo luogo nelle parole della presidente Cassano, condividendo in pieno l’allarme che ha espresso e unendoci al suo accorato invito al rispetto di regolare fondamentali per il corretto funzionamento dell’organo di governo autonomo della magistratura.
L’andamento a dir poco anomalo di questa pratica impone inoltre ampie e preoccupate riflessioni sulle motivazioni, mai realmente esplicitate, che sottendono le reiterate e poco comprensibili richieste di ritorno in commissione di una pratica di collocamento fuori ruolo di un collega che non presentava alcuna problematicità sul piano del rispetto della normativa in materia.
Ulteriore forte inquietudine desta il richiamo e addirittura la rivendicazione, proprio in questa occasione, al ricorso all’ostruzionismo in seno all’organo di governo autonomo della magistratura, come legittima pratica per far valere le proprie ragioni. Ci stupisce, in questo contesto, che i colleghi di Magistratura Indipendente, coi loro voti a favore del rinvio, non abbiano voluto condividere queste nostre preoccupazioni, di fronte a evidenti segnali di compromissione dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura, come evidenziato anche dalla presidente Cassano nell’intervento che invitiamo ad ascoltare unitamente a tutto il dibattito che si è sviluppato.
Dispiace, infine, che i momenti di così grande imbarazzo si siano verificati proprio nella seduta plenaria del CSM apertasi con un minuto di raccoglimento in ricordo della morte di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. Le vicende accadute non sono state certo il modo migliore per onorarne la memoria, come Tullio ha evidenziato nel suo intervento a nome di tutti noi.
Interventi in Plenum dei consiglieri Cassano, Eccher e Morello.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello