Diario dal Consiglio del 15 aprile 2023
Soluzioni razionali e non solo esteriori nelle conferme di direttivi e semidirettivi
Un articolo di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera dello scorso 23 marzo ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’esistenza di un nutrito pacchetto (circa una quarantina) di uffici direttivi e semidirettivi i cui titolari attendono da molti mesi la pronuncia del CSM sulle richieste di conferma di cui agli articoli 45 e 46 d.lgs.160/2006.
A tale articolo hanno fatto seguito un vivace dibattito su altri organi di stampa e su molte liste di colleghi nonché una iniziativa dei consiglieri Roberto Fontana, Domenica Miele e Andrea Mirenda, i quali hanno depositato una nota indirizzata al vice presidente, al Comitato di presidenza ed alla presidente della Quinta commissione con cui chiedono che sia valutata l’opportunità, “eventualmente anche previa discussione e deliberazione sul punto del Plenum” di definire subito il calendario di trattazione di tutti i procedimenti conferma relative a casi problematici, “con priorità assoluta o comunque tale da assicurare la definizione immediatamente prima o immediatamente dopo il periodo feriale”.
Il tema è, evidentemente, cruciale.
Esso, per un verso, si inserisce, nella più generale questione della obbiettiva difficoltà del CSM di far fronte con tempestività all’enorme quantità d’incombenti posti a suo carico dalla disciplina dell’ordinamento giudiziario; dall’altro, tuttavia, presenta una sua specificità, perché il tema della effettività delle valutazioni di conferma rappresenta uno dei passaggi principali in cui misurare la capacità dell’autogoverno di svincolarsi da logiche di protezione corporativa.
Quanto al primo profilo, va dato atto che anche per il CSM, come per moltissimi uffici giudiziari, “la coperta è corta”. Il numero dei magistrati segretari, che, insieme ai magistrati dell’Ufficio studi, costituiscono l’asse portante della “macchina” consiliare, è largamente insufficiente in relazione alla quantità di atti che devono essere trattati e redatti; né tale insufficienza può essere adeguatamente colmata con le, pur indispensabili, collaborazioni esterne disciplinate dall’articolo 28 del regolamento di contabilità.
Per un verso è quindi necessario attivare una interlocuzione con il Ministro della Giustizia e il Parlamento per arrivare, secondo una idea che AreaDG coltiva da tempo e ha diffuso anche in campagna elettorale, ad un robusto decentramento dell’attività dell’autogoverno, che, valorizzando il ruolo dei Consigli Giudiziari, demandi loro l’attività decisoria sulle pratiche di routine (quelle che, nella prassi consiliare, vengono definite de plano), lasciando all’attenzione del CSM solo le pratiche che effettivamente richiedono la spendita dei poteri di alta discrezionalità tipici di tale Organo.
Per altro verso è necessario – e urgente, in attesa dei tempi, certo non brevi, di concretizzazione delle accennate ipotesi di semplificazione dei meccanismi di autogoverno della magistratura – procedere a un profondo ripensamento delle modalità di organizzazione del lavoro consiliare, che consenta di affrontare celermente l’arretrato che si è andato accumulando, primo tra tutti quello che concerne le attività di Quinta e Settima commissione.
Proprio in questa prospettiva è stato costituito un gruppo di lavoro (ve ne abbiamo parlato nel Post it Le novità organizzative del CSM nel rispetto delle sue prerogative dell’11 aprile 2023) volto a comprendere le cause dell’arretrato ed a cercare le soluzioni.
Il gruppo è in fase finale di elaborazione dei dati raccolti e dovrebbe a giorni proporre modifiche, speriamo efficaci. L’obiettivo è quello di avviare, a partire dal mese di maggio, una riorganizzazione che consenta a tutto il Consiglio, e in particolare alle commissioni più oberate, di smaltire l’arretrato e prendere un ritmo sostenibile di gestione dei nuovi affari; al contempo, si tende a rimodellare il calendario dei lavori consiliari secondo modalità che tengano conto tanto delle effettive esigenze della struttura (magistrati segretari e personale amministrativo) quanto della necessità dei consiglieri di mantenere una effettiva frequentazione delle diverse realtà giudiziarie del Paese, per coglierne esigenze e problemi, senza restare perennemente chiusi, con evidenti rischi di autoreferenzialità, all’interno del Palazzo dei Marescialli.
Quanto al secondo profilo, va dato atto che il tema delle conferme incagliate è stato costantemente riproposto in Quinta commissione e in Plenum dai consiglieri di AreaDG della precedente consiliatura, i quali hanno chiesto ripetutamente la celere trattazione delle conferme “problematiche”, senza purtroppo vedere soddisfatte le loro richieste, delle quali hanno dato reiteratamente conto all’esterno nella pubblicazione periodica dei Diari. Su questo terreno, evidentemente, le logiche di protezione corporativa a cui sopra abbiamo fatto cenno hanno esercitato una presa molto forte.
Noi di AreaDG abbiamo ritenuto di affrontare il tema nell’ambito della Quinta commissione, i cui componenti stanno recuperando sin d’ora spazi di tempo – ulteriori rispetto alle attività ordinariamente calendarizzate – dedicati espressamente proprio alla trattazione delle conferme “problematiche” e hanno varato un impegnativo calendario settimanale di trattazione delle conferme, secondo un doppio binario che distingue quelle problematiche da quelle senza rilievi di alcun tipo e osserva, su ciascun binario, un criterio rigorosamente cronologico.
A tal fine la Quinta commissione ha recentemente istituzionalizzato una riunione straordinaria il mercoledì, nella pausa tra la seduta di Plenum della mattina e quella del pomeriggio, così da riunirsi attualmente tutti i giorni dal lunedì al giovedì.
Non ci è sembrata invece convincente l’iniziativa del documento documento firmato dai colleghi Miele, Fontana e Mirenda e, ciò, non certo perché non condividiamo l’urgenza di portare a decisione le conferme problematiche, tema che anzi abbiamo portato con frequenza all’attenzione dei colleghi da tempo; ma, per un verso, perché ci parrebbe un precedente pericoloso consentire al Plenum – o, addirittura, al Comitato di Presidenza o al Vice Presidente – d’invadere la sfera di autonomia di ciascuna commissione nella programmazione dei propri lavori; per altro verso, perché la calendarizzazione dei lavori della Quinta commissione non può che risultare da un bilanciamento di diverse esigenze tutte meritevoli di tutela, dovendo comunque il CSM farsi carico delle urgenze di molti uffici con scoperture assai risalenti di posti direttivi e semidirettivi.
Va ancora sottolineato, per offrire un quadro obbiettivo e realistico della situazione, che le conferme “problematiche“ hanno di per se stesse un iter procedimentale non breve, sia perché spesso la problematicità deriva da interferenze con articolate vicende disciplinari – e, qualche volta, penali – il cui approfondimento è obbiettivamente complesso; sia perché l’eventuale diniego di conferma presuppone necessariamente l’audizione dell’interessato (che non sempre compare alla prima convocazione), con conseguente, inevitabile, allungamento dei tempi.
Perciò ci è parso preferibile lasciare all’autonomia della Quinta commissione, che è già fortemente impegnata (anche) sul tema delle conferme problematiche, la calibratura dei tempi di gestione del problema.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello