Diario dal Consiglio del 26 ottobre 2024
Comunicazione del CSM, una delibera necessaria
Una delibera attesa da tempo in Consiglio. Una delibera che ora l’iniziativa di due consiglieri (pubblicizzata subito dopo con notizie di stampa non del tutto aderenti ai fatti) rischia di stoppare nuovamente.
Ci riferiamo alla deliberazione relativa alle due strutture che sono dedicate alla comunicazione del CSM: l’ufficio per la comunicazione istituzionale e l’ufficio stampa. Entrambe sono istituite dal regolamento interno ed entrambe operano da tempo in Consiglio. Mai però sono state adottate quelle “linee guida per il loro coordinamento e l’integrazione delle rispettive attività” (art. 20, co. 3, RI), che consentirebbe all’organo nella sua collegialità di guidarne l’operato e ai singoli consiglieri di accedervi nell’esercizio delle loro funzioni.
Il risultato è stato che l’ufficio per la comunicazione cura il sito internet istituzionale, ne implementa le funzioni tecnologiche e decide dei suoi contenuti senza che il Plenum vi abbia mai fornito un contributo informato e che l’ufficio stampa agisce in diretto collegamento, organizzativo, col segretario generale e, funzionale, col Vicepresidente, il quale ne filtra gli accessi da parte dei singoli consiglieri. Per inciso, il Vicepresidente si avvale tradizionalmente anche della figura di un portavoce, il quale non è tenuto a operare in modo coordinato con le strutture previste dal regolamento.
La Seconda commissione ha proposto all’unanimità (votanti D’Ovidio, Romboli, Fontana, Basilico, Giuffré, Laganà) il testo di una delibera che pone rimedio a queste lacune e anche alla mancanza di un’ulteriore determinazione – prevista dallo stesso art. 20 del regolamento – contenente la previsione di competenze, dotazione e organizzazione dell’ufficio stampa. Il testo è frutto di una lunga elaborazione, attenta pure all’assetto amministrativo attuale del Consiglio.
La proposta conseguirebbe finalmente tre obiettivi: attuare il regolamento, introducendo regole chiare per il funzionamento dei due uffici; ricondurne l’operato al controllo e alla responsabilità della collegialità consiliare, espressiva delle diverse idee che animano il Consiglio; coordinare l’attività dei diversi uffici, affinché il Consiglio possa avere una linea comunicativa coerente e incisiva.
A quest’ultimo riguardo, rimarchiamo il carattere strategico dell’innovazione del sito istituzionale, attraverso il quale vorremmo rendere tracciabile l’andamento dei singoli procedimenti: tramite un accesso riservato, i magistrati, i dirigenti e i Consigli giudiziari interessati a una pratica potranno verificarne in tempo reale lo stato di avanzamento così da potersi eventualmente attivare per provvedere agli atti necessari alla definizione; oltre a dare piena trasparenza all’azione consiliare, si renderebbe in tal modo per lo più superflua la ricerca del contatto personale e diretto con un singolo consigliere o con la struttura amministrativa.
La delibera sulle linee guida relative alla comunicazione, approdata finalmente al Plenum del 23 ottobre, non ha potuto essere approvata per effetto di un emendamento richiesto dai consiglieri Miele e Mirenda i quali, ravvisandovi evidentemente un deficit di tutela nell’accesso all’ufficio stampa da parte del singolo consigliere, chiedono che venga precisato che questi possa avvalersene senza controllo da parte del segretario generale. L’idea, espressa dai due proponenti durante il dibattito, è che la pubblicazione della notizia di qualunque iniziativa o di qualunque dichiarazione del consigliere possa avvenire senza filtri di sorta.
La richiesta di emendamento non coglie la realtà dei canali comunicativi esistenti e i contenuti effettivi della delibera. Sotto il primo profilo, nessun consigliere ha mai incontrato difficoltà nel dare pubblicità a proprie attività o dichiarazioni di rilievo pubblico attraverso i media esterni. Quanto al tenore della proposta, la delibera affiderebbe chiaramente al rapporto tra consigliere e addetto stampa l’elaborazione della notizia da divulgare in modo rispondente al pensiero del primo e rispettoso del canone di continenza proprio dell’attività istituzionale; assegnerebbe alla professionalità dell’addetto stampa la necessaria valutazione sul rilievo pubblico della notizia e al rapporto tra questi e il segretario generale – quale responsabile della struttura amministrativa e, dunque, anche dell’ufficio stampa – gli aspetti relativi alla divulgazione.
L’iniziativa dei due consiglieri ha indotto il vicepresidente, nella sua veste di presidente della seduta, a rinviare la trattazione della delibera per sottoporre al vaglio del Presidente della Repubblica l’ammissibilità dell’emendamento, in quanto direttamente incidente sul testo del regolamento interno del Consiglio.
Il percorso di approvazione della pratica si è così nuovamente fermato, a ben oltre un anno dall’inizio della sua trattazione in commissione. Al di là di quanto valuterà il Presidente sulla questione specifica, siamo convinti che sia nell’interesse di tutti i consiglieri e di tutti i magistrati pervenire alla deliberazione, al fine di dare chiarezza alle regole che governano la comunicazione del Consiglio e introdurre maggiore trasparenza nelle sue procedure.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello