Diario dal Consiglio del 11 novembre 2023
Le chat di Palamara: un passato che rimane
Nel Plenum del 6.11.23, la dott.ssa Rosa Patrizia Sinisi è stata confermata nelle funzioni di presidente della corte d’appello di Potenza. La delibera è stata approvata a maggioranza con sedici voti e cinque astensioni (i consiglieri Papa, Romboli e Scaletta oltre ai componenti di diritto).
Nove i voti (noi di Area, più i consiglieri Fontana, Miele e Mirenda) in favore della proposta di non conferma, votata in Quinta commissione solo da Antonello.
La proposta di non conferma si fondava sulle conversazioni intercorse tramite WhatsApp tra la dott.ssa Sinisi e il dott. Palamara, facenti parte degli atti del procedimento penale aperto nei confronti di quest’ultimo dalla Procura di Perugia ed acquisiti dal CSM.
Dalla lettura di tali messaggi (che, nelle parti rilevanti, sono trascritti nella proposta di non conferma) emerge come la dott.ssa Sinisi, legata da ragioni di militanza associativa al dott. Palamara, allora componente del CSM, avesse in più occasioni interloquito con quest’ultimo con riferimento a procedure di conferimento di incarichi semidirettivi e direttivi.
La dott.ssa Sinisi, infatti, proponeva di volta in volta al dott. Palamara i nominativi dei colleghi da lei ritenuti migliori ai fini della nomina e seguiva dettagliatamente le procedure pendenti in Quinta; nelle interlocuzioni in esame ella segnalava al dott. Palamara che i colleghi erano in attesa, gli indicava le preferenze e le aspirazioni di ciascuno di loro, evidenziava i problemi relativi alla tempistica di trattazione delle pratiche e faceva più volte riferimento ai desiderata del gruppo di riferimento o a una forma di lottizzazione correntizia (“il posto era nostro”).
Gli incarichi segnalati riguardavano uffici giudiziari prevalentemente pugliesi, in particolare del distretto di Lecce per il quale Potenza ha competenza ex art.11 c.p.p.
In ordine a tali conversazioni era stato aperto un procedimento di trasferimento ex art. 2 L.G. presso la Prima commissione, che si era concluso con l’archiviazione in quanto il comportamento della dott.ssa Sinisi risultava “disancorato dal riferimento alla sede ed in assenza di riscontrato oggettivo crearsi di situazioni di disagio”.
La delibera di archiviazione tuttavia – come evidenziato nella proposta di non conferma – aveva sottolineato come le condotte della dott.ssa Sinisi fossero potenzialmente idonee a pregiudicare l’immagine di imparzialità e indipendenza della magistrata, “anche in ragione delle competenze istituzionali a lei spettanti quale Presidente della Corte di Appello di Potenza e quale presidente del Consiglio giudiziario di quel distretto”. In conclusione, pur riscontrando che tali condotte non avevano intaccato l’immagine della magistrata a livello locale né avevano pregiudicato alcun procedimento penale incardinato nel distretto ai sensi dell’art. 11 cod. proc. pen., la delibera aveva espresso una “valutazione di inopportunità delle condotte, da valutarsi soprattutto in relazione alle competenze organizzative ed ordinamentali riservate al Presidente di Corte di appello, e ciò alla luce della natura dei comportamenti analizzati, prettamente inerenti ad attività incidenti sui meccanismi istituzionali correlati al governo autonomo della magistratura”.
In sede di procedimento di conferma noi abbiamo ritenuto che quelle condotte incidessero sul prerequisito della indipendenza.
In Quinta commissione, infatti, per tutti i magistrati in conferma si verifica l’eventuale presenza di chat con Palamara, per come trasmesse al CSM dalla procura di Perugia.
Se ci sono conversazioni che qualche commissario ritiene ostative alla conferma, si fa una proposta di non conferma; finora le uniche proposte di non conferma portate in Plenum sono state avanzate da Antonello, in contrapposizione alle speculari proposte di conferma della maggioranza (poi sempre approvate dal Plenum).
Le proposte negative hanno riguardato o magistrati che, pur non appartenendo al CSM, manifestavano un rilevante potere di condizionamento delle scelte consiliari, o magistrati che fornivano al dott. Palamara indicazioni plurime e dettagliate di nomi da sostenere nelle procedure di conferimento di incarichi direttivi o semidirettivi, presentandosi, in sostanza, come i terminali locali del sistema di potere dello stesso dott. Palamara.
Il caso della dott.ssa Sinisi rientrava, a nostro avviso, in questa seconda ipotesi, risolvendosi le sue interlocuzioni con il dott. Palamara in una gestione dei rapporti tra i colleghi del territorio e l’Organo di autogoverno funzionale a logiche di interesse correntizio.
A favore della proposta di Antonello sono intervenuti nel dibattito consiliare Maurizio e Tullio, oltre ai consiglieri Mirenda e Miele. Maurizio, in particolare, per un verso ha ricordato che nel Plenum del 18 ottobre scorso era stato negato il superamento della valutazione di professionalità a un collega che aveva svolto proprio attività di eteropromozione correntizia con il dott. Palamara: la proposta di conferma si poneva dunque in contraddizione con criteri adottati una settimana prima e già affermati in precedenza per un’altra valutazione di professionalità. Maurizio ha altresì sottolineato il contrasto di una decisione favorevole con le sentenze recenti del giudice amministrativo (che hanno sancito la non conferma dei dott. Scaminaci e Liguori). Doveva tenersi conto, inoltre, che la dott.ssa Sinisi ricopriva un ufficio direttivo che implicava anche la presidenza del Consiglio Giudiziario.
La maggioranza del Plenum – con la compatta adesione dei laici eletti su indicazione dei partiti di maggioranza e di Italia Viva – è stata di diverso avviso. Il dibattito ha ricalcato in parte dinamiche cui avevamo già assistito nell’adunanza che pochi mesi fa aveva autorizzato il passaggio fuori ruolo della dott. ssa Sinisi per assumere un incarico al Ministero della giustizia.
Le chat di Palamara continuano ad essere un passato che non passa.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello