Diario dal Consiglio del 25 febbraio 2023
Quale professionalità senza una chiara indipendenza?
Nel Plenum di mercoledì 22 febbraio è stata discussa la pratica di Quarta Commissione relativa al riconoscimento della settima valutazione di professionalità di un collega già sostituto procuratore in Calabria e attualmente sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Roma.
Con delibera del 13 maggio 2020 il CSM aveva già deliberato il mancato riconoscimento della settima valutazione a decorrere dal 13 maggio 2009, a seguito di valutazione negativa, essendo emersi, dalla documentazione acquisita, rapporti, ampiamente provati, tra il pubblico ministero e un soggetto coinvolto in indagini per reati di criminalità organizzata, alcune delle quali condotte dallo stesso magistrato in questione. Tali rapporti denotavano, a giudizio del Consiglio, una grave carenza sotto il profilo dei prerequisiti dell’indipendenza e dell’imparzialità.
Come da circolare, a seguito di una valutazione negativa, il collega è stato sottoposto a nuovo giudizio di valutazione per il biennio successivo (dal 13 maggio 2009 al 13 maggio 2011), in ordine al quale il Consiglio Giudiziario di Reggio Calabria esprimeva all’unanimità parere negativo in relazione all’assenza dei prerequisiti dell’indipendenza e dell’imparzialità, essendo emerse circostanze che confermavano anche nel successivo periodo di valutazione la permanenza di quegli elementi che avevano condotto al precedente giudizio negativo.
In particolare, nel parere del C.G. si evidenzia il contenuto di una intercettazione ambientale in carcere del 18.11.2009 tra l’affiliato e il proprio difensore, il quale gli riferisce di avere incontrato il magistrato esponendogli il suo caso (“siamo messi a parlare…si è letto le carte”; “mi ha detto di salutarti, dice tranquillo…fai il buono….tu sei una persona intelligente”), ricevendo tra l’altro la risposta compiaciuta del cliente (“…se vedi a Don Ciccio gli dai un bacetto…gli dici Luciano ce l’ha sempre nel suo cuore devi dire…lui sa quello che gli voglio dire”).
È risultato incontroverso il fatto che col nomignolo “Don Ciccio” l’imputato intendesse riferirsi al p.m. sottoposto alla valutazione del Consiglio; con lo stesso appellativo la sua utenza telefonica era annotata in un’agenda ritrovata durante una perquisizione nell’abitazione dell’imputato stesso.
Nella discussione in Plenum abbiamo sostenuto con convinzione la proposta di giudizio negativo in conformità col parere espresso all’unanimità dal C.G. reggino, evidenziando la gravità dei fatti ascrivibili al collega, consistiti nelle relazioni improprie – già emerse durante il quadriennio precedente e perdurate nel periodo di successivo – con un soggetto indagato per associazione mafiosa. Abbiamo ritenuto infondate le osservazioni circa la sussistenza di un “ne bis in idem” rispetto alla valutazione pregressa, poiché la conversazione del 18.11.2009 ricadeva proprio nel periodo oggetto di (ri)valutazione e non era stata posta a base della prima. Era perciò consentito quel nuovo giudizio di verifica della permanenza di elementi negativi, espressamente previsto dal comma 5 del capo II della circolare sulla valutazione di professionalità.
La proposta di valutazione negativa ha raccolto 8 voti (i nostri e quelli dei consiglieri Fontana e Miele).
Ha prevalso la proposta di riconoscimento del superamento della settima valutazione (cons. Aimi, Bertolini, Bianchini, Bisogni, E. Carbone, Cilenti, D’Auria, D’Ovidio, Eccher, Forziati, Giuffré, Laganà, Marchianò, Mazzola, Mirenda, Natoli, Nicotra, Paolini, Scaletta).
Astenuti i cons. Papa e Romboli.
Non hanno partecipato al voto il Primo Presidente e il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
In calce il verbale della seduta per l’esame delle due proposte in discussione.
Lasciando a ognuno il proprio giudizio sui fatti, non possiamo non esprimere amarezza per una decisione che disattende una valutazione espressa con coraggio all’unanimità dal C.G. di Reggio Calabria. Si è reso così evidente uno scollamento del CSM rispetto al lavoro prezioso svolto dai Consigli giudiziari, specie in realtà complesse e delicate come quella calabrese.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello