MAGGIO
13

Diario dal Consiglio del 13 maggio 2023

Un incarico ministeriale da non autorizzare

Larga risonanza ha assunto la vicenda relativa al collocamento fuori ruolo della dr.ssa Sinisi, deliberato dal Plenum a maggioranza, chiamata dal Ministro della giustizia a ricoprire l’importante incarico di vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi della magistratura.

Con le circolari susseguitesi in tema di tramutamenti e destinazione a funzioni diverse, il Consiglio ha perseguito vari obiettivi, fra cui quello di disciplinare l’esercizio della discrezionalità attribuita dall’ordinamento e di garantire la trasparenza e il buon andamento dell’azione amministrativa nel settore.

E così, in sintesi, deve essere valutato in primo luogo l’interesse oggettivo dell’amministrazione della giustizia a collocare fuori ruolo un magistrato in possesso di adeguata esperienza professionale, non solo ai fini dell’utilità da apportare all’amministrazione esterna richiedente, ma anche per realizzare quell’arricchimento professionale del magistrato dal quale anche l’amministrazione della giustizia possa avvalersi nella “giurisprudenza che verrà”, configurandosi quello scambio osmotico tra diverse amministrazioni che rappresenta la stessa ratio dell’istituto del collocamento fuori ruolo.

Sotto altro profilo, è richiesta la considerazione di requisiti soggettivi del magistrato interessato, spettando al CSM la valutazione circa le eventuali ricadute che dovessero provenire dallo svolgimento dell’incarico fuori ruolo sotto il profilo del rischio di appannamento dell’immagine di autonomia e d’imparzialità del magistrato. A tale scopo, è previsto che nel corso della procedura di autorizzazione il Consiglio esamini il fascicolo personale del magistrato e in particolare gli atti relativi a eventuali procedimenti disciplinari o di incompatibilità ex art. 2 legge guarentigie in grado di pregiudicare la rappresentazione esterna della figura professionale e della funzione giurisdizionale (art. 113 della circolare n. 13778/2014). Nel valutare la sussistenza dell’interesse dell’amministrazione della giustizia, dunque, il Consiglio deve valutare anche le ricadute provenienti dallo svolgimento dell’incarico fuori ruolo sotto il profilo della possibile lesione dell’immagine di imparzialità ed indipendenza del magistrato o del pregiudizio derivante al prestigio della magistratura nel suo complesso.

Abbiamo ritenuto e sostenuto che la rilevanza di detti procedimenti e procedure riconduce la valutazione complessiva affidata al CSM ad un giudizio in senso lato di meritevolezza del profilo dell’aspirante, con la conseguenza che il collocamento fuori ruolo deve riguardare magistrati non attinti da elementi di opacità sulla loro indipendenza.

Nel caso in esame la Terza commissione ha disposto l’acquisizione del provvedimento di archiviazione della pratica di incompatibilità ambientale relativa alla dr.ssa Sinisi, già deliberata nella scorsa consiliatura dal Plenum del 21 luglio 2022, all’epoca dei fatti e tuttora presidente della corte di appello di Potenza.

In detta archiviazione, atto proprio del Consiglio, si legge che detto magistrato, pur non rivestendo alcun ruolo all’interno del CSM, essendo legata al consigliere Luca Palamara da ragioni di militanza associativa, aveva in più occasioni interloquito con il medesimo, ponendo l’attenzione sulle procedure di conferimento di incarichi semidiretttvi e direttivi. Si legge ancora nella delibera di suoi comportamenti potenzialmente idonei, per ampiezza e natura, a determinare una ricaduta negativa sull’immagine di imparzialità e indipendenza del magistrato, anche in ragione delle competenze istituzionali a lei spettanti quale presidente di corte di appello e quale presidente del Consiglio giudiziario del distretto. E, se si era giunti all’archiviazione della pratica in quanto i comportamenti tenuti erano relativi ad incarichi conferiti in distretto diverso da quello di appartenenza, cionondimeno è residuata una valutazione di assoluta inopportunità delle condotte da valutarsi in altre sedi. Peraltro, pende ancora in Quinta commissione, quale pratica critica, la conferma della dr.ssa Sinisi nelle funzioni direttive.

Con l’astensione in commissione prima (una volta offerto un quadro istruttorio completo si era ritenuto di lasciare al Ministro, trattandosi di incarico fiduciario,  la responsabilità di ogni decisione; e, per coerenza, tale posizione ha ritenuto di mantenere  Geno Chiarelli in Plenum), gli interventi in seduta plenaria e il conseguente voto  contrario dopo – per l’evidenza dei richiamati profili di opacità sull’indipendenza ed imparzialità del magistrato – ci siamo opposti al collocamento fuori ruolo per un incarico che, per la figura di chi andrà a rivestirlo, non può giovare al prestigio della magistratura.

Ma, come già abbiamo anticipato nel Post it del 3 maggio scorso, la fermezza della nostra posizione non ha impedito ai consiglieri laici eletti tra le forze politiche di centro destra e al gruppo di Magistratura indipendente (con l’astensione della consigliera D’Ovidio e dei consiglieri di Unicost) di votare compatti per l’autorizzazione.

Abbiamo, dunque, con rammarico constatato l’ennesima dimostrazione della volontà di assecondare ogni disegno della maggioranza governativa da parte dei consiglieri di MI e di quasi tutti i componenti laici, e desta sconcerto la lampante incoerenza tra proclami moralizzatori, lanciati a ripetizione nei confronti della magistratura nonché delle derive correntizie del passato, e le scelte fatte in concreto.

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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