Diario dal Consiglio del 25 maggio 2024
Un maxiprocesso compatibile con un incarico extragiudiziario
Il Plenum del 15 maggio 2024, con sette voti contrari (Abenavoli, Chiarelli, Cosentino, Miele, Morello, Papa, Romboli), tre astensioni (Basilico, M. Carbone e Mirenda) e i voti favorevoli di MI, Unicost e dei laici Aimi, Bertolini, Bianchini, Eccher, Giuffrè e Natoli (assenti Cassano, Fontana e Salvato mentre E. Carbone non ha partecipato al voto), ha autorizzato un magistrato a svolgere lezioni ed esami di diritto penale, con incarico conferito da una università pubblica.
Il dirigente dell’ufficio aveva espresso parere contrario, sulla base delle indicazioni fornite dal presidente della sezione gip/gup che aveva riferito che al collega era stato di recente assegnato un maxiprocesso con 75 imputati in ragione del quale usufruiva di un esonero parziale della durata di sei mesi per consentirgli di giudicare con rito abbreviato la gran parte delle posizioni, in custodia cautelare. I ristretti termini di fase delle misure avevano reso necessario disporre che al collega non venissero assegnati fascicoli con imputati detenuti in scadenza prima dell’estate.
L’autorizzazione richiesta concerneva un’attività di insegnamento per 16 ore oltre agli esami distribuiti in tre appelli per la sessione estiva da espletarsi in periodo concomitante a quello in cui si dovrebbe celebrare il processo. Sulla base di tali elementi anche il Consiglio giudiziario ha espresso parere contrario.
In commissione Francesca ha ritenuto condivisibili le ragioni dei dirigenti dell’ufficio e del Consiglio giudiziario, esprimendo il proprio voto contrario, reiterato in Plenum. La logica dell’esonero è infatti quella di consentire al magistrato che ne beneficia di svolgere un’attività delicata e urgente nell’interesse dell’ufficio, senza per questo oberarlo eccessivamente di lavoro che, quindi, viene in parte redistribuito sui ruoli di altri colleghi. Logica vuole, pertanto, che quella medesima valutazione abbia il suo peso quando gli stessi organi che l’hanno operata si trovino a fornire un parere su ulteriore attività, questa volta extragiudiziaria.
Certo, non si potrà impedire a quel collega di fare le proprie scelte nel tempo libero e, tutto sommato, anche nel tempo dedicato al lavoro, trattandosi di prestazioni della cui qualità e quantità risponderà il singolo magistrato. Ma, laddove un parere è richiesto e deve basarsi, sulla base di quanto dispone la circolare, anche sulla valutazione in merito all’impegno che comporta, l’aver predisposto le condizioni migliori per consentire al giudice di affrontare un gravoso impegno, con conseguente maggiore onere gravante sugli altri colleghi, non potrà costituire un dato neutro.
E dunque, trattandosi nel caso di specie non di un paio d’ore di insegnamento, bensì di almeno tre giornate di lavoro per le sole lezioni (oltre al tempo da dedicare allo svolgimento delle sessioni di esami), la decisione del dirigente e dell’organo di autogoverno locale risultava ben ponderata. Non così è parso alla maggioranza del Plenum che ha ritenuto lo svolgimento dell’incarico perfettamente compatibile con l’esonero parziale.
Nella discussione si sono alternate posizioni più dirigiste ad altre che hanno rivendicato un modello di autogoverno meno interferente. Forse in tal caso non serviva scomodare grandi principi, ma applicare l’art. 7 della circolare che richiede di subordinare l’autorizzazione all’incarico anche “all’impegno che esso comporta, sia in fase di preparazione sia in fase di effettivo espletamento” nonché di considerare eventuali ulteriori incarichi autorizzati, in particolare di quelli in corso di espletamento. A maggiore ragione pare che l’impegno processuale particolarmente gravoso di cui è onerato il magistrato rappresenti un ostacolo all’autorizzazione di un ulteriore incarico extragiudiziario.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello