Intervento

Claudio Castelli
Presidente della Corte d’appello di Brescia

Parlerò di un tema che non abbiamo toccato: PNRR e giustizia. Perché se fossimo in un Paese ben ordinato, questo sarebbe al centro di tutti i dialoghi, i convegni ecc. sulla giustizia. Anche perché voi sapete, col PNRR Giustizia ci siamo presi un impegno nei confronti dell’Unione Europea da far tremare i polsi: arrivare a una diminuzione dei tempi del 40% nel civile e 25% nell penale; e ridurre l’arretrato del 90% sulla base dei parametri europei.

Tenete conto che questi sono obiettivi che il ministero della Giustizia ha preso senza nessuna interlocuzione. D’altro lato sono obiettivi che se è presa l’Italia.

Il problema è che il PNRR Giustizia oggi è totalmente dimenticato, in particolare da parte del ministero della Giustizia. E viene dimenticato, secondo me, per un motivo molto semplice: perché ormai siamo preda di una bulimia riformatrice in cui ogni riforma divora l’altra, prima ancora che l’altra abbia dispiegato i suoi effetti.

Questo con l’effetto devastante che non abbiamo nessun fermo biologico, per cui continuiamo ad andare avanti a fare riforme e riforme delle riforme, in cui l’unica cosa che conta è l’effetto propagandistico che ha la nuova riforma che viene fatta. Ma in questo modo alteriamo tutta la realtà organizzativa degli uffici.

Se poi si va a vedere quello che è stato realizzato, si verifica che gli uffici hanno preso sul serio questi impegni.

Sul sito webstat.giustizia.it – è lì che il Ministero giustizia pubblica tutti i monitoraggi sull’applicazione del PNRR – è possibile constatare che i dati sugli uffici giudiziari sono molto positivi, in particolare nel civile per le corti d’appello; sono abbastanza positivi per i tribunali nel civile, mentre nel penale le cose vanno un po’ peggio.

Stiamo arrivando a una diminuzione delle pendenze del 15% nel civile. Stiamo arrivando ad una diminuzione dell’arretrato che ha superato il 30%. Probabilmente, andando avanti di questo ritmo, non arriveremo a quegli obiettivi. Però sembra che il ministero abbia abbandonato tutto questo e, secondo me, il motivo è che se sostenesse il PNRR Giustizia, non potrebbe sostenere tutte le riforme che sta cercando di fare.

Il timore che ho, è che si addossi la colpa ai magistrati che non si son dati da fare. Vuol dire dare la giustificazione per fare tutte le altre riforme.

Tenete conto che è vero che è stato abbandonato, ma si vuol fare un’ulteriormente revisione. Ma nessuno sa come il ministero intenda fare questa revisione e nessuno è mai stato interpellato per fare la revisione del PNRR. Inoltre, per fare questa revisione, dovremmo avere dei dati di cui sembra che il ministero non tenga minimamente conto.

Credo che per raggiungere quegli obiettivi, manchino 4 cose.

  1. Aver chiaro qual è il futuro che diamo per gli UPP, perché sono l’elemento che ci consente non solo la produttività, ma anche la qualità, che vanno tenute insieme. Non bisogna parlare di stabilizzazione, perché è altra cosa e oggi è impossibile. Bisogna invece dare una proroga a queste persone, magari con una procedura concorsuale per gli altri due anni e sei mesi. E che venga fatto in tempi rapidi anche il concorso per i posti stabili a tempo indeterminato per gli UPP. Possibilmente anche aumentandone il numero, perché la quota che oggi è di 1.500 unità sembra possa essere aumentata più o meno fino a 2000, ma è limitata.
  2. I piani assunzionali della pubblica amministrazione della giustizia. Continuare ad andare avanti senza personale, non vuol dire prendere gli UPP e fargli fare il personale, perché se no è un gioco in perdita. Ormai abbiamo una scopertura che è tornata a essere del 25%, che viene a essere scarsamente gestibile a livello di uffici giudiziari.
  3. Il ministero, insieme al CSM e alla Scuola della magistratura, dovrebbe prendere in mano un gruppo guida che verifichi gli uffici giudiziari, che sono totalmente soli e ciascuno va per la sua strada. L’unico dato che c’è, è quello nel monitoraggio PNRR.
  4. La necessità di una task force per andare ad aiutare gli uffici in difficoltà. Io mi sono studiato i numeri, perché mi piace farlo: la cosa interessante è che gli uffici che vanno meglio sono quelli che andavano peggio e cioè, in particolare, gli uffici nel Sud Italia. Tra gli uffici che vanno peggio ci sono un sacco di uffici del Nord Italia, forse anche perché partono da una base migliore. Questo dimostra che uno degli scopi positivi che aveva il PNRR era l’unificazione e l’omogeneizzazione a livello nazionale tra le varie situazioni, cercando di evitare discrepanze terrificanti. Bene, questo è già un risultato che si sta portando a casa e dobbiamo andare avanti in quella direzione.

Seconda cosa sul PNRR: la digitalizzazione della giustizia, bisogna dirlo onestamente, è un mistero mistico. , Prima il professor Scarselli poneva il problema del 110. Secondo me non si affronta un problema che sta diventando determinante e che tutti noi stiamo sottovalutando. Il 110 è cambiato con l’informatizzazione. Oggi l’informatica è il formante della giurisdizione, è quella che determina come fare la giurisdizione. E questa viene decisa in modo monopolistico e in totale clandestinità dal ministero della Giustizia.

Dico in totale clandestinità, perché nessuno sa cosa stia facendo il ministero in materia di informatizzazione e cosa verrà fuori. Ma questo determina la quotidianità del nostro lavoro. Dicono che entro il 31 dicembre realizzeranno il processo penale telematico. Qualcuno sa come verrà realizzato? Noi abbiamo l’esempio degli uffici minorili – che tutti trascurano perché sono i figli del dio minore – in cui hanno realizzato la digitalizzazione da un giorno all’altro, senza alcuna formazione, lasciando gli uffici sostanzialmente ad arrangiarsi. Tant’è che tuttora sono nel casino, detto francamente. Il problema è che, essendo piccoli uffici, sembra che non freghi niente a nessuno.

Guardate che nel penale succederà la stessa cosa. E questo riguarda anche gli avvocati, non riguarda solo i magistrati. Due giorni prima verranno a dirci che dal 2 gennaio entrerà in vigore il processo penale telematico: se volete, ci sono otto webinar, otto video… Guardate che questo è il sistema che stanno usando oggi.

Questo non è colpa dell’attuale ministero, ma di quello passato, che ha istituito il quinto dipartimento della transizione digitale. Secondo me, è stato una follia separare l’organizzazione dalla digitalizzazione delle tecnologie. Vuol dire arrivare a un sistema totalmente sbagliato, in cui sono solo tecnici che non hanno mai messo piede in un palazzo di giustizia. Io mi sono occupato del PCT, come sapete, e queste cose le realizzi se hai un continuo contatto e confronto con magistrati, avvocati, personale amministrativo. Perché solo da queste tre voci, che sono diverse, si riesce a capire cosa devi fare.

In questo modo noi stiamo andando in una direzione in cui il ministero deciderà qualsiasi cosa tramite l’informatizzazione. Noi sappiamo già che non conta il codice di procedura civile, conta la consolle. Perché molti atti tu puoi inserirli o non puoi inserirli, con un modo o con l’altro. Nel penale sarà la stessa cosa, se non peggio, perché ci saranno persone che sanno il codice, ma non sanno come funziona la consolle.

Infine aggiungo che nel giro di due anni, con l’intelligenza artificiale, noi cambieremo radicalmente tutto il modo di lavorare. O questo viene gestito – non combattuto ma gestito – da parte degli operatori del diritto, altrimenti altro che separazione delle carriere, che pure è una cosa pericolosissima. Perché il ministero è debolissimo a livello di informatica e verrà gestito da una società privata a cui verrà appaltato tutto.

Questo è il futuro che ci aspetta, se non stiamo estremamente attenti.

Trascrizione a cura della redazione,
in attesa di approvazione del relatore

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Saluti

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