Saluti istituzionali

Lia Sava
Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo

Porgo i saluti della magistratura requirente del distretto di Palermo a tutti i partecipanti al congresso di Area democratica per la giustizia. Avete scelto Palermo per questo momento di confronto, che non a certo un titolo banale: “Il ruolo della giurisdizione all’epoca del maggioritarismo”.

E la nostra città consente molteplici angoli prospettici per affrontare tale tematica. È un luogo che continua a ricucire strappi connessi non solo al fenomeno mafioso, ma è anche il terreno dolente di contrasto ad una povertà dilagante per gli effetti devastanti della post pandemia e della guerra.

Ed ecco, quindi, che la magistratura è primo baluardo per la tutela dei diritti sotto attacco: diritti di tutti, degli ultimi in prima battuta. In questo contesto è compito dei magistrati requirenti prendere fra le mani un fatto umano sporco di terra per cercare di dargli dignità giuridica nel rispetto della Costituzione, delle leggi e alla luce delle indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo.

La salvaguardia dei diritti sotto attacco è il titolo della tavola rotonda che seguirà. E tale salvaguardia non può prescindere dalla presa d’atto della metamorfosi delle mafie in tutto il panorama nazionale e internazionale.
Siamo a Palermo e quindi di mafia, di mafie dobbiamo parlare.

Le mafie si ringiovaniscono, ampliano i loro confini territoriali tradizionali, sfruttano anche il dark web per riciclare le risorse finanziarie in putridi settori estremamente remunerativi, fin d’ora approfittando delle potenzialità dell’intelligenza artificiale.

L’attacco subdolo realizzato dalle mafie mina in radice i diritti e ad un tempo la sicurezza dei cittadini.
Tutto diventa per la giurisdizione nel suo complesso estremamente impegnativo, a volte sfiancante, perché ognuno di noi deve far fronte a molteplici istanze dal gusto amarissimo della contraddizione. E siamo costretti a chiedere enormi sacrifici alle forze dell’ordine e al personale amministrativo, sfibrato quest’ultimo da carenze di organico imponenti.

Anche il settore civile vede il rischio di attacchi ai diritti dei singoli conseguenti alla lunghezza esasperata dei processi. Per cui sembra più facile accettare l’offerta deviante del crimine organizzato per risolvere una questione di regolamento di confini, invece che ricorrere al giudice civile.

Siamo di fronte ad un magma indistinto di problemi interni ed esterni, che rischiano di inghiottire i diritti dei cittadini onesti.

Pensiamo al settore degli appalti, che fa gola a tanti anche per l’enorme ricchezza e conseguenti al PNRR che rischia di essere sprecato mentre dovrebbe essere il tesoro per lo sviluppo e la crescita occorrenti alle nuove generazioni per prosperare nella pace e nella sicurezza.
Pensiamo alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, all’edilizia impazzita, allo sfruttamento dell’agricoltura, al controllo del settore del gioco delle scommesse, al traffico degli stupefacenti.

L’attacco ai diritti proviene da più parti ed è tentacolare.

Crescono le imposizioni del pizzo mascherate a volte perché è lo stesso imprenditore spesso che chiede protezione, considerando la messa a posto più vantaggiosa della denuncia.

Inoltre, in tutto il territorio nazionale l’interposizione fittizia di persone all’apparenza pulite rende sempre più difficoltoso individuare gli appartenenti al crimine organizzato, che tutto tende a sottendere. E l’attacco ai diritti si svolge al di là dei confini interni, perché l’obiettivo è quello di fare accordi per fare affari in ognidove.

Si realizzano così forme di cooperazione per realizzare interessi economici con un conseguente pernicioso attacco ai diritti di tanti. E il tutto si realizza nell’inconsapevolezza di una consistente fetta della società civile che progressivamente va smarrendo forme salvifiche di slancio etico. Ne consegue che la criminalità organizzata diventa transnazionale nell’indifferenza di tanti e costituisce inquietante deterrente, non solo alla crescita economica, ma anche allo sviluppo sociale.

Attacco ai diritti dal macro al microcosmo, dunque, perché ove si smercia crack da un lato si rafforza il crimine organizzato, ma dall’altro si sfruttano cittadini inermi, spesso giovani, facendo leva sulla loro povertà materiale culturale, utilizzandoli anche come spacciatori sostanzialmente a costo zero.

Ancora. L’attacco ai diritti è conseguente alla difficoltà nel gestire la presenza di sventurati da altri Paesi nel nostro territorio. E ritorniamo al concetto di fatto umano sporco di terra che il pubblico ministero deve ripulire per dargli dignità giuridica. Ma, forse, prima ancora che dignità giuridica, occorrerebbe salvaguardare la dignità umana. Magari garantendo a un numero consistente di celle frigorifero per conservare i corpi recuperati in mare prima della sepoltura, invece di farli andare in putrefazione in sacchi di plastica arroventati dal sole.

L’attacco ai diritti, per essere arginato, deve recuperare il concetto di diritti indegradabili riconosciuti dalla Costituzione è insuscettibili di compressione. Sappiamo che l’evoluzione del pensiero giuridico ha modificato la teoria dei diritti in affievolibili che tende a sfumare. Ma vi sono situazioni soggettive riconosciute dalla Costituzione al nucleo rigido, che non possono essere messe in discussione in Italia, in Europa, nel mondo.

I diritti umani stanno andando indietro, come ha detto il segretario generale dell’ONU nel febbraio di quest’anno. La povertà estrema e la fame sono in aumento per la prima volta da decenni. E la pandemia si è tradotta in un’epidemia di violazione dei diritti civili e politici.

Ebbene, in questo contesto occorre evitare che spariscano le società aperte, giuste e democratiche, per la salvaguardia dei diritti costituzionali, che abbiamo fortemente voluto in Italia e nell’Europa libera.
Ed occorre chiederci in che termini il sistema di cooperazione giudiziaria consente e può consentire un complessivo rafforzamento della tutela dei diritti in Europa.

Sono fermamente convinta che la progressiva affermazione di un sistema multilivello di garanzie possa determinare un’elevazione dello standard di tutela giurisdizionale dei diritti in Europa.

Invero, la Corte di giustizia ha dimostrato una crescente sensibilità per le esigenze di tutela dei diritti. Ed ha più volte ribadito che l’autonomia di cui gode il diritto dell’Unione rispetto al diritto dei singoli stati membri, nonché il rispetto al diritto internazionale, impone che l’interpretazione dei diritti fondamentali venga garantita nell’ambito della struttura e degli obiettivi dell’Unione stessa.

In questa prospettiva, non ce lo nascondiamo, vi è una critica di fondo alla Corte di giustizia accusata di prestare troppa attenzione alle esigenze del mercato e, quindi, all’esigenza economica; e conseguentemente di interpretare e considerare anche i diritti della persona nella prospettiva economicistica dei trattati.

Ma la contraddizione, se ben guardiamo, è solo apparente. Non si tratta di un conflitto fra salvaguardia dei diritti del singolo e salvaguardia dell’economia, perché un’economia sana garantisce prosperità ed argina la povertà e la fame, che spesso sono la spinta più considerevole all’adesione all’offerta deviante della criminalità.

In questa direzione le decisioni rese dalla Corte costituzionale nell’ambito della cosiddetta “saga Taricco” e nel caso “Ceramiche Sant’Agostino” hanno suscitato un dibattito senza precedenti. In particolare la Corte Suprema danese e la Corte costituzionale nella sentenza “Ceramiche Sant’Agostino” hanno agito a tutela dei principi costituzionali ritenuti irrinunciabili, rivendicando il monopolio interpretativo sui diritti fondamentali.

Ecco dunque la via. Occorre un’interazione tra i diversi sistemi di tutela dei diritti, coordinando l’attività delle corti nazionali con quelle europee. Si tratta di un processo circolare di osmosi fra valori giuridici fondamentali, al fine di creare un patrimonio costituzionale comune, dove i diritti del singolo non devono mai essere compromessi dalle esigenze di carattere economico.

Ovviamente, l’impegno della giurisdizione per garantire che ciò accada e, quindi, che non ci sia compromissione deve essere massimo. Alla base di una società democratica fondata sui diritti umani ci sono le idee secondo cui dovremmo riconoscere l’umanità in ogni individuo. Rispettare e valorizzare le differenze e trattare gli altri, tutti gli altri, con il rispetto che vorremmo ricevere.

Se la giurisdizione con il nostro impegno riuscirà a funzionare così, potremo arginare l’intolleranza e la paura. Se la magistratura requirente riuscirà a svolgere la sua delicatissima funzione con equilibrio e competenza, se la magistratura giudicante saprà far fronte con tempestività all’emanazione di sentenze giuste, avremo contrastato anche la tendenza pericolosa di cittadini esasperati a trincerarsi dietro porte sbarrate che possono diventare odio.

La sfida è complessa ma troppo tra essere vinta solo se anche la politica farà la sua parte. Tenendo ben presente che continua a riforme non bastano se manca una cornice coerente di principi e valori atti a sostenerle.

Recentemente, al Meeting di Rimini, il presidente Mattarella ha dato delle indicazioni precise in questa direzione, chiedendosi – dice il Presidente – «vorrei che ci si interrogassimo: su che cosa si fonda la società umana, la realtà in cui ciascuno è inserito. È il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l’ostilità verso il proprio vicino il proprio lontano? È la contrapposizione fra diversi o è addirittura sul sentimento dell’odio che si basa la convivenza fra le persone?». Continua il Presidente: «se avessimo risposto affermativamente anche soltanto ad una di queste domande, con ogni probabilità il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo».

La speranza, la mia speranza è che la giurisdizione, in questa epoca dolente, sappia esercitare il suo ruolo, contribuendo a realizzare un sistema fondato sull’inviolabile primato della persona, che si realizza con la pace, con la libertà e con un diritto di uguali come vuole l’articolo 3 della Costituzione.

Buon lavoro costruttivo a tutti voi.

Trascrizione a cura della redazione,
approvata dalla relatrice

Gli altri interventi

Saluti

Relazione introduttiva

Tavola rotonda:
I diritti sotto attacco

Dibattito congressuale