Intervento

Luigi Cuomo
Presidente nazionale SOS impresa

Ho ascoltato tutti gli interventi di stamattina e ho imparato molto. Ho capito molto di come stiamo vivendo una condizione in cui la giustizia, la magistratura vive sotto attacco, non solo da parte di questo Governo. Ricordo i governi precedenti, quelli risalenti al periodo berlusconiano, dove sembrava che il nemico del Paese fossero i magistrati.

Io rappresento un’associazione di imprenditori vittime di racket e usura. Più di trent’anni fa, in questa città, a Palermo, intorno alla vicenda di Libero Grassi nacque un’associazione che si pose come obiettivo quello di non lasciare soli i commercianti, gli imprenditori, gli operatori economici sottoposti al ricatto estorsivo delle organizzazioni criminali. In questi trent’anni, quella associazione S.O.S. Impresa ha fatto molta strada. Ha ispirato la nascita di un movimento, lo ha sostenuto e adesso la nostra associazione, insieme alla FAI, è una delle due grandi associazioni esistenti. Questo movimento, complessivamente inteso, è diffuso in tutto il Paese. Più debolmente al Nord, dove ci sono esperienze diverse da quelle che viviamo noi qui al Sud, per tipologia di approccio e metodologia criminale.

Qui al Sud ancora vengono a chiedere i soldi nei negozi e sui cantieri. Al Nord i soldi li danno, invece che chiederli. Perché è più facile. Hanno scoperto che dare i soldi comporta lo stesso successo, lo stesso vantaggio, però si corrono molto meno rischi. E, soprattutto, invece che l’odio, conquisti anche la riconoscenza della vittima.

Nel corso di questo cammino, fatto di alti e bassi, di successi e di insuccessi, uno dei compagni di strada fondamentali, indispensabili, senza il quale non saremmo potuti giungere ad oggi è stata la magistratura.

Sono stati i magistrati, prevalentemente i pm, che quando accompagnavamo una vittima alla denuncia assumevano quella denuncia con un impegno e una solidarietà, che ha fatto giustizia, che ha dato giustizia e ha visto moltissimi imprenditori vedersi riconoscere il proprio torto.

Noi poi li accompagniamo ad accedere al fondo di solidarietà. Quindi li aiutiamo a rientrare, per quello che è possibile, nell’economia legale. Ma, soprattutto, non li lasciamo soli. E la magistratura, insieme alle forze dell’ordine, ovviamente, è stata ed è il compagno fondamentale.

Avere la magistratura sotto attacco, avere la magistratura, delegittimata, indebolita, attaccata… a noi – al di là del pensiero da cittadino – non fa piacere. Per quel poco che possiamo rappresentare, ci sentiamo, e ci dobbiamo sentire, impegnati anche noi a contrastare questa aggressione.

Una delle fasi di assistenza alle vittime è quella giudiziaria. Noi accompagniamo le vittime in tribunale, ci costituiremo parte civile insieme a loro per non lasciarli soli. Soprattutto quando devono testimoniare in aula e magari dall’altro lato ci stanno gli imputati e nei banchi i familiari, gli amici complici, ecc. Il nostro ruolo, la nostra presenza, la nostra funzione lì è fondamentale. Ma diventa ancora più fondamentale quando questa presenza viene vista in sintonia con il giudice, col pm in questo caso. Perché dà forza alla vittima, che è consapevole di stare lui dalla parte giusta. Ma, soprattutto, di non essere solo.

A noi appare evidente lo scarso interesse su questi temi da parte di una certa politica, che oggi è questo Governo, ma prima era pure altro. Io sono napoletano – si sente – quindi vengo da quell’esperienza che qui più volte è stata richiamata a proposito del decreto Caivano. E anche questo non lo chiamerei “decreto Caivano”, ma lo chiamerei “decreto Meloni”. Perché, oltre che essere una evidente pagliacciata, racconta una valanga di bugie e nasconde una valanga di altrettante verità.

Conosco bene il Parco Verde, il Bronx. Conosco bene gli operatori di quelle aree, a cui non è stata data voce, se non qualche giornalista coraggioso, che ne ha intervistato qualcuno. Hanno eletto il santo patrono che deve portare il crocifisso di questa crociata che è il prete – diventato quasi santo –. Ma è tutta una sceneggiata. E temo che una sceneggiata come quella venga ripetuta da qualche altra parte…

In questa consapevolezza, ancora di più noi abbiamo convinzione e determinazione. Benché siamo, tutto sommato, un piccolo movimento e malgrado l’attenzione su questi temi sia calata da una decina d’anni, noi non arretriamo.

Non abbandoniamo le vittime. Non crediamo che bisogna assuefarsi al pagare, come dicevano a Libero Grassi: “mettiti d’accordo, trova un accordo e liquida la vicenda”. Noi la pensiamo diversamente. Non possiamo tradire questi trent’anni di impegno, questi trent’anni anni di storia. E quanti, come Libero Grassi, sono morti per dire no al pizzo.

Come la magistratura, anche noi abbiamo il nostro Pantheon con i padri nobili. In ossequio e in omaggio a loro sacrificio, non arretriamo.

L’indipendenza, l’autonomia, l’autorevolezza e la forza della magistratura, nel nostro Paese, è un valore fondamentale, oltre che costituzionalmente garantito, che deve vederci tutti impegnati a garantire e difendere nell’interesse di tutti i cittadini onesti e dell’intero sistema Paese.

Sono contentissimo di vedere che c’è un’organizzazione in modo molto efficace e molto autorevole, che combatte questo attacco alla magistratura. Voi siete la nostra speranza.

Trascrizione a cura della redazione,
rivista dal relatore

Gli altri interventi

Saluti

Relazione introduttiva

Tavola rotonda:
I diritti sotto attacco

Dibattito congressuale