


Diario dal Consiglio dell’11 marzo 2023
I lavori del CSM raccontati dai Consiglieri di AreaDG
Offriamo a tutti i lettori del nostro sito una lente d’ingrandimento sulle vicende più rilevanti del Consiglio. Se il governo autonomo è davvero responsabilità di ciascun magistrato, questi deve prima di tutto in condizione di conoscere i fatti. Perciò noi saremo sempre pronti a raccontare, qui e altrove, ciò che accade e perché accade.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello
Può il sostituto di una piccola Procura dichiarare la propria astensione “preventiva” da ogni procedimento che veda coinvolti otto tra i principali penalisti del Foro locale e continuare a esercitarvi attività ridotte, senza che ciò, insieme con altre problematiche relazionali accertate, implichi la sua incompatibilità a operare nella sede, in ragione di un esplicito difetto radicale d’imparzialità e indipendenza?
A questa domanda e di fronte a una situazione di fatto davvero singolare, il Plenum ha risposto affermativamente a maggioranza, coi voti contrari, tra gli altri, dei consiglieri di AreaDG.
Tra le pratiche trattate dalla Terza commissione spicca quella definita dall’ultimo Plenum, che ha approvato all’unanimità la proposta selettiva delle diverse posizioni a cui assegnare i sedici magistrati che avevano fatto parte dello scorso CSM. Il loro ricollocamento nelle funzioni giurisdizionali è avvenuto a poco più di quaranta giorni dall’insediamento del nuovo Consiglio, che ha risolto nell’occasione anche alcune questioni interpretative delicate.
La Quinta commissione continua a sfornare pratiche di conferma e conferimento d’incarichi direttivi e semidirettivi, cercando di recuperare l’arretrato formatosi per vari motivi in tale materia.
Tra queste si segnala per i profili giuridici peculiari quella relativa al bando del posto di Procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione che ha proposto una prima applicazione delle norme della riforma Cartabia che hanno ampliato i termini di legittimazione dati dalla permanenza minima nella funzione di provenienza e dalla durata garantita nella funzione richiesta. Il ricorso di un collega che ha impugnato il bando lamentando la sua esclusione dal concorso per l’effetto combinato delle due disposizioni ha fatto emergere in Plenum l’opportunità di una rimeditazione non tanto della loro legittimità costituzionale – pure eccepita dal ricorrente – quanto della congruità sul piano della funzionalità organizzativa.
Una volta che fosse dimostrata l’impossibilità di aprire il concorso per le funzioni direttive di legittimità a un numero di candidati non ridotto a pochissime unità, disperdendo così professionalità numerose e rilevanti formatesi nell’ufficio, bisognerebbe interrogarsi sulla rispondenza del dettato normativo alle esigenze della Cassazione. Di qui la sollecitazione rivolta alla Sesta commissione perché valuti l’opportunità di un’interlocuzione sul punto col legislatore.
Al pari di altre – ma con l’intensità giustificata dalle proprie competenze specifiche – la Settima commissione ha avviato subito una serie d’interlocuzioni esterne, in particolare col Ministero, per un confronto concreto sui temi caldi della giustizia: dagli organici all’adeguamento delle tecnologie, dall’Ufficio per il processo alla magistratura onoraria sino a toccare il tema dell’edilizia. Si tratta di un lavoro lungo e complesso, dal quale è lecito però attendersi qualche riscontro già in tempi ragionevolmente brevi.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello
Comunicati di AreaCSM









